domenica 23 dicembre 2007

Carie: come prevenirle

La carie è un processo destruente a carico dello smalto e dentina del dente causata dal seguente meccanismo:
I batteri acidofili presenti nella placca dentaria (soprattutto Streptococcus Mutans a Sobrinus) producono acidi in presenza di zuccheri fermentabili (saccarosio, glucosio, fruttosio).
Gli acidi prodotti dai batteri dissolvono le molecole di fosfato di calcio presenti nello smalto e nella dentina dei denti umani. Il processo provoca la formazione di cavità nello smalto. Tali cavità, approfondendosi, creano la malattia definita con il nome di Carie.
Il fluoro possiede un’elevata capacità di inibizione dell’attività batterica della placca dentale. Inoltre riduce la demineralizzazione dello smalto e favorisce la sua rimineralizzazione. Dunque e’ un elemento fondamentale essere in grado di prevenire la carie.
La somministrazione di sodio durante i primi anni di vita e’ consigliata e la dose varia con l’eta’:
- 3 mesi- 3 anni: 0,25 mg (solo se la concentrazione di Fluoro nelle acque è inferiore a 3 mg/l)
- 3 anni- 6 anni: 0,50 mg (solo se la concentrazione di Fluoro nelle acque è inferiore a 3 mg/l)
- dai 6 anni : 1 mg (solo se la concentrazione di Fluoro nelle acque è inferiore a 3 mg/l)

domenica 16 dicembre 2007

Moncone ombelicale, importante un'attenta pulizia per evitare infezioni

Il moncone ombelicale e’un'appendice situata al centro dell'addome residuo del taglio del cordone ombelicale. Il moncone in genere ha un colore bianco-grigiastro. E'verdognolo se prima della nascita nel liquido ammiotico si è verificata l'emissione di meconio ed è molle al tatto.
Contiene di norma le due arterie ombelicali e la vena ombelicale nel contesto di una sostanza gelatinosa (gelatina di Warton). La lunghezza del moncone dipende dalla distanza alla quale viene tagliato (di solito 5-10 cm).
Dopo la nascita il moncone ombelicale va incontro ad un processo di essiccamento che ne provoca la mummificazione trasformandolo in una struttura di colore nero, dura e rigida. Il distacco del moncone ombelicale avviene spontaneamente entro i primi venti giorni di vita. Non e’ raro, che alla caduta del cordone , si evidenzi un’ ernia ombelicale che scomparira’ con l’aumentare della tonicita’ dei muscoli retti dell’addome. Il moncone ombelicale deve essere controllato più volte al giorno e pulito ad ogni cambio di pannolino. Deve essere tenuto il più possibile pulito ed asciutto, per ridurre le probabilità di contaminazione e di infezione e per anticipare il processo di mummificazione.Dopo accurata pulizia delle mani con acqua e sapone, pulire con soluzione fisiologica oppure alcool denaturato il moncone ombelicale , avvolgere il moncone con garza asciutta sterile (tipo 10cm x 10 cm).
La cura del cordone rientra nelle normali attivita’ dei genitori nei primi giorni di vita. La pulizia del moncone e’ importante e questo potrebbe essere uno dei primi post sulla “ care” del neonato.

sabato 15 dicembre 2007

Dermatite del pannolino: alcuni consigli utili per superare gli arrossamenti

Molte volte ci si trova di fronte a situazioni che al momento potrebbero creare dei facili allarmismi, ma che è possibile risolvere con delle creme protettive come nel caso della dermatide da pannolino. L'evento si manifesta con un arrossamento della pelle del sederino e della zona genitale. Nella maggior parte delle volte è causata spesso dal prolungato contatto con le feci (specie se acide), con la pipi, e favorito dall'ambiente caldo-umido che si forma all'interno del pannolino se la pelle non può traspirare.
Se il pannolino è sporco di urine è meglio dunque sciacquare la cute con acqua tiepida .
Se il pannolino è invece sporco di feci è consigliabile lavare la cute con un sapone liquido a pH acido, cioè compreso tra 3 e 5,5 (azione disinfettante). Alfa 4, Saugella 3, Soagen liquido, Seba med, sono i detergenti consigliati.
Applicare quindi una crema protettiva all’ossido di zinco: Vitadermina, Dermana pasta dermatologica, Babygella, penaten, Milsana.
Oltre ad evitare fastidiosi arrossamenti, serve a prevenire le infezioni da funghi (candidiasi). Ottima anche la crema alla calendula omeopatica (Calendula Heel N pomata da associare a Camomilla Heel pomata). Mai applicare borotalco o altre polveri che possono essere respirate dal bambino e causare delle polmoniti e allergie.

martedì 11 dicembre 2007

Intolleranze alimentari, trend in aumento

Le intolleranze alimentari fanno parte di un più vasto gruppo di disturbi definiti reazioni avverse al cibo. In particolare si parla di intolleranza alimentare, piuttosto che di allergia, quando la reazione non è provocata dal sistema immunitario. Le intolleranze sono più comuni delle allergie.
L’American Academy of Allergy Asthma and Immunology ha proposto una classificazione, largamente accettata, che utilizza il termine generico “reazione avversa al cibo”, distinguendo poi tra allergie e intolleranze: le allergie sono mediate da meccanismi immunologici; nelle intolleranze, invece, la reazione non è provocata dal sistema immunitario.
Una classificazione simile, proposta dalla European Academy of Allergology and Clinical Immunology, introduce la distinzione tra reazioni tossiche e non tossiche. Le reazioni tossiche, o da avvelenamento, sono causate dalla presenza di tossine nell’alimento e dipendono esclusivamente dalla quantità di alimento tossico che viene ingerito; un tipico esempio di reazione tossica è l’avvelenamento dovuto all’ingestione di funghi. Le reazioni non tossiche, invece, dipendono dalla suscettibilità dell’individuo e si suddividono in allergie e intolleranze.
Visto l’aumento delle intolleranze e delle allergie fino dall’eta’ neonatale bisogna dunquw attenzione a cio’ che i vostri figli mangiamo e alla qualita’ del cibo.
Per gli allergici e’ un’altra storia….

lunedì 10 dicembre 2007

Lussazione dell'anca: nel primo anno di vita interessa il 2 - 3% della popolazione infantile

La displasia/lussazione dell'anca è l'alterazione dell'apparato scheletrico più frequente nel primo anno di vita: in Italia interessa il 2-3% della popolazione infantile.
Si tratta di un'alterazione dello sviluppo della conformazione dell'anca che consiste in un appiattimento della cavità dell'acetabolo, che accoglie l'estremità del femore: più è appiattita, tanto più il femore tende a spostarsi. In mancanza di cure nelle forme più gravi quando il bimbo comincia a camminare l'articolazione difettosa viene gravata da un peso che non può sopportare.
Nelle forme più lievi (displasie) l'insufficiente copertura del tetto acetabolare porterà nell'età adulta ad artrosi.
L'esame clinico che si esegue consiste in pratica nella ricerca del “Segno dello Scatto” (o segno di Ortolani dal nome del pediatra che per primo lo descrisse negli anni Trenta ). Questo scatto sta a indicare che è possibile riportare manualmente in sede con una sensazione di “scatto d'entrata”. Quando questo segno è presente significa che l'anca non è ben formata e si parla di “Displasia” per cui nella terminologia medica il termine lussazione congenita dell'anca è stato affiancato dal termine che significa Displasia Congenita dell'Anca (Dca).
Dopo il secondo mese di vita, e non oltre il terzo , viene poi eseguito un controllo ecografico. L’ecografia dell’anca serve per avere un documento visivo della situazione anatomica dell'articolazione: questo esame va eseguito come screening e anche perche’l'esame clinico ha bassa sensibilità e può essere negativo. Rispetto all'esame radiografico l'ecografia ha il vantaggio di non esporre la popolazione neonatale a radiazioni ionizzanti, di poter essere eseguita prima della radiografia, prima del terzomese perché più specifica per evidenziare le eventuali alterazioni strutturali capsulo-cartilaginee dell'anca.
La “radiografia del bacino” acquista importanza dopo il 6° mese di vita quando la parte ossifica dell'anca prende il sopravvento su quella cartilaginea. La zoppia è il segno clinico per il quale ci accorgiamo di una displasia dell'anca. Più tardiva è la diagnosi peggiori sono i risultati finali delle cura.
La diagnosi precoce è quindi utilissima per andare a ricercare sin da subito una eventuale displasia dell'anca e iniziare il trattamento adeguato. Nella maggior parte dei casi si adotta un trattamento posturale: poiché la posizione (postura) ad anche aperte e flesse “centra” le anche in una buona posizione favorendo così la correzione della displasia o lussazione, lo sforzo terapeutico va in questo senso.
In caso di diagnosi accertata di Displasia congenita lussante dell’anca è necessario invece “costringere” le anche in una postura centrante, in apertura e flessione delle anche: per questo vengono usati presidi detti divaricatori. Il divaricatore garantisce una buona postura e serve in definitiva a ripristinare un buon sviluppo della articolazione dell'anca che a mano a mano che il piccolo cresce correggerà la sua displasia. Il divaricatore quindi va mantenuto per un sufficientemente lungo periodo di tempo, almeno sei mesi, giorno e notte, levato solo per alcuni minuti durante il bagno e il cambio del bambino. Il divaricatore non deve fare male, il piccolo non deve piangere: se invece, a parte i primi momenti dopo la sua applicazione per il fastidio della costrizione (10/30 minuti) il bambino piange, va subito rimosso e ricercate le ragioni che provocano il dolore e si rivaluterà poi se possibile una posizione più comoda o un diverso tipo di apparecchio.
Se la diagnosi è tempestiva una terapia posturale dolce con divaricatori permette nella quasi totalità dei casi un rientro nella normalità verso il 9°/10°mese, epoca in cui il bambino generalmente comincia a gattonare e stare in piedi: la cura non interferisce quindi sulle tappe dello sviluppo neuro-motorio.
Se si pone la diagnosi di lussazione congenita dell’anca dopo il 4/5 mese, una terapia posturale dolce con divaricatori ha minori possibilità di essere idonea in quanto l'anca si è sviluppata e strutturata in una posizione che non si riesce a correggere con una semplice apertura e flessione delle anche.
In questi casi è necessario che il medico ortopedico esegua delle manovre per riposizionare l'anca, ristabilire un corretto rapporto articolare tra i due componenti che la formano: cotile e testa del femore. Queste manovre vanno eseguite in anestesia generale. Si parla di intervento di riduzione incruenta se si riesce ad ottenere il ristabilimento della articolarità. Se non si riesce con manovre incruente e si deve ricorrere al bisturi si parla di intervento di riduzione cruenta. In tutte e due i casi, dopo la riduzione, le anche vanno immobilizzate in gesso per circa 3 mesi poi in divaricatore per altri 3/4 mesi. Il gesso avvolge il bacino e arriva ad entrambi i piedi a mantenere le anche flesse e più aperte possibile.
E’ dunque intuibile l’importanza della prevenzione in questa patologia e la tempestivita’ dell’ intervento.
A Roma molti ospedale hanno un servizio di ecografia delle anche, convenzionato con SSN, ma non tutti hanno, poi, una divisione ortopedica pediatrica per seguire, correttamente dal punto di vista terapeutico, il lattante .
La displasia dell’anche ha un costo enorme per L’SSN e la prevenzione e’ l’unica arma per abbattere i costi.

domenica 9 dicembre 2007

Urla disperate durante la notte : coliche o altro?. I rimedi possibili

Dal 10 al 60% dei lattanti nei primi 3 mesi di vita presenta crisi di pianto che sono inspiegabili; non dipendono da cause ben precise. Questi bambini sono per il resto in buona salute e crescono regolarmente. Qualcuno ha classificato la colica quando i bambini piangono in totale più di tre ore al giorno per almeno 3 giorni alla settimana. Sono definite coliche gassose perché spesso i lattanti durante il pianto emettono aria dal sederino. Le crisi di pianto improvviso, incontrollabile e continuo, che sopravvengono prevalentemente dopo il pasto serale, sono la manifestazione più nota, ma spesso il bambino presenta anche volto arrossato, addome teso e gambe flesse sulla pancia; a volte si irrigidisce e si contorce, emettendo gas dall'intestino. Le coliche gassose colpiscono sia i lattanti alimentati al seno sia quelli alimentati con formula adattata (latte artificiale). Fortunatamente nella maggioranza dei casi le coliche cessano quando il bambino raggiunge i tre/quattro mesi di vita.
Le cause delle coliche non sono ben conosciute. Esistono almeno tre ipotesi:
a. Le coliche avrebbero origine a causa di una inadeguata interazione mamma-bambino. Questa ipotesi, suggerita da Illingworth nel 1954, ha perso molti dei primitivi consensi.
b. Le coliche sarebbero una manifestazione allergica. In particolare alla base delle coliche vi sarebbe un'allergia alle proteine del latte vaccino (che sono tra i costituenti delle formule adattate) ma che, in minima quantità, sono presenti anche nel latte umano quando la mamma assume latte o latticini con la dieta.
c. Le coliche dipenderebbero da una "immaturità" del tratto gastrointestinale.
Che le coliche gassose possano avere come origine un'allergia alimentare è accettato già da anni anche dalla Accademia Americana di Pediatria. Non che tutte le coliche gassose abbiano una sicura origine allergica. Circa il 25% dei lattanti con coliche gassose sta meglio se la mamma che allatta non assume latte o latticini o, nel caso il bambino non sia allattato al seno, se viene alimentato con una formula a base di caseina altamente idrolizzata
Ci sono due possibili trattamenti:
il trattamento farmacologico con il simeticone (Mylicon), utilizzato nel meteorismo gastro-intestinale (di scarsa o nulla utilità nel pianto inconsolabile del lattante) e il cimetropio bromuro (Alginor), più efficace ma va utilizzato dietro prescrizione del pediatra.
Un trattamento fisico basata su manipolazioni della pancia e cullare il bimbo per calmarlo. L'andare in auto sembra avere un effetto taumaturgico, ma non sembra il metodo ideale soprattutto quando il lattante inizia a piangere disperato nel cuore della notte. Importante e’ escludere alcune comuni cause di pianto: ad esempio, se il bambino non mangia abbastanza è opportuno accertarsi che cresca bene. Allo stesso modo gli accertamenti vanno fatti se ha malesseri di altro tipo, come un raffreddore, mal di orecchie. Da ultimo segnalo che il bimbo percepisce l'ansia e il nervosismo che affliggono spesso i genitori esasperati da notti insonni.

venerdì 7 dicembre 2007

Pidocchi, un problema che si ripete con l'inizio dell'anno scolastico. Alcuni consigli per combatterli

Come ogni anno….pidocchi!!! L’annoso problema si ripresenta puntualmente all’inizio di ogni anno scolastico. Ma cosa sono, come si trasmettono?
Sono piccoli insetti parassiti (2- 3 mm.) che si nutrono di sangue. Le specie che possono infestare gli esseri umani sono tre: i pidocchi del capo, del corpo e del pube. La prima specie è di gran lunga la più comune, ed e’ frequente nelle scuole e nelle comunita’. I pidocchi sono insetti privi di ali e incapaci di saltare. Riescono a spostarsi da una persona all’altra solo in caso di un contatto diretto fra le teste che duri almeno qualche secondo. L’infestazione (pediculosi) è più frequente nei bambini dai 3 ai 12 anni. La trasmissione avviene oltre che per contatto diretto, anche se più raramente, tramite scambio di bambole, spazzole, pettini, sciarpe o cappelli. Il sintomo piu’ evidente e’ il prurito al capo.
La pulizia non e’ una condizione di non contagio. In caso si sospetti la presenza di pidocchi è necessario effettuare un controllo accurato del capo, magari con l’aiuto di una lampadina e di una lente d’ingrandimento. Soprattutto nelle zone dietro le orecchie e sulla nuca si possono trovare le lendini (uova): si tratta di involucri dalla forma di piccolissimi chicchi di riso biancastri (inferiori a 1mm), attaccati tenacemente alla base del capello. Più difficile riuscire a scorgere gli insetti adulti.
Una volta accertata l’infestazione è necessario applicare immediatamente uno specifico prodotto anti-pediculosi sui capelli asciutti e puliti e lasciarlo agire per il tempo indicato sulla confezione. Dopo aver risciacquato la testa è bene utilizzare un pettine a denti fitti per rimuovere le uova. L’intera procedura andrebbe ripetuta dopo una settimana, per avere la certezza di eliminare eventuali pidocchi nati dopo il primo trattamento.
La prevenzione e’ difficile e piuttosto poco proficua, ma ci sono in commercio prodotti pre-contagio. L’unica vera prevenzione e’ il controllo settimanale dei capelli e capo. La pediculosi del capo non ha nessuna conseguenza sulla salute, non essendo il pidocchio in grado di trasmettere agenti infettivi da un soggetto all’altro.
Dunque tutti, operatori scolastici, pediatri, famiglie sono coinvolte in questa battaglia al pidocchio e anche la Regione Lazio ha recentemente pubblicato in collaborazione con l’Agenzia di Sanita’ Pubblica un opuscolo sulla peducolosi reperibile all’indirizzo : www.asplazio.it/asp_online/tut_soggetti_deb/files/file_mal_inf/opuscoli_informativi/basta_pidocchi.pdf
Iniziativa lodevole e ben fatta, chiara,sintetica…ma li batteremo?

martedì 4 dicembre 2007

Celiachia: una patologia attuale

La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente in avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e triticale.
L’incidenza di questa intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni 100/150 persone.Un paziente celiaco esclude dalla dieta alcuni degli alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza. L’assunzione di glutine, anche in piccole dosi, può causare danni.La dieta senza glutine è l’unica terapia che garantisce al celiaco una vita normale. Nel bambino l’intolleranza si presenta con l'introduzione del glutine nello svezzamento, da qualche settimana a qualche mese , con un quadro clinico caratterizzato da diarrea, vomito, irritabilità, ritardi di crescita. Esistono forme che esordiscono tardivamente, dopo il 2°-3° anno di vita, nelle quali la sintomatologia gastroenterica è meno marcata e sono maggiormante evidenziati i deficit dell’accrescimento della statura e/o del peso, dolori addominali ricorrenti e anemia sideropenica. La diagnosi si basa su esami di laboratorio (le piu' specifiche sono le antitransglutaminasi) ma solo la certezza di anomalie della mucosa enterica (atrofia totale o parziale dei villi, prelevati mediante una biopsia eseguita durante una gastroscopia), può consentire la diagnosi.
Dunque e' necessario un enorme impegno dei pediatri curanti , delle famiglie dei bambini affetti da celiachia e soprattutto delle strutture preposte sul territorio al supporto terapeutico e sociale della malattia. A questo proposito la Asl di Cesena dà il via ad un progetto per facilitare il percorso assistenziale dei ragazzi celiaci e delle loro famiglie, attraverso un maggior collaborazione tra i pediatri di libera scelta e gli specialisti ospedalieri. Circa un centinaio le famiglie cesenati di minori celiaci che hanno aderito. Il numero di pazienti intolleranti al glutine in costante aumento richiede infatti un impegno notevole che può essere condiviso solo attraverso un maggior coinvolgimento dei pediatri di libera scelta. Un passo questo che intende confermare un cammino di collaborazione fra pediatria intra ed extra ospedaliera, qualificando l’attività dei Pediatri di libera scelta nella direzione di un maggior coinvolgimento assistenziale verso i pazienti con patologia cronica

Fonte:www.ausl-cesena.emr.it/NotizieAUSL

sabato 1 dicembre 2007

La prematurità neonatale, un fenomeno da non trascurare. L’importanza dei servizi di neonatologia

Oggi il 30% delle gravidanze finisce in un parto prematuro. Una percentuale preoccupante se si pensa soprattutto che a tutt’oggi c’è ancora poca conoscenza sulla gestione di queste nascite e sugli interventi ospedalieri effettuati dai reparti di neonatologia. Come ben sappiano una nascita fisiologica è compresa tra la 38 e la 42 settimana. I prematuri nascono invece prima della 37° settimana,. Bene, questo ultimo verificarsi comporta, purtroppo, nel nuovo arrivato tutta una serie di difficoltà nei primi giorni di vita (mantenimento di un‘adeguata temperatura corporea, difficoltà respiratorie, emoragie cerebrali). Ora senza voler creare un allarmismo generalizzato e partendo dunque da uno scarso peso del neonato prematuro, che in genere si aggira tra i 500 grammi e i 2.000 grammi, a seconda dell'eta' gestazionale, contro gli oltre 2500 grammi del bebè nato tra la 38 e la 42 settimana, consiglio sempre di rivolgersi, affidarsi e osservare le direttive che vengono suggerite delle strutture neonatali ospedaliere per evitare il rischio che queste "anomalie" possano diventare permanenti.
Per questo consiglio in special modo a tutte le neo mamme e i neo papà, che si dovessero trovare in situazioni del genere di non sottovalutare la prematurità neonatale e di recarsi in una struttura dotata di terapia intensiva neonatale. Raccomando inoltre, dopo le eventuali dimissioni dall'unità di terapia neonatale, un attento follow up per diagnosticare precocemente eventuali problemi motori o cognitivi.