domenica 30 novembre 2008

Piede Torto Congenito: quale trattamento?

Il piede torto è la più comune malformazione delle ossa e delle articolazioni nei neonati: riguarda, infatti, un bambino su 1000. È stato stimato che ogni anno, in tutto il mondo, nascano più di 100.000 piccoli con questo problema. Il disturbo interessa più i maschi delle femmine (con un rapporto di 3 a 1), ed è bilaterale (ovvero riguarda entrambi i piedini) in circa il 45-50% dei casi.
La malformazione può essere di diversa entità: normale, lieve, moderata e grave. Facendo riferimento a classificazioni basate su un punteggio (associato alle varie deformità degli assi del piede), si può quindi stabilire la serietà del problema, valutare se è necessario l’intervento chirurgico di tenotomia percutanea e rassicurare i genitori in merito ai progressi che si potranno ottenere con il trattamento.
Le cause non sono state trovate anche si considerata una forte componente genetica: quando un genitore è affetto da piede torto, infatti, il nascituro ha una probabilità del 3-4% di ereditare questa malformazione e le probabilità salgono al 30% se il problema riguarda entrambi i genitori.
I geni responsabili della malformazione del piede torto si attivano tra la 12a e la 20a settimana di vita fetale: durante la gravidanza, è quindi possibile venire a conoscenza della patologia tramite una normale ecografia di controllo.Così, si può intervenire tempestivamente alla nascita.
I genitori di un bimbo affetto da questo problema non devono affatto allarmarsi: se correttamente curato da esperti, il loro piccolo non avrà alcun tipo di handicap e sarà perfettamente in grado di condurre una vita normale e attiva.
Al “Buzzi” di Milano , da qualche anno seguono un metodo detto di “Ponsedi” dal nome del medico che lo ha introdotto in Italia dagli USA.
Diagnosticabile già in utero, mediante una normale ecografia, il piede torto congenito deve essere curato tempestivamente, intervenendo,se possibile, fin dalla prima settimana di vita del bambino: questa, infatti, è l’epoca ideale per iniziare la terapia.Il trattamento prevede una esperta manipolazione del piedino, con successiva applicazione di apparecchi gessati appositamente modellati secondo tappe correttive ben definite e a cadenza settimanale.In questo modo, si correggono gradualmente e senza dolore le varie deformità equino-cavo-varo-supinato’ del piede torto.Prima di mettere l’ultimo, potrà essere necessaria - nell’80-85% dei casi, in linea con quella degli altri centri che adottano questa metodica, un piccolo intervento chirurgico sul tendine di Achille,che si esegue circa un centimetro,un centimetro e mezzo sopra il calcagno per una completa correzione dell’equinismo. Infatti, diversamente dai legamenti tarsali, quelli delle ossa del ‘meso-piede’, regione anatomica compresa tra l’avampiede e il retropiede questo tendine, composto da fasci di collagene non allungabili passivamente,può non correggersi a sufficienza con i soli apparecchi gessati.
L’intervento di tenotomia percutanea, previsto nel protocollo Ponseti, non è particolarmente invasivo e non richiede punti disutura, ma l’applicazione di un nuovo apparecchio gessato per tre settimane,il tempo necessario perché il tendine si rigeneri, raggiungendo una lunghezza normale.Nella maggior parte dei casi, questo semplice intervento può rimanere l’unico atto invasivo per la completa guarigione del piede.

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