venerdì 30 maggio 2008

Storie 3

Quando ho lanciato l'idea di "Storie" su queste pagine, probabilmente pensavo gia' a Lucia. Anche dopo molti anni di "mestiere" ci poco due cose che non si imparano, e che esulano dalla professionalita' ma che debbono essere innate in un neonatologo: la capacita' di capire quando si e' fatto, con amore, tutto il possibile e quella di guardarsi indietro e sapere di averlo fatto. Ho vissuto con i genitori di Lucia tutta l'angoscia e l'ansia nella quale e' passata la sua breve e travagliata vita e purtroppo sono sempre stato presente nelle ore critiche. La poesia rispecchia bene lo stato d'animo dei genitori, perche' solo chi e' dietro quella "porta" o davanti a "quell'incubatrice" sa e soffre. Ma anche "loro", gli infermieri pediatrici, i medici tutti i giorni vivono quelle storie, le fanno proprie ,si uniscono alla famiglia nel dolore e piu' spesso nella gioia della fine di un percorso che porta al ritorno a casa del piccolo malato. Mantenendo sempre la lucidita' necessaria alla prontezza nell'emergenza e alla professionalita' caratteristica dei reparti cosi' delicati, non si puo' fare pero' a meno di far emergere quell'umanita' che ci accomuna. Come quella notte della poesia: dopo aver lottato lungamente , una forza superiore ci ha portato via Lucia e un silenzio irreale ha attanagliato i cuori di tutta l'equipe presente. Lucia era entrata nei nostri cuori e li' continuera' a vivere nel ricordo.

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