venerdì 1 marzo 2013

Farmacologia Pediatrica

La farmacopea pediatrica è ferma a trent'anni fa. Nessuno si è preoccupato di vagliare per i bambini i farmaci di più comune impiego, nè tantomeno farmaci usati nelle Rianimazioni neonatali e nei reparti di Neonatologia. I prontuari esistenti, soprattutto in neonatologia sono stati elaborati da gruppi di studio Nazionali in Farmacologia Neonatale, (http://www.neonatologia.it/gruppidistudio), seguendo la scia di una sentitissima esigenza di avere uno strumento valido nelle Tin (Terapie Intensive Neonatali).
La grossa lacuna è, chiaramente , a livello apicale.Le commissioni del ministero della Sanità non hanno mai messo mano a questo problema e anche nei programmi dei partiti il problema, anche se potrebbe essere un piccolo problema rispetto a quelli immensi che l'Italia ha in questo momento, non è sentito.

Riporto dal quotidiano "La Stampa", il parere del presidente della FIMP (federazione Pediatri) che ricorda ancora il problema, dal punto di visto dgli operatori del territorio, Pediatri di famiglia, e non soltanto degli ospedalieri, come chi scrive.

"J’accuse in vista del voto: “Siamo costretti a dosare medicine studiate e testate sugli adulti” “Serve una politica a misura dei più piccoli”


«I bambini sono il nostro futuro, la nostra speranza, la nostra vita. Potrà sembrare un’ovvietà. Invece non lo è, e lo dimostra anche il fatto che al momento la salute della mamma e del bambino non figurano tra i temi oggetto di attenzione dei diversi schieramenti politici in vista delle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio. Per questo abbiamo pensato di mettere a disposizione alcune idee e proposte per una politica a misura di bimbo». Lo afferma Giuseppe Mele, presidente della Federazione dei Medici Pediatri (Fimp), che ha deciso mettere sul piatto dei candidati `sette semplici regole´ in grado di garantire un futuro ai nostri bambini. E nell’elenco di regole una colpisce diritto al cuore dei genitori: «Da trent’anni - denuncia Mele - non ci sono nuovi farmaci in pediatria. Non esiste ricerca orientata ai più piccoli, i pediatri devono arrabattarsi a dosare farmaci studiati e testati sugli adulti».


Regola 1: predisporre immediatamente la riforma delle convenzioni al fine di garantire risposte appropriate ai nuovi bisogni di salute (miglioramento assistenziale del bambino con patologie croniche, presa in carico completa delle fasce deboli e degli adolescenti) e alle modificate esigenze delle famiglie.


Regola 2: una nuova `rete´ di studi pediatrici, in grado di rispondere ai diversi bisogni di assistenza, tanto nelle grandi aree metropolitane che nei piccoli comuni. «Per questo immaginiamo nuove tipologie di strutture, per garantire una maggiore funzionalità nell’ambito del riassetto complessivo delle cure primarie, attraverso aggregazioni `monoprofessionali´, garantendo la specificità dell’assistenza pediatrica e la continuità delle cure tra territorio e ospedale, in una ottica condivisa di Area pediatrica».


Regola 3: innalzare la fascia d’età destinata ai pediatri da 0-14 anni a 0-16 anni. Una disposizione necessaria per consentire la piena presa in carico da parte del pediatra fino alla fase finale dell’adolescenza e per garantire una continuità di relazione e assistenza che comprenda anche le crescenti dinamiche di disagio giovanile (rischio uso sostanza stupefacenti, disturbi alimentari, disagio comportamentale, ecc.).

Ancora: Regola 4: aumentare il numero di posti nelle scuole di specializzazione in pediatria e ragionare, insieme all’Università, della proposta dell’ex ministro della Salute Ferruccio Fazio di ridurre gli anni di specializzazione dai 5 attuali a 4. Questo consentirebbe un aumento delle presenze di pediatri sul territorio e, nel contempo, garantirebbe un abbattimento della spesa sanitaria.


Regola 5: promuovere una ricerca farmacologia orientata agli `under 12´. Mentre la medicina di genere, dopo decenni di battaglie, è iniziata, quella destinata ai più piccoli non è mai esistita. Sono passati 30 anni senza nuovi farmaci in pediatria, con la conseguenza che il pediatra di famiglia è quotidianamente costretto ad adattare le posologie in modo autonomo, `fai da te´, di farmaci per adulti. Niente di più sbagliato e inutile, quando non pericoloso, sia per il bambino che per il pediatra. Al contrario occorre prevedere che, fin dalle fasi di sperimentazione clinica ante-registrazione, i farmaci siano verificati in termini di sicurezza ed efficacia anche sui bambini.


Regola 6: istituire un Prontuario farmaceutico per l’infanzia, strumento fondamentale per la nostra attività prescrittiva farmaceutica. Infatti, non è pensabile adottare provvedimenti legislativi, come la spending review, che adattino alla pediatria regole pensate per il mondo degli adulti; senza tener conto della compliance e dei possibili effetti collaterali su organismi ancora non immunologicamente maturi. Infine, Regola 7: qualificare il 118 e l’intera area dell’urgenza-emergenza anche per l’assistenza pediatrica, inserito in un contesto di revisione organizzativa della medicina del territorio. "



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