martedì 14 ottobre 2008

SIDS ovvero morte in culla: un’iniziativa dell’Ospedale di Livorno

La sindrome della morte in culla, definita SIDS (Sudden Infant Death Syndrome) chiamata anche morte bianca. In alcuni casi il neonato, apparentemente sano senza nessun segno di malattia durante il sonno (sia di giorno che di notte, sia in culla che nel passeggino) improvvisamente smette di respirare. La SIDS, che nei paesi occidentali rappresenta la forma più comune di morte nei bambini (il 60% sono di sesso maschile) in età compresa tra uno e dodici mesi con una incidenza nel periodo tra i due ed i quattro mesi, colpisce indifferentemente tutte le razze e le classi sociali. Dagli studi effettuati sono stati evidenziati che i fattori che aumentano il rischio SIDS, sono di diversa natura, dalle infezioni delle vie respiratorie, allo stress fisico, ai cambiamenti dovuti all’irregolarità nei ritmi cardiaci e del sonno. Tra questi vanno ad incidere anche le cause esterne, come l’esposizione del feto o del neonato al fumo passivo, la nascita prematura, l’allattamento artificiale, la temperatura troppo elevata nell’ambiente dove il bambino riposa e la posizione sbagliata nel lettino. In quest’ultimo caso il rischio di mortalità risulta essere più elevato per i bambini che dormono in una posizione prona rispetto a quelli che dormono in posizione supina. E’ importante sottolineare un dato emerso dalle statistiche, secondo le quali si è riscontrato una notevole diminuzione delle “morti in culla”, grazie al contributo che le campagne pubblicitarie hanno fornito, informando i genitori sui fattori a rischio e sulle modalità per eliminarli.La frequenza con cui si manifesta la SIDS, è di circa un caso su mille bambini. La morte di un bambino è sempre un evento tragico difficile da accettare, a maggior ragione se si parla di questa sindrome, le cui cause improvvise, nonostante le ricerche, i riscontri diagnostici ed autoptici, non sono ancora del tutto chiare alla scienza.

Dal giornale“Tirreno” di Livorno: un semplice computer portatile, dotato di “modem” e linea telefonica, può essere un prezioso aiuto per tenere sotto controllo neonati a rischio di morte improvvisa. L’apparecchio è stato donato all’Unità Operativa di Pediatria Medica dell’Ospedale di Livorno dall’Associazione “Insieme per la vita”.Impiegato negli Stati Uniti, già alla fine degli anni’80, il congegno è stato oggi ulteriormente e concretamente aggiornato, riuscendo a controllare diversi, importanti parametri clinici attraverso il movimento del torace, ma anche delle variazioni chimiche del sangue, nei casi di ostruzioni delle alte vie aeree ed assieme, della funzionalità cardiaca. Specifici congegni sono inoltre in grado di far scattare i dispositivi d’ allarme ed anche di registrarli, così da avere un controllo costante della situazione. Il Centro fiorentino si pone dunque come struttura di collegamento e controllo a distanza, evitando il trasporto dei piccoli pazienti. Il sospetto dei casi a rischio contempla i nati pre-termine con disturbi già nei primi giorni di vita. Poi, nel tempo, da seguire sono le gravi malattie polmonari croniche, quelle congenite di cuore, le apnee ostruttive nel sonno, il tutto ai fini di una telediagnosi e di un teleconsulto. In media, la metà di tali pazienti è costretta a successivi ricoveri (per informazioni www.nannasicura.com). E' stato sottolineato come la prima valutazione del malato a rischio avverrà, secondo questo protocollo, monitorando a Livorno in ambito ospedaliero il bambino ed i dati successivi saranno poi inviati in via telematica a Firenze, verificando la necessità di ulteriori percorsi d’approfondimento diagnostico.

Questa iniziativa non deve far pensare che tutti i bambini debbano avere in casa , collegato con il piu' vicino centro pediatrico, un tale dispositivo, ma che la prevenzione di questo complesso evento multifattoriale e' essenziale.

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