domenica 31 marzo 2013

Buona Pasqua

SII FELICE ADESSO ... Non aspettare di finire l’università, di innamorarti, di trovare lavoro, di sposarti, di avere dei figli, di vederli sistemati, di perdere quei dieci chili, che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina, la primavera, l’estate, l’autunno o l’inverno. Non c’è il momento migliore di questo per essere felice, la felicità è un percorso non una destinazione. Lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito, e balla come se non ti vedesse nessuno. Ricordati che la pelle avvizzisce, i capelli diventano bianchi, e i giorni diventano anni. Ma l’importante non cambia, e la tua forza, la tua convinzione, non hanno età. Il tuo spirito è il piumino che tira via ogni ragnatela, dietro ogni traguardo c'e’ una nuova partenza. Dietro ogni risultato c'e’ una nuova sfida. Finché sei vivo, sentiti vivo. Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere… (Madre Teresa di Calcutta)

mercoledì 27 marzo 2013

Il Dolore nel bambino

In Italia si stima che più dell’80% dei ricoveri in ambito ospedaliero pediatrico sia dovuto a patologie che presentano, fra i vari sintomi, anche dolore. Nonostante questo, il fenomeno continua a essere oggetto di un’attenzione limitata, con un conseguente peggioramento della prognosi per il piccolo paziente e della qualità della vita del bambino e della famiglia. Per sensibilizzare il personale medico e l’opinione pubblica sul tema - promuovendo la diagnosi e il trattamento con gli approcci terapeutici più appropriati -, la dottoressa Franca Benini (responsabile del Centro regionale Veneto di Terapia antalgica e cure palliative pediatriche e membro della Commissione nazionale Terapia del dolore e cure palliative) ha realizzato il Poster sulla gestione del dolore nel bambino, con il contributo di Angelini. I contenuti sono estratti dal volume del ministero della Salute “Il dolore nel bambino - Strumenti pratici di valutazione e terapia”. Il Poster presenta le principali modalità di misurazione e diagnosi del dolore e le opzioni terapeutiche, farmacologiche e non, e verrà distribuito a oltre 10 mila pediatri di libera scelta e ospedalieri. Oggi sappiamo che, a parità di stimolo doloroso, il neonato e il bambino piccolo percepiscono più dolore rispetto alle età successive. Nel bambino malato il dolore è un sintomo frequente e trasversale che mina l’integrità fisica e psichica con un notevole impatto sulla qualità di vita del paziente e dei suoi familiari. Per curare in modo efficace il dolore nel bambino è innanzitutto necessario misurarlo attraverso strumenti adeguati. Un primo metodo è la valutazione soggettiva del dolore, che si basa sulle indicazioni fornite dal bambino stesso, ma è necessario utilizzare anche scale di misurazione indiretta, basata sull’osservazione del comportamento, dei movimenti, dei parametri fisiologici. Le più utilizzate e proposte per efficacia e applicabilità sono la Scala FLACC per neonati e bambini al di sotto dei tre anni o con deficit motori o cognitivi, la Scala con le facce di Wong-Baker per bambini di età superiore ai tre anni e la Scala numerica per i bambini dagli otto anni in su. Gli approcci terapeutici sono trattamenti farmacologici e non. Le tecniche non farmacologiche differiscono tra loro in base alle fasce di età e vanno dal contatto fisico (toccare, accarezzare, cullare) per i bambini fino ai due anni, al gioco, al racconto di storie e alla lettura di libri fino ai sei anni e comprendono anche il ricorso alla musica e a tecniche di respirazione per i bambini fino ai 13 anni. Il Poster si sofferma anche a illustrare le opzioni terapeutiche farmacologiche utilizzate nel trattamento del dolore: paracetamolo, farmaci antinfiammatori non steroidei e farmaci oppioidi. “Il paracetamolo è il farmaco analgesico tradizionalmente più usato in età pediatrica - dichiara la dottoressa Franca Benini -. Non è gastrolesivo e per la scarsità di effetti collaterali è indicato come uno dei farmaci di prima scelta nel trattamento del dolore lieve-moderato”. Fonte:AGV NEWS

martedì 26 marzo 2013

Bambini poveri in Italia

Uno su quattro, è questa la percentuale dei bambini che vive sotto la soglia di povertà.Ciò accade in Italia, Paese che condivide con la Romania il tasso più alto di minori poveri in tutta l'Unione Europea. Le rilevazioni sono dell'Istat, che mette a confronto i dati (2006 e 2007) relativi alla povertà nell'Ue, dai quali l'Italia emerge come il paese "più diseguale" e con la "peggiore situazione dell'Europa dei 15". "Continuiamo a parlare da anni degli stessi problemi senza che nessuno di questi si sia minimamente intaccato con effetti di politiche adottate". È quanto afferma Laura Sabbadini, direttore centrale indagini, condizioni e qualità della vita dell'Istat, che aggiunge: "Il problema della povertà dei minori nel nostro Paese è serissimo, concentrato soprattutto al Sud". In numeri reali, nel 2007 i bambini in famiglie indigenti erano 1 milione e 655mila. Il 69,3% dei minori poveri vive al Sud, dove spicca la situazione della Sicilia, in testa alla graduatoria con il 37,6%; poi la Basilicata col 30,1% e la Campania con il 27,8%. A livello europeo, dopo la Romania e l'Italia (con il 25% dei bambini poveri), seguono la Polonia e la Spagna (24%), la Grecia e il Regno Unito (23). I paesi con l'incidenza più bassa sono Danimarca (10%), Finlandia e Slovenia (11), Svezia e Cipro (12). L'allarme povertà in Italia non riguarda solo i minori. Il 28% delle famiglie non è infatti nelle condizioni di affrontare una spesa imprevista di 600 euro. Una percentuale doppia rispetto alle famiglie svedesi e la metà rispetto a quelle polacche. Siamo all'ottavo posto della speciale classifica. Secondo l'istituto di statistica gli italiani poveri sono in tutto 7 milioni e 537mila, cioè il 12,8% dell'intera popolazione. Purtroppo sono sempre gli ultimi e i più indifesi a pagarne le spese!!! Fonte : Istat

sabato 23 marzo 2013

Europarlamento: congedo parentale ai papa'

L'europarlamento ha approvato una proposta di riforma dei congedi parentali. La rivoluzione, per l'Italia, è sui padri. Si prevede un periodo di almeno due settimane di congedo obbligatorio per i padri alla nascita di un figlio, pienamente retribuito e non cedibile alla madre. Una misura simile esiste già in alcuni paesi europei. In Svezia c'è un congedo di paternità di 11 settimane (2 retribuite pienamente, 9 all'80% dell'ultimo stipendio); in Norvegia il periodo è di 8 settimane con un'indennità pari al 75% dello stipendio; in Spagna 15 giorni, che saranno estesi a 1 mese entro il 2012, con salario pieno. Nel Regno Unito ai papà sono riservate 2 settimane retribuite al 25% dell'ultimo stipendio; Austria, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo hanno congedi di paternità molto brevi (tra 0,4 e 1 settimana, pienamente retribuiti). Anche il nostro paese ha iniziato a muoversi nei mesi scorsi in questa direzione, grazie alla proposta di legge di Alessia Mosca e Barbara Saltamartini, in discussione al parlamento, che prevede il papà a casa per quattro giorni alla nascita del figlio, obbligatoriamente e pienamente retribuito. La logica è la stessa, ma i 4 giorni della proposta italiana, anche se sono un passo avanti nella direzione indicata dall'europarlamento son ben lontani dai 15 giorni previsti dall'Europa. Al momento, comunque, non esiste niente di simile in Italia. Non stiamo parlando del congedo parentale italiano, che dà al padre la facoltà di prendere alcuni mesi di congedo dopo la nascita del figlio, remunerati al 30%, né del fatto che il congedo parentale si estenda, se è il padre a usufruirne per almeno 3 mesi. Qui si tratta di un periodo esclusivamente destinato al papà, remunerato al 100 per cento. Un congedo di paternità obbligatorio asseconderebbe il desiderio di quei padri che vorrebbero seguire più da vicino la crescita dei loro figli nei primi mesi di vita. Ma non solo. Avrebbe un duplice impatto positivo sull'occupazione femminile e la riduzione delle disparità di genere nel mondo del lavoro. Da un lato il congedo ai padri aiuterebbe a promuovere la cultura della condivisione della cura dei figli, delle responsabilità e dei diritti tra madri e padri. In un paese in cui i differenziali occupazionali di genere sono fortissimi e l'asimmetria tra uomini e donne nel tempo dedicato alla cura all'interno della famiglia è tra le maggiori nei paesi sviluppati, è importante parlare non solo di conciliazione di lavoro e famiglia per le madri, ma anche di condivisione delle responsabilità famigliari. Fonte: sole24

Coliche e sonno

Le coliche sono tra le più temibili problemi dei bambini fino a quattro mesi di vita.I neonati che presentano tale disturbo sono circa un quinto dei bambini che tendono ad avere un sonno estremamente irregolare e breve. Weissbluth sostiene che la colica sia l’espressione di una disfunzione maturazionale dei meccanismi di attivazione e inibizione del ciclo sonno-veglia legata ad un’alterata secrezione della melatonina. Il 90% dei bambini di 9 mesi con alta frequenza di risvegli notturni hanno sofferto di coliche; questi bambini non riescono a sincronizzare e stabilizzare il proprio ritmo sonno-veglia ,proprio perché la secrezione di melatonina non assume un “pattern maturo” e inoltre i genitori non sono in grado di praticare una corretta igiene del sonno. Le terapie farmacologiche sembrano avere scarsa efficacia; i farmaci più comunemente usati sono il cimetropio bromuro o il simeticone, fino ad arrivare a composti contenenti prometazina, ma la melatonina a basso dosaggio potrebbe avere un suo razionale basandosi sull’ipotesi di Weissbluth. Dunque da un’analisi degli studi sul legame tra insonnia infantile e coliche gassose risulterebbe che curando il disturbo del sonno, si avrebbe un miglioramento delle fastidiose coliche. Bibliografia essenziale. Weissbluth M, Weissbluth L. Colic, sleep inertia, melatonin and circannual rhythms. Med Hypotheses 1992;38:224-8. Sadeh A. Sleep and melatonin in infants: a preliminary study. Sleep 1997;20:185-91.

sabato 16 marzo 2013

Le cose che ho imparato nella vita del grande Coelho

Sempre attuale e ricca di Significato.Dovremmo imparare dal grande Poeta. Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita: - Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni. - Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla. - Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano. - Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi. - Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.- Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze. - Che la pazienza richiede molta pratica. - Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo. - Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti. - Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto te stesso. - Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse. - Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso. - Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari. - Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo. - Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. - La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta. - E’ vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi. - Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo. - Non cercare le apparenze, possono ingannare. - Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi. - Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia. - Trova quello che fa sorridere il tuo cuore. - Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero! - Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare. - Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice. - Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così. - Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. - Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori. - Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te piange. Paulo Coelho

giovedì 14 marzo 2013

Dermatite Atopica: in aumento negli ultimi 5 anni

Sotto i 5 anni la dermatite atopica colpisce quasi un bambino su due. Le cause possono essere varie.L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) valuta che circa un terzo di tutte le malattie infantili dalla nascita a 18 anni nella Regione Europea possa essere attribuibile all’ambiente insalubre o insicuro che tende a gravare specie sui bambini al di sotto dei 5 anni, con picchi del 43%. Un vero allarme anche per la Dermatite Atopica  se si considera che la prevalenza è più che raddoppiata nelle ultime tre decadi, triplicata nelle aree industrializzate, tanto che  è ormai la più diffusa fra le affezioni cutanee in età pediatrica. Con essa sono schizzati ai massimi livelli anche i ‘costi di gestione’ socio-economici. Una recente indagine condotta negli Stati Uniti (dove la dermatite atopica è stata maggiormente studiata) stima infatti che pesi sulle famiglie con una spesa variabile da meno di 100 dollari a più di 2000 dollari per paziente all’anno per un ammontare totale di quasi 1 miliardo di dollari di costi diretti. Pur di fronte ad una diagnosi semplice, effettuabile con un esame clinico, senza analisi di laboratorio o l’esecuzione di prove allergiche, poche o pressoché nulle sono le terapie risolutive, a causa dell’origine costituzionale e geneticamente determinata della malattia  che la rendono però particolarmente sensibile a fattori ambientali e in particolar modo fanno la loro parte forti escursioni climatiche, vento, pioggia, umidità, polveri, ma anche allergie alimentari o carenze e rischi nutrizionali.
 
“La dermatite atopica – dichiara il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Giuseppe Mele – è la più diffusa delle malattie dermatologiche in età pediatrica ed è provocata principalmente da fattori genetici. Questo significa che se un genitore ha una manifestazione atopica nel 60% dei casi potrà esserne affetto anche il figlio, percentuale che aumenta fino all’80% se entrambi i genitori hanno la patologia, mentre in una famiglia non atopica la probabilità che ne venga colpito il bambino è di circa il 20%”.
“Sono moltissimi i bambini affetti da malattie della pelle – spiega Giuseppe Ruggiero, Referente Nazionale della Rete Dermatologica della FIMP – di cui non è possibile dare una stima esatta. Ciò che invece è possibile affermare è che queste patologie sono in costante aumento, tanto che oggi il 20-30% delle visite che ogni pediatra esegue nel proprio ambulatorio riguarda problemi dermatologici, con una maggior prevalenza di dermatite atopica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) valuta che circa un terzo di tutte le malattie infantili dalla nascita a 18 anni nella Regione Europea possa essere attribuibile all’ambiente insalubre o insicuro che tende a gravare specie sui bambini al di sotto dei 5 anni, con picchi fino al 43%. La ragione di una percentuale così elevata va ricercata in 4 ordini di fattori: 1) una maggiore suscettibilità del bambino, poiché gli organi e i sistemi in rapida crescita attraversano periodi di elevata vulnerabilità; 2) il metabolismo ancora immaturo che può essere meno capace di detossificare ed espellere le sostanze chimiche; 3) la maggiore esposizione per unità di peso corporeo ai danni ambientali (i bambini bevono più acqua, utilizzano più alimenti degli adulti e hanno una frequenza respiratoria maggiore con un più elevato scambio di gas; 4) l’aumentato assorbimento intestinale di molte sostanze chimiche, primo fra tutti il piombo di cui ne assorbono fino al 50% dal cibo (contro il 10% degli adulti)”.
“Per meglio controllare l’evoluzione della dermatite atopica – aggiunge il presidente Mele – diventa dunque estremamente importante agire su quei fattori non correlati all’ambiente e che possono aiutare a prevenire o lenire i maggiori disturbi, rappresentati da prurito, eczemi, secchezza diffusa. Questo è possibile educando la mamma e/o i genitori ad acquisire comportamenti auto-gestionali corretti  nel trattamento della patologia, con l’uso costante di creme emollienti per contrastare la secchezza cutanea o di prodotti antinfiammatori (cortisonici per uso topico) in caso di lesioni infiammatorie”,
Anche una alimentazione corretta, sana e bilanciata, ricca di frutta e verdure (per assumere vitamine e sali minerali), pesce, grassi di origine vegetale, fibre e cereali, arricchita da un buon apporto di acqua e da un limitato consumo di bevande zuccherate e cibi troppo raffinati diventa particolarmente importante in inverno quando la pelle è privata dei benefici del sole e la dieta è più ricca di carboidrati e grassi.


Fonte: FIMP

mercoledì 6 marzo 2013

Latte materno rende irritabili?

Avreste mai detto che il latte materno potrebbe rendere irritabile il neonato allattato?
Eppure uno studio della Medical Research Council Epidemiology Unit di Cambridge (Regno Unito), riportato sulla stampa inglese.

La ricerca precisa come «queste reazioni sono naturali: spesso è solo un modo di comunicare del bebè con la mamma. Inoltre - prosegue la ricerca - anche se i bambini alimentati con biberon possono apparire più calmi, questa reazione potrebbe essere dovuta ad un eccesso di alimentazione». Per gli esperti il latte delle mamme rimane dunque sicuramente il migliore nutrimento per il bebè. «I piccoli allattati artificialmente - avverte Ken Ong, http://www.mrc-epid.cam.ac.uk/People/ken.ong.html
 ,pediatra e coordinatore dello studio - possono apparire più tranquilli. Ma il nostro lavoro suggerisce che questi bambini possono essere vittime di un regime alimentare troppo abbondante e aumentare di peso troppo in fretta».

Alla ricerca hanno collaborato più di 300 mamme alle quali era richiesto di segnalare il temperamento del loro bambino in base al tipo di allattamento scelto. Nel complesso 137 piccoli sono stati allattati esclusivamente al seno, 88 artificialmente e 91 con un’alternanza di latte artificiale e materno. «Il risultato - afferma lo studio - ha evidenziato come i bambini allattati al seno avevano temperamenti più impegnativi per le neomamme e tendevano a piangere di più rispetto ai coetanei nutriti con biberon».


Mamme,comunque allattate lo stesso......ma con calma e moderazione!

martedì 5 marzo 2013

Fermiamoli!!!!! Fermiamo questa violenza verso i bambini

 Dal sito di Save the Children:

Save the Children chiede oggi a tutti i cittadini del mondo di dare voce, con una petizione internazionale, alle voci inascoltate di milioni di bambini siriani devastati da 2 anni di guerra e violenze, che cercano riparo ovunque all’interno del paese, in mezzo ai combattimenti, o sono fuggiti, anche da soli, nei paesi confinanti.

Rana, 12 anni, ci racconta "Avevo così tanta paura, sapevo che non potevo muovermi da quell’unica stanza. La casa era sotto tiro di armi da fuoco. Siamo stati in 13, stipati in una sola camera, per due settimane. Quando mio padre è uscito, è stato ucciso davanti ai miei occhi." Un bambino su tre, tra quelli che Save the Children ha raggiunto e assistito, ha subito percosse o è stato ferito con armi da fuoco, ci sono evidenze di bambine e bambini anche di 12 anni che hanno subito violenze sessuali.

Per alcuni di loro l'unico rifugio disponibile è rappresentato da parchi, fienili o addirittura grotte, e quelli che sono riusciti a fuggire nei paesi vicini vivono in rifugi di fortuna, edifici fatiscenti o in campi sovraffollati, ove sono sempre più carenti cibo, medicine e acqua, con il rischio crescente di malattie, malnutrizione e gravi traumi che possono segnare questa generazione per decenni. “E’ ora di dire basta a queste violenze inaccettabili.

Diamo voce ai bambini in Siria firmando e invitando tutti a firmare subito la petizione internazionale che Save the Children lancia oggi, a 9 giorni dalla vigilia del secondo anniversario dall’inizio del conflitto, appellandosi a Ban Ki-moon e ai 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, perché concordino un piano che ponga fine immediata alle violenze e assicuri l’accesso degli aiuti umanitari che devono raggiungere con urgenza i bambini sul territorio,” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

Fino al 15 marzo 2013, si può aderire alla petizione in rete. Il 14 marzo 2013, vigilia del secondo anniversario del conflitto, Save the Children lancerà un inedito rapporto con le testimonianze dirette dei bambini in Siria, costretti ad abbandonare le loro case in condizioni di grave pericolo, in difficoltà per trovare cibo a sufficienza o ricevere le cure necessarie se sono feriti o malati.

Gli sfollati interni nella Siria, buona parte dei quali sono bambini che hanno subito violenze o assistito a quelle subite da familiari o coetanei, hanno raggiunto i 3,6 milioni, di cui più di un milione si è aggiunto negli ultimi due mesi, mentre sono quasi un milione quelli rifugiati nei paesi confinanti. Save the Children ha raggiunto finora oltre 240 mila persone, in Siria e nei campi profughi allestiti in Giordania, Libano e Iraq, distribuendo a bambini e famiglie kit igienici e generi di prima necessità come coperte, vestiti, materiali da riscaldamento, ed è impegnata nei campi con interventi di protezione ed educazione.

Vai alla pagine della petizione

venerdì 1 marzo 2013

Farmacologia Pediatrica

La farmacopea pediatrica è ferma a trent'anni fa. Nessuno si è preoccupato di vagliare per i bambini i farmaci di più comune impiego, nè tantomeno farmaci usati nelle Rianimazioni neonatali e nei reparti di Neonatologia. I prontuari esistenti, soprattutto in neonatologia sono stati elaborati da gruppi di studio Nazionali in Farmacologia Neonatale, (http://www.neonatologia.it/gruppidistudio), seguendo la scia di una sentitissima esigenza di avere uno strumento valido nelle Tin (Terapie Intensive Neonatali).
La grossa lacuna è, chiaramente , a livello apicale.Le commissioni del ministero della Sanità non hanno mai messo mano a questo problema e anche nei programmi dei partiti il problema, anche se potrebbe essere un piccolo problema rispetto a quelli immensi che l'Italia ha in questo momento, non è sentito.

Riporto dal quotidiano "La Stampa", il parere del presidente della FIMP (federazione Pediatri) che ricorda ancora il problema, dal punto di visto dgli operatori del territorio, Pediatri di famiglia, e non soltanto degli ospedalieri, come chi scrive.

"J’accuse in vista del voto: “Siamo costretti a dosare medicine studiate e testate sugli adulti” “Serve una politica a misura dei più piccoli”


«I bambini sono il nostro futuro, la nostra speranza, la nostra vita. Potrà sembrare un’ovvietà. Invece non lo è, e lo dimostra anche il fatto che al momento la salute della mamma e del bambino non figurano tra i temi oggetto di attenzione dei diversi schieramenti politici in vista delle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio. Per questo abbiamo pensato di mettere a disposizione alcune idee e proposte per una politica a misura di bimbo». Lo afferma Giuseppe Mele, presidente della Federazione dei Medici Pediatri (Fimp), che ha deciso mettere sul piatto dei candidati `sette semplici regole´ in grado di garantire un futuro ai nostri bambini. E nell’elenco di regole una colpisce diritto al cuore dei genitori: «Da trent’anni - denuncia Mele - non ci sono nuovi farmaci in pediatria. Non esiste ricerca orientata ai più piccoli, i pediatri devono arrabattarsi a dosare farmaci studiati e testati sugli adulti».


Regola 1: predisporre immediatamente la riforma delle convenzioni al fine di garantire risposte appropriate ai nuovi bisogni di salute (miglioramento assistenziale del bambino con patologie croniche, presa in carico completa delle fasce deboli e degli adolescenti) e alle modificate esigenze delle famiglie.


Regola 2: una nuova `rete´ di studi pediatrici, in grado di rispondere ai diversi bisogni di assistenza, tanto nelle grandi aree metropolitane che nei piccoli comuni. «Per questo immaginiamo nuove tipologie di strutture, per garantire una maggiore funzionalità nell’ambito del riassetto complessivo delle cure primarie, attraverso aggregazioni `monoprofessionali´, garantendo la specificità dell’assistenza pediatrica e la continuità delle cure tra territorio e ospedale, in una ottica condivisa di Area pediatrica».


Regola 3: innalzare la fascia d’età destinata ai pediatri da 0-14 anni a 0-16 anni. Una disposizione necessaria per consentire la piena presa in carico da parte del pediatra fino alla fase finale dell’adolescenza e per garantire una continuità di relazione e assistenza che comprenda anche le crescenti dinamiche di disagio giovanile (rischio uso sostanza stupefacenti, disturbi alimentari, disagio comportamentale, ecc.).

Ancora: Regola 4: aumentare il numero di posti nelle scuole di specializzazione in pediatria e ragionare, insieme all’Università, della proposta dell’ex ministro della Salute Ferruccio Fazio di ridurre gli anni di specializzazione dai 5 attuali a 4. Questo consentirebbe un aumento delle presenze di pediatri sul territorio e, nel contempo, garantirebbe un abbattimento della spesa sanitaria.


Regola 5: promuovere una ricerca farmacologia orientata agli `under 12´. Mentre la medicina di genere, dopo decenni di battaglie, è iniziata, quella destinata ai più piccoli non è mai esistita. Sono passati 30 anni senza nuovi farmaci in pediatria, con la conseguenza che il pediatra di famiglia è quotidianamente costretto ad adattare le posologie in modo autonomo, `fai da te´, di farmaci per adulti. Niente di più sbagliato e inutile, quando non pericoloso, sia per il bambino che per il pediatra. Al contrario occorre prevedere che, fin dalle fasi di sperimentazione clinica ante-registrazione, i farmaci siano verificati in termini di sicurezza ed efficacia anche sui bambini.


Regola 6: istituire un Prontuario farmaceutico per l’infanzia, strumento fondamentale per la nostra attività prescrittiva farmaceutica. Infatti, non è pensabile adottare provvedimenti legislativi, come la spending review, che adattino alla pediatria regole pensate per il mondo degli adulti; senza tener conto della compliance e dei possibili effetti collaterali su organismi ancora non immunologicamente maturi. Infine, Regola 7: qualificare il 118 e l’intera area dell’urgenza-emergenza anche per l’assistenza pediatrica, inserito in un contesto di revisione organizzativa della medicina del territorio. "