martedì 17 febbraio 2009

Allergie Alimentari

Qualsiasi alimento puo' rappresentare un potenziale allergene. Nella vita quotidiana, tuttavia, soltanto un piccolo numero di alimenti e' responsabile della maggioranza delle reazioni allergiche: nei primi anni di vita latte vaccino, uovo di gallina, grano, soia, arachidi, noci, pesce e crostacei sono la causa del 90% delle reazioni da ipersensibilita' verso allergeni alimentari. Generalmente la sensibilita' verso il latte, l’uovo, il grano e la soia vengono perse nel corso dei primi tre anni di vita; piu' persistenti, anche fino all’eta' adulta, sono l’allergia alle arachidi, noci, pesce e crostacei.
Allergia (o ipersensibilita') alimentare e intolleranza, per quanto spesso impiegati come sinonimi, indicano di fatto due condizioni diverse: la differenza risiede nel fatto che nella prima e' implicato il sistema immunitario,che non viene coinvolta nella seconda.Dunque e' importante fare una giusta diagnosi prima di istaurare una dieta restrittiva, e spesso inutile, al bambino. Per giungere alla diagnosi occorre dunque conoscere bene la diffusione e le manifestazioni dell’allergia alimentare, raccogliere in maniera scrupolosa le informazioni sulla storia del bambino, visitarlo con altrettanta cura, scegliere in maniera oculata e saper interpretare i risultati dei test diagnostici, delle diete di eliminazione e dei test di provocazione con alimenti. La ricerca del sangue occulto nelle feci e' un primo esame utile a confermare il sospetto di una allergia alimentare, che, oltre a disturbi quali crampi, gonfiore, aumento degli episodi di rigurgito o di emissione di feci liquide, scatena nell’intestino una reazione infiammatoria, responsabile della perdita di modeste quantita' di sangue.Un’altra indagine piu' importante e specifica per una allergia alimentare e' il prick test (le cosiddette prove cutanee), che consiste nell’applicazione sull’avambraccio di diversi estratti, distinti in “alimenti” e “inalanti”, ai fini di verificare, dopo una piccola scarificazione della cute, l’eventuale comparsa di una reazione locale. Non sempre tuttavia, e' possibile dimostrare il componente responsabile, e non e' scontato che il test risulti positivo anche di fronte a un’allergia conclamata nei confronti di un alimento e al contrario talora il test risulta positivo pur in assenza di una allergia alimentare, tranne probabilmente di fronte a positivita' elevate. La presenza di allergia verso un alimento non implica necessariamente che si debba avere reazione contro altri alimenti della stessa famiglia. Per esempio meno del 5% dei bambini allergici all’uovo reagisce clinicamente alla carne di pollo, anche in presenza di test cutanei e/o RAST positivi, e solo il 10% circa degli allergici al latte vaccino non puo' assumere carne di manzo o vitello. Tale fenomeno e' detto “reazione crociata”: la sensibilizzazione a un certo allergene ambientale o alimentare comporta automaticamente una reattivita' del tutto simile nei confronti di altri componenti, con i quali potrebbe non essere mai avvenuto un contatto.
Limitazione e' anche l'eta', perchè i tests non sono attendibili fino a 4/5 anni di vita.La dieta di eslusione è la migliore soluzione, ma è necessario conoscere il potere allergizzante degli alimenti che si introducono con la dieta, fin dallo svezzamento.

Potere allergizzante di alcuni alimenti

In ordine decrescente:

UOVO : ALBUME > TUORLO
LATTE: BETA-LATTOGLOBULINA > CASEINA > ALFA-LATTOALBUMINA
CERIALI: GRANO >MAIS > AVENA > ORZO > RISO
CARNI: CAVALLO > TACCHINO > CONIGLIO > MANZO > VITELLO > AGNELLO

CROSTACEI > PESCE
FRUTTA: ARACHIDE>MANDORLA>NOCE>NOCCIOLA>FRUTTI ROSSI>PESCA>ALBICOCCA>BANANA>PERA>MELA
VERDURE: POMODORO > SEDANO > SPINACI > BIETA > ZUCCHINA > INSALATA > CAROTA > PATATA
LEGUMI: PISELLO > FAGIOLO > FAVA >LENTICCHIA


Esistono diversi modi per eseguire una dieta di eliminazione:
* eliminazione di uno o pochi alimenti sospetti; (piu' facile all'inizio dell svezzamento quando gli alimenti introdotti sono pochi).
* utilizzo di una dieta “oligo-antigenica”, con un gruppo di alimenti permessi;
* dieta elementare (formula idrolizzata o a base di aminoacidi) .


Il primo tipo di dieta e' quello che si usa piu' frequentemente, quando il racconto dei genitori evidenzia un rapporto tra ingestione di un alimento e insorgenza di una sintomatologia . La durata della dieta di eliminazione puo' variare, a seconda dei casi, da 1 a piu' settimane.

Il secondo tipo di dieta di eliminazione si basa sulla esclusione di tutti gli alimenti che hanno più probabilita' di essere in causa e sull’utilizzo di una dieta a base di pochi alimenti a basso potere allergizzante, quali agnello, riso, broccoli, spinaci, lattuga, patata, sale, zucchero, aceto, olio d’oliva. Questa dieta, viene utilizzata piu' di rado, in specie nel bambino piccolo, quando si sospetta il coinvolgimento di un gran numero di alimenti. Ha il vantaggio di essere abbastanza bilanciata sul piano nutrizionale e tuttavia raramente gradita al bambino, in specie se si protrae.

Il terzo tipo di dieta utilizza formule a base di proteine idrolizzate. Tali formule sono difficilmente accettate dai lattanti di oltre 6 mesi. Usata piu' spesso nel lattante con intolleranza franca alle proteina del latte vaccino e i suoi derivati.

sabato 7 febbraio 2009

Il calcio non è solo …quello giocato

Il calcio non e’ solo quello che si gioca negli stadi e che piace tanto in questo nostro Paese,ma è anche è un micronutriente fon­damentale, necessario per la vi­ta, le cui funzioni principali sono: formazione e mantenimento delle ossa e dei denti e nella regolazione del battito cadiaco , controllo della coagulazione, modulazione di neurotrasmettitori (serotonina, acetilcolina e norepi­nefrina) , crescita muscolare, con­trazioni muscolari e conduzione nervosa, con attività di messagge­ro intercellulare , agevolazione dell'utilizzazione del ferro da parte dell'organismo , attivazione di numerosi enzimi.
Circa il 99% del calcio corporeo è contenuto nello scheletro, mentre solo una piccola parte si trova nel plasma e nei fluidi extravascolari. il calcio sieri­co si presenta per il 50% come calcio ionizzato, per il 40% legato a proteine, e il restante 10% complessato, soprat­tutto a citrato e ioni fosfato. Il calcio sierico è mantenuto a livelli costanti da alcuni ormoni, quali il paratormone e la calcitonina.
Il calcio viene assorbito in genere passivamente a livello intestinale; solo in caso di apporto dietetico al di sotto dei fabbisogni si verifica il trasporto attivo.Ma tali meccanismi sono limita­ti e, in genere, insufficienti a ripristina­re i livelli ottimali. I meccanismi attivi di assorbimento del calcio richiedono vitamina D, da cui si evince l'im­portanza dell'apporto di entrambe.
C’è sempre grande confusione su quanto debbono prendere i bambini, da dove lo prendono…”basterà , ma non beve più tanto latte …”.Il calcio e’ contenuto in tantissimi alimenti e la tabella allegata ne dà un’idea. Il calcio è contenuto soprattutto nei latticini, in alcuni crostacei e pesci (aragoste,
sardine e salmone), nei legumi, nei broccoli, nelle uova e nelle mandorle .
Il fabbisogno giornaliero cambia con l’età ed è di 800 milligrammi per i lattanti e sale a 1000 per i bambini sopra i 6 anni, mentre nel bambino fino all’anno di vita bastano 400/500 milligrammi.


Clicca sul titolo per una tabella con il dettagliato contenuto di calcio negli alimenti

giovedì 5 febbraio 2009

Ernia iatale nel bambino

Si parla tanto di Reflusso ma anche le complicanze sono temibili . La piu’ frequente e’ l’Ernia iatale
L'ernia iatale è un disturbo spesso associato al reflusso.
Lo stomaco si trova nell'addome. L'ernia iatale è lo spostamento di una piccola parte di stomaco dall'addome al torace. Esistono tre tipi di ernia iatale:
ernia da scivolamento: è quella generalmente associata al reflusso. Parte dell'esofago (la giunzione esofago-gastrica, cioé il punto di passaggio tra esofago e stomaco) scivola nel torace insieme allo stomaco.
ernia paraesofagea: viene senza il reflusso.
ernia congenita: viene alle persone che hanno un esofago più corto del normale.
Non tutte le persone che soffrono di reflusso hanno anche l'ernia iatale e viceversa. In genere, circa il 10% delle persone con ernia iatale soffre di reflusso.Lo stomaco è separato dal torace da un muscolo che si chiama diaframma. Quando la parte superiore dello stomaco si sposta nel torace attraverso un piccolo buco nel diaframma si forma l'ernia iatale.Molti ritengono che l'ernia iatale sia una delle principali cause del reflusso gastroesofageo. Questo è vero soprattutto nei bambini. L'ernia iatale è spesso una condizione congenita nei bambini e può favorire il reflusso nei primi mesi di vita di un neonato.In generale il legame tra ernia iatale e reflusso non è chiaro. Di sicuro la presenza di ernia iatale in una persona che soffre di reflusso ne aggrava i sintomi. Le persone che soffrono di reflusso e hanno anche l'ernia iatale, hanno attacchi di reflusso più frequenti.L'ernia iatale causa il reflusso quando interferisce con il funzionamento della valvola che c'è tra esofago e stomaco.
La presenza di un'ernia può favorire il reflusso in due modi:
spinge la valvola tra esofago e stomaco sopra il diaframma, aprendola;
riduce la pressione nel punto di passaggio tra stomaco ed esofago.
Inoltre, la parte di stomaco che scivola nel torace con l'ernia funziona da "riserva di acido". L'acido contenuto in questa parte dello stomaco può passare facilmente nell'esofago irritandolo e causando il reflusso.

mercoledì 4 febbraio 2009

La percezione dei bambini

I bambini hanno ben poco di innato: percepiscono il mondo esterno attraverso la sperimentazione di oggetti e persone. Emerge dallo studio di Gavine Bremner, dell'università di Lancaster, che ha sottoposto neonati fino a sei mesi a prove di abilità visiva. Social Science riferisce che la ricerca dà adito a dubbi sulla veridicità dell'ipotesi che i bimbi abbiano una fonte innata di conoscenze. Bremner riferisce che la percezione di oggetti in movimento, della loro identità, unicità e permanenza anche quando sono nascosti alla vista, cresce con l'età. Sembra che un neonato non sia in grado di rendersi conto che un oggetto in moto che ad un certo punto non riesce a vedere, per esempio perché coperto da un ostacolo, persista anche nel momento in cui si muove dietro qualcosa che ne impedisce la visione. A quattro mesi il bimbo percepisce le cose che si muovono, solo se si nascondono per un breve periodo dietro l'ostacolo. Solo dai sei mesi in poi il bimbo acquista coscienza dell'identità di oggetti in moto al pari di un adulto. "Abbiamo scoperto questo processo di apprendimento - dice Bremner - eseguendo una serie di test in cui bimbi di due, quattro e sei mesi, dovevano osservare oggetti in moto che, per la traiettoria da noi decisa, ad un certo punto si muovono dietro uno schermo che li nasconde". Più un neonato è piccolo, spiega, più è ridotto il tempo in cui riesce a percepire l'esistenza di una cosa dietro uno schermo. A due mesi, precisa, non ci riesce affatto.(Fonte :www.ilnuovo.it)