giovedì 28 agosto 2008

Una lacrima sul viso

Spesso l’occhio del neonato presenta una lacrimazione eccessiva o una secrezione giallastra. Non e’ altro che un’ ostruzione, parziale o completa, del canale nasolacrimale, che normalmente fa defluire le lacrime verso il naso. Di solito l'ostruzione è localizzata al passaggio dal sacco lacrimale al dotto vero è proprio, per cui essa provoca il ristagno delle lacrime nel sacco, favorendo un’ infezione da parte di batteri, e dal sacco lacrimale può estendersi alla congiuntiva e alle palpebre.
La stenosi dei dotti lacrimale e’ abbastanza comune, interessa circa il 6% dei neonati. E’ normalmente monolaterale, ma nel 30% dei casi il difetto è bilaterale. I sintomi compaiono al secondo mese di vita,anche se il difetto e’ congenito in quanto alcuni bambini cominciano a produrre lacrime solo dalla 3a - 4a settimana. Nella quasi totalita’ dei casi il problema si risolve spontaneamente entro l'anno di vita del bambino. Talvolta, persistendo l'ostruzione oltre tale eta', è necessario ricorrere ad un piccolo intervento di canalizzazione (mediante una sonda) da parte dell’ oculista. La Stenosi del dotto lacrimale o dacriostenosi congenita si presenta con l’occhio sempre umido ,lacrimazione anche quando il bambino non piange , la narice dal lato interessato rimane asciutta e normalmente l’occhio non è arrossato e le palpebre non sono gonfie . Questa patologia va differenziata dalla dacriostenosi acquisita che può verificarsi in seguito a ostruzione infiammatoria del dotto causata da infezione del sacco lacrimale oppure in seguito a congiuntivite acuta. I sintomi sono l’arrossamento dell'occhio, della pelle che ricopre il sacco lacrimale e delle palpebre e secrezioni purulente. La compressione sul sacco lacrimale causa frequentemente un abbondante reflusso di muco o di pus dal puntino lacrimale.
Come gia’ detto , a causa del mancato drenaggio l’occhio affetto dall’ostruzione del dotto nasolacrimale può infettarsi, producendo secrezioni gialle che escono dallo sbocco oculare del canale. E' necessario pertanto mantenere vuoto il sacco lacrimale, massaggiandolo regolarmente (almeno 2 volte al giorno). Il massaggio ha anche lo scopo di favorire la disostruzione del canale, liberandolo da eventuali aderenze. Per questo, esso deve essere abbastanza energico, condotto premendo col dito sull'angolo interno dell'occhio interessato e massaggiando verso l'alto e verso il basso.Si deve pulire l’occhio con soluzioni fisiologhe sterili oppure con salviettine oculari gia’ preparate. Le manovre vanno effettuate con assoluta pulizia da parte degli operatori. Se l’occhio e’ purulento e’ necessario far uso di colliri o pomate antibiotiche.

venerdì 22 agosto 2008

I diritti all’astensione dal lavoro per maternita’ ....sono anche per il papa’

Secondo il Decreto Lgs. n° 151 del 26/03/2001 - c.d. Testo Unico sulla maternità - il congedo di maternità si compone di 5 mesi, ossia l’interdizione al lavoro opera per i due mesi antecedenti al parto e per i tre mesi successivi alla nascita del bambino, durante il quale il divieto di lavoro è assoluto.

Esiste tuttavia la possibilità per la lavoratrice, qualora le sue condizioni fisiche, accertate da un medico del SSN, lo permettano, di potere lavorare fino all’ottavo mese di gravidanza e quindi assentarsi 1 mese prima del parto, allungando a 4 mesi l’assenza dopo lo stesso (c.d. flessibilità).
In caso di parto anticipato rispetto alla data presunta, i giorni di congedo non goduti potranno essere recuperati dopo la nascita del bambino, in modo da garantire alla lavoratrice un riposo comunque non inferiore ai 5 mesi. Se il figlio nato prematuro ha necessità di un periodo di degenza presso una struttura ospedaliera, pubblica o privata, la madre ha diritto alla sospensione temporanea del congedo di maternità. In questo caso il congedo obbligatorio post-partum, comprensivo del residuo periodo ante-partum non goduto, andrà a decorrere dalla data dell'effettivo rientro a casa del figlio. Durante il periodo di sospensione temporanea del congedo di maternità la lavoratrice può fruire dei riposi giornalieri per allattamento.
Il congedo di maternità è calcolato utile a tutti gli effetti ai fini dell'anzianità di servizio, delle ferie e della tredicesima mensilità e ai fini previdenziali. Viene considerato attività lavorativa ai fini della progressione di carriera.
Nell’ipotesi di adozione, il congedo spetta solamente per i 3 mesi successivi all’entrata in famiglia del bambino qualora di età inferiore ai 6 anni.
E’ interessante notare che la legge prevede la fruizione di un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro, in alternativa alla madre, anche per il padre lavoratore (c.d. congedo di paternità) nelle seguenti ipotesi:
1. abbandono del bambino da parte della madre;
2. morte o grave invalidità della madre;
3. affidamento esclusivo dal bambino al padre.

Per quanto riguarda il trattamento economico spettante alla lavoratrice durante questo periodo di astensione obbligatoria, l’importo dovuto risulta essere pari all’80% della retribuzione normalmente percepita (si considera la retribuzione media giornaliera) e viene corrisposto dall’INPS, anche se materialmente anticipato dal datore di lavoro. Quasi tutti i contratti collettivi, prevedono tuttavia una integrazione del 20% rimanente a carico del datore di lavoro, in modo tale che la lavoratrice non subisca penalizzazioni economiche.
In caso di adozione. di affidamento preadottivo o temporaneo la normativa offre ampia tutela ai genitori adottivi.
Anche la lavoratrice che adotta un bambino oppure ottiene l'affidamento preadottivo o temporaneo, ha diritto all'astensione dal lavoro.
Per la Finanziaria 2008 il congedo di maternità in caso di adozione di minore spetta ora per un periodo massimo di cinque mesi in caso di adozione nazionale durante i primi cinque mesi successivi all'effettivo ingresso del minore nella famiglia della lavoratrice, mentre in caso di adozione internazionale. il congedo può essere fruito anche prima dell'ingresso del minore in Italia, durante il periodo di permanenza all'estero richiesto per l'incontro con il minore e gli adempimenti relativi alla procedura adottiva.
Nel caso di affidamento di minore, è previsto che il congedo possa essere fruito entro cinque mesi dall'affidamento, ma per un periodo massimo di tre mesi.

Per usufruire del congedo l’ interessato deve presentare al proprio datore di lavoro , in caso di dipendenza privata anche all' Inps, la domanda corredata dal certificato di nascita del bambino,e in caso di adozione o affidamento,la copia del provvedimento dell'Autorità giudiziaria che ha disposto l'adozione o l'affidamento, idonea documentazione attestante l'ingresso del bambino in famiglia (dichiarazione dell'Istituto pubblico o privato da cui il bambino o dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà ai sensi dell'art. 4 della Legge n. 15/1968) e in caso di adozioni e affidamenti preadottivi internazionali certificazione da parte dell'ente autorizzato che ha ricevuto l'incarico di curare la procedura di adozione.

Per avere il testo completo del Decreto Legge N° 151 , cliccare il titolo del post

sabato 9 agosto 2008

Le nuove carte antropometriche neonatali

Nuovi percentili in arrivo per misurare la crescita dei neonati italiani.


Le carte antropometriche neonatali sono considerate oggi uno strumento indispensabile per una adeguata classificazione auxologica dei neonati e rivestono quindi una notevole rilevanza nella pratica clinica e nella ricerca. Attualmente non è disponibile in Italia un valido riferimento e l’uso di curve neonatali straniere non è giustificato per la popolazione italiana. Peso,lunghezza e circonferenza cranica sono comunemente utilizzati per la valutazione auxologica dei neonati e forniscono informazioni sulla crescita sia di tipo qualitativo che quantitativo: queste variabili antropometriche devono essere rilevate utilizzando strumenti standardizzati e seguendo tecniche di misurazione precise ed accurate
La validità delle carte antropometriche neonatali si basa anche sull’affidabilità dell’età gestazionale (EG) espressa in settimane compiute, in accordo con le raccomandazioni internazionali. La valutazione ecografica precoce ha migliorato oggi l’affidabilità nella determinazione dell’EG rispetto alla valutazione anamnestica ed all’uso dei punteggi clinici alla nascita. Una stima affidabile dell’EG, come osservato in due recenti studi italiani, annulla la distribuzione bimodale del peso nelle EG più basse, e riduce la flessione della curva al termine di gravidanza osservata in studi con EG meno affidabili. Nel 1996 la Società Italiana di Neonatologia ha definito dei criteri di campionamento e di elaborazione degli standard antropometrici neonatali che sono stati utilizzati per costruire due curve sulle popolazioni del Nord-Est e del Nord-Ovest. Queste curve, considerate come riferimento antropometrico per i neonati del Nord Italia, non sono rappresentative della popolazione del Centro e Sud d’Italia e, attualmente, anche del Nord, dove negli ultimi anni si è verificata una significativa modificazione della popolazione neonatale.
Al congresso della Società italiana di Neonatologia, che si e’ tenuto a Torino, in maggio, sono stati presentati le nuove carte antropometriche neonatali italiane, frutto di uno studio policentrico promosso dalla Sin (Società Italiana di Neonatologia) e che ha coinvolto 34 centri su tutto il territorio nazionale, (compreso l’ospedale Fatebenefratelli S.Pietro, per il quale sono stato il referente per questo studio).
Grazie a queste nuove carte, sarà possibile valutare in modo aggiornato e appropriato la crescita dei prematuri. Lo studio ha valutato , non solo dati antropometrici di neonati di peso molto basso, finora non valutati, ma anche di mettere in evidenza come negli ultimi 20 anni i neonati italiani siano cambiati: sono diminuite le alterazioni in eccesso o in difetto della crescita nei nati a termine . Si tratta di cambiamenti in buona parte dovuti alla migliorata gestione della gravidanza da parte degli ostetrici e alla sempre più stretta collaborazione fra ostetrici e neonatologi.

Bibliografia

1.Bertino E. Neonatal growth charts. Ital J Ped 2002; 28:425-428.
2.Milani S, Bossi A, Cortinovis I, Bertino E, Fabris C, Mostert M, Benso L. Neonatal anthropometric standard. An update. Acta Med Auxol 1990; 22: 27-45.
3.Bertino E, Licata D, Prandi CM, Fabris C. Carte antropometriche neonatali: problemi aperti. Neonatologica 1991; Suppl: 96-105.
4.Gagliardi L, Macagno F, Pedrotti D, Coraiola N, Furlan R, Agostini L, Milani S. Standard antropometrici neonatali prodotti dalla task-force della Società Italiana di Neonatologia e basati su una popolazione italiana Nord-Orientale. Riv Ital Ped 1999; 25: 159-169.
5.Karlberg J, Cheung YB, Luo ZC. An update on the update of growth charts. Acta Paediatr 1999; 88:797-802.
6.Bertino E, Coscia A, Tafi L, Benso L. Prenatal and neonatal growth. In: Nicoletti I, Benso L, Gilli G, eds. Physiological and Pathological Auxology. Firenze 2004: 175-220.
7.Cameron N. Measuring techniques and instruments. In: Nicoletti I, Benso L, Gilli G, eds. Physiological and Pathological Auxology. Firenze 2004: 117-159.
8.Chiswick ML. Commentary on current WHO definitions used in perinatal statistics. Arch Dis Child 1986; 61: 708-710.
9.Società Italiana di Medicina Perinatale. In SEE (eds.): “Requisiti e raccomandazioni per l’assistenza perinatale”. Firenze 1999.
10.Kramer MS, Mc lean FH, Boyd ME, Usher RH. The validity of gestational age estimation by menstrual dating in term, preterm and post-term gestations. JAMA 1988; 260: 3306-8.
11.Gagliardi L, Scimone F, Del Prete A, Petecca C, Stival G, Pasinetti G et al. Precision of gestational age assessment in the neonate. Acta Paediatr 1992; 81: 95-9.
12.Bertino E, Murru P, Bagna R, Ventriglia A, Garzena E, Martano C, Prandi G, Costa S, Borgione S, Milani S, Fabris C. Standard antropometrici neonatali dell’Italia Nord-Occidentale. Riv Ital Ped 1999; 25: 899-906.

venerdì 1 agosto 2008

Montagne: istruzioni per l’uso

Dal momento che Vi ho abbandonato per un periodo di “spero meritato” riposo e con i miei figli cammino tra boschi e masi con corone di montagne, Vi lascio qualche consiglio per una vacanza “in quota”.
La quota ideale per i bambini più piccoli è compresa tra gli 800 e i 1.500 metri di altitudine, con un clima collinare o di bassa montagna, che non registra mai temperature eccessivamente rigide che potrebbero comportare uno sbalzo troppo intenso per l’organismo del piccolo. Queste quote sono consigliate anche per motivi di pressione dell’aria: man mano che si sale in altezza infatti, l’ossigeno diventa sempre più rarefatto e ciò comporta uno sforzo maggiore da parte del cuore del bambino per ossigenare il sangue.
A differenza degli adulti a cui bastano 1-2 giorni, il bambino impiega circa una settimana per adattarsi ai cambiamenti di clima. Quindi affrontare questo sbalzo per un solo fine settimana è spesso controproducente, soprattutto se il viaggio per raggiungere la località di montagna è abbastanza lungo. I cambiamenti di clima e di abitudini possono rendere il bambino irritabile, fargli subire alterazioni dei ritmi del sonno, inappetenza, stitichezza. Dunque vacanze piu’ lunghe, almeno una settimana, per garantire l’adattamento del bambino.
I benefici offerti al bambino dalla montagna sono legati alle ore trascorse all’aria aperta. Meglio uscire nelle ore centrali della giornata , al contrario che al mare d’estate, quando la temperatura è meno rigida e ci sono minori sbalzi termici, ed evitare invece passeggiate la mattina presto o dopo il tramonto. Nelle giornate molto fredde invece è sempre bene ridurre i tempi delle uscite. Attenzione al vento: questo raffredda molto rapidamente il corpo del piccolo e può irritare la gola, gli occhi e la pelle, con il rischio di provocare tosse e congiuntivite.
Per i climi montani l’abbigliamento più indicato è quello “a strati”, o “ a cipolla”composto da più capi sovrapposti, piuttosto che da pochi vestiti molto pesanti: questa tecnica consente infatti di spogliare o vestire il bambino a seconda dei cambiamenti della temperatura. Con le basse temperature della montagna anche in estate sono indispensabili capi pesanti: un maglione di lana per la sera, una giacca a vento per ripararlo dalla pioggia a volte improvvisa, un cappellino che ripari le orecchie del piccolo se la giornata è particolarmente ventosa. Non dimenticare mai di applicare sulla pelle delicata del piccolo una crema a schermo totale.

Per i bambini sopra i 5 anni, le indicazioni sono un po’ diverse.

Secondo le indicazioni della commissione medica UIAA (Unione Internazionale delle Associazione Alpinistiche) per quanto riguarda l’alta quota, non ci sono restrizioni specifiche, almeno fino a 2500 – 3000 metri di quota. Al di sopra dei 3000 metri è bene porre particolare attenzione al mal di montagna acuto, anche perché i più piccoli spesso non sanno riferire con precisione i sintomi. Come per gli adulti, anche per i bambini si raccomanda una salita lenta e graduale, non più di 300 metri al giorno al di sopra dei 3000 metri, cercando di limitare l’attività fisica all’arrivo in quota, anche se spesso è difficile farli star fermi, soprattutto i più piccoli.
Le motivazioni a camminare sono diverse da quelle degli adulti, e che “la vetta” può non essere così importante; è bene offrire mete intermedie e rispettare i tempi dei bambini, facendo fermate frequenti per lasciarli recuperare anche con momenti di gioco. Farli bere a volontà, abituandoli a portare la borraccia nello zainetto.
Il peso dello zaino deve essere limitato, in base alla taglia del bambino. L’indicazione è non più di 1 Kg fino a 5 anni, meno di 3 Kg fino a 8 anni e meno di 5 Kg fino a 12 anni, per evitare danni alle articolazioni e alla colonna vertebrale.
I rapidi cambiamenti di quota e quindi di pressione barometrica, come con la funivia, possono aumentare il rischio di dolori alle orecchie soprattutto nei più piccoli.
Per l’abbigliamento e la protezione dai raggi UVA le raccomandazioni sono simili a quelle per i piu’ piccoli.
Ma soprattutto in montagna ci vogliono , oltre cartine o orientamento, buone gambe e spallle, buon senso da parte dei genitori.
Buona camminata a tutti.