domenica 25 gennaio 2015

Genitori ansiosi e sindrome di Munchausen

Spesso succede che quando portano i loro bimbi ammalati dal medico, lo specialista scopre che sono sani e che i disturbi sono inventati dalla mamma apprensiva. Lo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore- Policlinico universitario Gemelli di Roma rivela che spesso quando le madri portano i figli dal medico la patologia non viene diagnosticata e che talvolta i disturbi sono creati dalla mamma per troppa apprensione, secondo un fenomeno che i medici chiamano sindrome di Munchausen per procura. La ricerca pubblicata sul Journal of Child Health Care è giunta a queste conclusioni dopo aver preso in esame 751 bambini ricoverati nel Reparto di Pediatria del Gemelli tra fine 2007 e inizio 2010, e quasi nel 2% dei casi è stato individuato un cosiddetto disturbo fittizio. “Quasi sempre si trattava di disturbi inventati dal bambino stesso – spiegano gli esperti – Ed è chiaro che, quando una simile situazione conduce il piccolo fino a un ricovero, vuol dire che è necessario intervenire per dare una mano concreta al bambino e alla sua famiglia, considerando l’evento come chiara espressione di un disagio che trova nella sindrome la possibilità di esternarsi. Ma non è tutto: in 4 casi sono stati riscontrati i criteri per effettuare la diagnosi di sindrome di Munchausen per procura, cioè è stato un genitore, o entrambi, ad arrecare un danno fisico o psichico al bambino e indurlo a pensare di essere malato. In 3 casi su 4 si è trattato della madre”. “La sindrome di Munchausen – spiega Pietro Ferrara, coordinatore della ricerca dell’Istituto di Clinica pediatrica dell’Università Cattolica di Roma – è sempre più considerata nella letteratura scientifica come `malattia fabbricata da chi si occupa del bambino´, ma è una vera e propria forma di abuso nei confronti dei minori che può portare anche a esiti estremi quali la morte del piccolo. A livello scientifico internazionale la sindrome è ben riconosciuta. Ma in Italia, come d’altra parte in molti Paesi del mondo, si tratta ancora oggi di un fenomeno sottostimato e riconosciuto con difficoltà – avverte l’esperto – tanto che possono passare anche anni prima di giungere alla diagnosi corretta, cioè può trascorrere molto tempo tra la comparsa dei primi sintomi e l’identificazione della malattia, con il rischio evidente di sottoporre il bambino a esami e terapie inutili o addirittura dannosi”. “È importante che – sottolinea Ferrara – quando il pediatra si trova di fronte a sintomi importanti e che durano da molto tempo senza una conferma laboratoristica e strumentale, pensi alla possibilità di questa patologia. Per accorciare i tempi della diagnosi – conclude il pediatra – sarebbe utile avere accesso in rete a informazioni sulla storia clinica del bambino, per esempio quante volte è stato ricoverato in altri ospedali, perché spesso le madri o chi inventa la malattia peregrinano da una struttura all’altra. È importante ovviamente, una volta riconosciuta la sindrome – conclude lo specialista - prestare aiuto oltre che al bambino anche alla madre stessa, garantendo un’assistenza psicologica adeguata”.

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