mercoledì 1 maggio 2013

Bimbi e Web

Ho letto uno splendido articolo di Roberto Cotroneo sulla rivista "Sette" del Corriere della Sera. Un articolo che svela una verità tangibile ma spesso "invisibile" agli occhi, che sta creando un bambino a due dimensioni, calamitato dal web,che fa perdere la dimensione delle cose "semplici".Lo riporto per condividere e meditare sulla possibilità di creare una possibilità di conoscenza e di complessità della vita attraverso un percorso di semplicità. “Quanti bambini oggi sanno prendere un foglio e piegarlo fino a trasformarlo in un aereo di carta, o in una barchetta? Probabilmente pochi. Un tempo era un gioco facile, un gioco materiale: era l’utilizzo delle cose intorno che sapevano diventare qualcosa d’altro. Fare di qualcosa un qualcosa d’altro è strepitoso, soprattutto quando si parte da un elemento semplice: un foglio, un normalissimo foglio di carta. Oggi abbiamo il problema opposto. Il mondo digitale ci mostra la barchetta già piegata, l’aereo che vola meglio preparato per noi da un team di persone che non conosciamo e di cui non sapremo mai nulla. Il web ci sta abituando, e sta abituando i bimbi, a un mondo a due dimensioni. A un mondo senza prospettiva. E ci toglie la possibilità di capire la complessità attraverso un percorso di semplicità. Se imparo a fare una barchetta di carta, imparerò anche a pensare le cose che non ci sono, diventerò qualcuno che poi inventa un elefante di carta, dei fiori di carta. Tutto questo devo farlo nello spazio fisico, nelle tre dimensioni, con una manualità, con un pensiero che elabora la semplicità e la trasforma in prodigio. Abbiamo imparato che la complessità è una risorsa quando è un cammino, quando porta conoscenza. Una conoscenza che si accumula passo dopo passo e cambia la nostra mente. Il web ci porta a una conoscenza piatta, ortogonale, senza profondità, senza manualità, se non quella di usare un mouse. Le coscienze non sono piatte, e che non sono piatte neppure le passioni, le intuizioni. Abbiamo nascosto la complessità sotto il tappeto, un tappeto di codici informatici che servono a scrivere i software che simulano vite.Stiamo simulando il reale in un virtuale che cerca di sostituirsi completamente al nostro stare nel mondo. I bambini non sanno maneggiare una saponetta… Bisogna rotolarla tra le mani. Nelle scuole il dispenser è più igienico. Anche lui, ortogonale: schiacci, e scende il sapone. Un movimento, semplice, come quello di un mouse.” Fonte : Sette , Corriere della sera.

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