sabato 27 aprile 2013

Meno bimbi dal dentista

Una famiglia su tre ormai non porta piu' i figli dal dentista a causa delle difficolta' economiche legate alla crisi. Nel 2012 le richieste di apparecchi per correggere i denti sono crollate del 40% e circa due milioni di bimbi rischiano danni ai denti. L'allarme arriva dal Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria. La crisi, dopo avere costretto adulti e anziani a rinunciare a protesi, impianti e dentiere, ora porta quindi anche a trascurare la salute orale dei piu' piccoli. Oggi 5 milioni di bimbi fra i 5 e i 14 anni avrebbero bisogno di un apparecchio ortodontico. In Italia il 90-95% dell'assistenza odontoiatrica e' privata, ora i genitori portano i bambini dal dentista per la prima visita, ma poi sempre di piu' rinunciano alle cure per le alte spese. Le richieste di cure ai denti al servizio sanitario nazionale, sono aumentate del 20% ma i 3.500 dentisti che operano nel pubblico, erogando 4 milioni di prestazioni l'anno, sono ormai al collasso. ''Le poltrone nell'SSN sono meno di 2800 e l'alto costo delle prestazioni rende difficile un'offerta adeguata'', spiega Antonella Polimeni, presidente del Collegio Nazionale Fonte:Ansa

sabato 20 aprile 2013

Unicef: Italia agli ultimi posti in Europa

L'Italia al 22° posto su 29 Paesi nella classifica che valuta il benessere dei bambini nelle diverse nazioni. Alle spalle di Spagna, Ungheria e Polonia, prima di Estonia, Slovacchia e Grecia. In particolare, l’Italia è al 23° posto nell’area del benessere materiale, al 17° posto nella salute e sicurezza, al 25° posto nell'istruzione; al 21° posto per quanto riguarda le condizioni abitative e ambientali.In Italia il 17% dei bambini – pari a circa 1.750.000 minorenni – vive sotto la soglia di povertà. Insieme agli altri Paesi dell’Europa meridionale – Portogallo, Grecia e Spagna – l’Italia si trova nella terza fascia più bassa della classifica sulla povertà infantile relativa, con il 17% dei bambini sotto la soglia di povertà. Si registra inoltre il più alto tasso 'Neet' (Not in Education, Employment or Training) di tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna, con l’11% dei giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. Ma, all'inizio degli anni 2000, è stato ridotto il bullismo del 60%, tanto che è il Paese industrializzato che registra il tasso più basso di bambini che hanno subito atti di bullismo (11%). Di contro, però, l'Italia ha il tasso più basso tra i Paesi industrializzati di bambini che svolgono quotidianamente esercizio fisico. Ha la quarta percentuale più bassa per le gravidanze in età adolescenziale, essendosi ridotto il tasso di fertilità tra le adolescenti di un terzo nel corso degli anni 2000 e il 4° tasso più basso di abuso di alcol, ma si classifica al 22° posto per il tasso di fumo tra gli adolescenti. L'Italia ha il più basso tasso di mortalità infantile in Europa meridionale (9° posto) ma i bambini italiani sono esposti a uno dei livelli più alti di inquinamento atmosferico tra tutti i Paesi industrializzati (26° posto). Non solo. Occupa il 24° posto per i risultati scolastici conseguiti, prima di Spagna e Grecia; una posizione migliorata di dieci punti nel corso degli anni 2000. Ha il 6° tasso più alto di iscrizione prescolare, alla pari con la Norvegia e occupa il 22° posto per la partecipazione a forme di istruzione superiore. Quando sono i bambini stessi a valutare la propria qualità di vita, l’Italia risale dal 22° al 15° posto. Durante gli anni 2000 il Belpaese ha dimezzato, portandolo al 13% (posizionandosi al 20° posto della classifica), il tasso di bambini che dichiara di vivere in famiglie con ricchezze limitate. Si classifica al 20° posto nell’auto-valutazione dei bambini dei loro rapporti con genitori e compagni di scuola. Il 68,5% pensa che i loro compagni di classe siano gentili e disponibili (14 ° posto), mentre il 79,7% non ha difficoltà a parlare con le madri (21° posto) e il 59,9% con i padri (25° posto). Fonte: DdnKronos

venerdì 19 aprile 2013

Ambiente familiare e alimentazione infantile

L’ambiente familiare influenza in modo importante lo sviluppo delle abitudini alimentari dei bambini. Lo prova uno studio randomizzato e controllato (uno dei primi a valutare il ruolo della famiglia sui cambiamenti nello stile alimentare dei bambini), condotto su 133 bambini di 4-13 anni e sui loro genitori, un gruppo dei quali è stato sottoposto a una serie di sessioni di educazione alimentare sull’importanza della riduzione dei grassi saturi nell’alimentazione dei loro figli, mentre l’altro gruppo fungeva da controllo. A tre mesi, l’entità della riduzione dell’apporto di grassi saturi ottenuto nella dieta dei bambini è risultata direttamente correlata con le conoscenze nutrizionali acquisite dai genitori, con il loro senso di responsabilità rispetto all’alimentazione dei propri figli e con la loro percezione al basale della disponibilità di cibo (un dato importante soprattutto nei ceti sociali medio-bassi). Al contrario, la pressione esercitata sui bambini è risultata associata a un minore cambiamento nell’apporto di grassi saturi. Lo studio suggerisce, dunque, che tra i fattori associati a un cambiamento positivo nella dieta dei bambini vi siano il grado di educazione alimentare e il livello di consapevolezza nutrizionale dei genitori e che le strategie di intervento per migliorare il comportamento alimentare in età pediatrica debbano comprendere la motivazione e l’informazione dei genitori. Per leggere l'abstract in inglese cliccare qui: LInt J Behav Nutr Phys Act. 2013 Jan 7;10:4.

sabato 13 aprile 2013

Ho un sogno.....

Ho un sogno...I have a dream....sono passati 50 anni dal quel giorno rimasto nella storia.Ma cosa e' cambiato in tutti questi anni? Gli Stati Uniti D'America hanno un Presidente Afro-Americano, ma i diritti civili, i diritti del Sud del mondo, dei piu'poveri, degli oppressi, dei ...soliti Bambini maltrattati, offesi, venduti, uccisi,affamati? Forse la maggioranza degli uomini non ha letto o neanche ha sentito il discorso di Martin Luther King. Si continua a negare quelle liberta' inalienabili che tutti dovrebbero avere: quella di essere liberi!! Fa' notizia se una ragazza afgana vuole far valere il suo diritto di studiare e guardare al futuro o un bambino sudamericano cerca di uscire da una favelas o un ragazzo africano denuncia il suo trascorso di "guerrigliero forzato". Dovrebbe essere normale per un bambino mangiare, studiare, giocare...non vivere oppresso dai capricci e le cattiverie degli adulti..invece tutto e' il contrario di tutto.Lo so bene che sono utopie, il mondo gira diversamente, gli interessi economici, politici, religiosi, nazionalistici o semplicemente legati a interessi di pochi sono piu' forti dei diritti ma io ho ancora un sogno. Che questi 50 anni non siamo soltanto ...passati! Clicca il link seguente per leggere il discorso di M.L.King: http://digilander.libero.it/stefanoaccorsi/pace2003.html

mercoledì 10 aprile 2013

Saccarosio e analgesia nei neonati

Nuovi dati suggeriscono che la somministrazione di saccarosio orale non influenza in modo significativo l'attività cerebrale neonatale o i circuiti nocicettivi spinali: contrariamente a quanto si ritiene quindi il saccarosio potrebbe non essere un'efficace sostanza analgesica. Nei neonati, pertanto, la capacità del saccarosio di ridurre i punteggi dell'osservazione clinica dopo stimoli dolorifici non dovrebbe essere interpretata come un'azione analgesica. La conclusione di Rebeccah Slater del Nuffield department of anaesthetics, university of Oxford, e collaboratori, giunge al termine di un trial randomizzato in doppio cieco su 59 neonati assegnati a ricevere 0,5 mL di soluzione di saccarosio al 24% o 0,5 mL di acqua sterilizzata due minuti prima di essere sottoposti a puntura del tallone praticata per esigenze cliniche. Come outcome primario è stata assunta l'attività cerebrale specifica per il dolore evocata dalla puntura del tallone, registrata tramite elettroencefalografia e identificata attraverso l'analisi delle componenti principali. Nell'analisi sono stati inclusi 20 bambini cha hanno ricevuto saccarosio e 24 acqua sterilizzata. L'attività cerebrale nocicettiva dopo lo stimolo doloroso non ha mostrato significative differenze tra i bambini pretrattati con saccarosio e quelli cui è stata somministrata acqua. Per quanto riguarda gli outcome secondari, tra i due gruppi non sono emerse differenze in termini di entità e latenza del riflesso nocicettivo spinale registrato a livello dei bicipiti femorali dell'arto stimolato, mentre il punteggio del dolore Pipp (Premature infant pain profile) è risultato significativamente inferiore nei bambini del gruppo saccarosio (in media 5,8 contro 8,5) e un numero significativamente superiore di bambini non ha mostrato variazioni dell'espressione facciale dopo somministrazione di saccarosio (7 su 20 rispetto a 0 su 24).  http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20817247