Sotto i 5 anni la
dermatite atopica colpisce quasi un bambino su due. Le cause possono
essere varie.L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) valuta che
circa un terzo di tutte le malattie infantili dalla nascita a 18 anni
nella Regione Europea possa essere attribuibile all’ambiente insalubre o
insicuro che tende a gravare specie sui bambini al di sotto dei 5 anni,
con picchi del 43%. Un vero allarme anche per la Dermatite Atopica se
si considera che la prevalenza è più che raddoppiata nelle ultime tre
decadi, triplicata nelle aree industrializzate, tanto che è ormai la
più diffusa fra le affezioni cutanee in età pediatrica. Con essa sono
schizzati ai massimi livelli anche i ‘costi di gestione’
socio-economici. Una recente indagine condotta negli Stati Uniti (dove
la dermatite atopica è stata maggiormente studiata) stima infatti che
pesi sulle famiglie con una spesa variabile da meno di 100 dollari a più
di 2000 dollari per paziente all’anno per un ammontare totale di quasi 1
miliardo di dollari di costi diretti. Pur di fronte ad una diagnosi
semplice, effettuabile con un esame clinico, senza analisi di
laboratorio o l’esecuzione di prove allergiche, poche o pressoché nulle
sono le terapie risolutive, a causa dell’origine costituzionale e
geneticamente determinata della malattia che la rendono però
particolarmente sensibile a fattori ambientali e in particolar modo
fanno la loro parte forti escursioni climatiche, vento, pioggia,
umidità, polveri, ma anche allergie alimentari o carenze e rischi
nutrizionali.
“La dermatite atopica – dichiara il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Giuseppe Mele
– è la più diffusa delle malattie dermatologiche in età pediatrica ed è
provocata principalmente da fattori genetici. Questo significa che se
un genitore ha una manifestazione atopica nel 60% dei casi potrà esserne
affetto anche il figlio, percentuale che aumenta fino all’80% se
entrambi i genitori hanno la patologia, mentre in una famiglia non
atopica la probabilità che ne venga colpito il bambino è di circa il
20%”.
“Sono moltissimi i bambini affetti da malattie della pelle –
spiega Giuseppe Ruggiero, Referente Nazionale della Rete Dermatologica
della FIMP – di cui non è possibile dare una stima esatta. Ciò che
invece è possibile affermare è che queste patologie sono in costante
aumento, tanto che oggi il 20-30% delle visite che ogni pediatra esegue
nel proprio ambulatorio riguarda problemi dermatologici, con una maggior
prevalenza di dermatite atopica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità
(O.M.S.) valuta che circa un terzo di tutte le malattie infantili dalla
nascita a 18 anni nella Regione Europea possa essere attribuibile
all’ambiente insalubre o insicuro che tende a gravare specie sui bambini
al di sotto dei 5 anni, con picchi fino al 43%. La ragione di una
percentuale così elevata va ricercata in 4 ordini di fattori: 1) una
maggiore suscettibilità del bambino, poiché gli organi e i sistemi in
rapida crescita attraversano periodi di elevata vulnerabilità; 2) il
metabolismo ancora immaturo che può essere meno capace di detossificare
ed espellere le sostanze chimiche; 3) la maggiore esposizione per unità
di peso corporeo ai danni ambientali (i bambini bevono più acqua,
utilizzano più alimenti degli adulti e hanno una frequenza respiratoria
maggiore con un più elevato scambio di gas; 4) l’aumentato assorbimento
intestinale di molte sostanze chimiche, primo fra tutti il piombo di cui
ne assorbono fino al 50% dal cibo (contro il 10% degli adulti)”.
“Per
meglio controllare l’evoluzione della dermatite atopica – aggiunge il
presidente Mele – diventa dunque estremamente importante agire su quei
fattori non correlati all’ambiente e che possono aiutare a prevenire o
lenire i maggiori disturbi, rappresentati da prurito, eczemi, secchezza
diffusa. Questo è possibile educando la mamma e/o i genitori ad
acquisire comportamenti auto-gestionali corretti nel trattamento della
patologia, con l’uso costante di creme emollienti per contrastare la
secchezza cutanea o di prodotti antinfiammatori (cortisonici per uso
topico) in caso di lesioni infiammatorie”,
Anche una alimentazione
corretta, sana e bilanciata, ricca di frutta e verdure (per assumere
vitamine e sali minerali), pesce, grassi di origine vegetale, fibre e
cereali, arricchita da un buon apporto di acqua e da un limitato consumo
di bevande zuccherate e cibi troppo raffinati diventa particolarmente
importante in inverno quando la pelle è privata dei benefici del sole e
la dieta è più ricca di carboidrati e grassi.
Fonte: FIMP
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