lunedì 28 novembre 2011

Allattamento e bisogni nutrizionali: quando iniziare lo Svezzamento?

Una domanda, fra le piu' frequenti , che i genitori pongono al pediata e' : " fino a che momento della vita del lattante  il latte materno soddisfa il fabbisogno nutrizionale del bambino?" i quesiti sono legati sia ad un bisogno genitoriale di introdurre nuovi alimenti ,da grandi, sia ad un ansia materna di vedere diminuire il ruolo principe dell'allattamento al seno.In questo caso ,la letteratura internazionale, dimostra che il latte materno soddisfa il fabbisogno energetico del lattante fino a circa 6 mesi.Dal secondo trimestre di vita aumenta la velocita' di crescita del lattante, aumentando il fabbisogno calorico e contemporaneamente si riduce del 30% il volume del latte materno, diminuendo in quantita' ma anche in energia ,rispetto al primo trimestre di allattamento esclusivo al seno.Intorno ai 6 mesi di vita , un'alimentazione esclusivamente lattea e' insufficiente a soddisfare i fabbisogni nutrizionali, in minerali,oligoelementi e vitamine, di un lattante.I latti formulati,che rispondono alle indicazioni dell'ESPGHAN che in assenza del latte materno, rispondono pienamente ai fabbisogni nutrizionali dei primi mesi di vita, dopo il quinto mese provocherebbero un aumento del carico renale di soluti,in quanto per incrementare la quantita' di energia fornita tramite la formula,sarebbe necessario aumentare la concentrazione dello stesso, dunque anche le proteine e i sali minerali. Di conseguenza l'eta ottimale per iniziare l'introduzione di costituenti diversi dal latte, e'proprio la fascia tra 4 e 6 mesi, cioe' quando la sola alimentazione lattea e'' insufficiente ai fabbisogni nutrizionali adeguati del bambino. 
Nonostante tutto il latte continuerà ad essere un alimento essenziale nel secondo semestre di vita , fornendo dalla meta' al tre quarti del fabbisogno energetico, in cifre piu' di mezzo litro di latte al giorno. E' iniziato lo svezzamento.....

giovedì 24 novembre 2011

Italia e Piani vaccinali

I vaccini sono da sempre fonte di discussione e controversia, sia la classe medica, soprattutto tra i pediatri e gli infettivologi, sia per i genitori, spessso poco edotti e frastornati dagli imput che arrivano da ASL e operatori del settore.
Non è facile disdricarsi tra vaccini obbligatori, consigliati e facoltativi, su quello che riporta il sito del Ministero della Salute e quello che sostiene lo stampato sulle vaccinazioni della propria ASL oppure se fidarsi del proprio Pediatra. La verità è che traspare una grande confusione sull'argomento , e navigando sul Web , le idee non si chiariscono, anzi...
Recentemente a Roma si è svolto il congresso nazionale della S.I.T.I., Società Italiana di Medicina Preventiva e Salute Pubblica, dal quale emerge che in Italia coesistono 21 piani vaccinali diversi, uno per ogni regione. Una situazione unica nel mondo occidentale, una disparità che è alla base del ritorno di alcune malattie, come il morbillo.
“Solo in Italia i vaccini somministrati variano da regione a regione – spiega Carlo Signorelli, membro della giunta Siti – gli altri paesi ne hanno uno unico, mentre addirittura per gli Usa ce n’è uno solo per gli oltre 330 milioni di abitanti.(www.pediatrics.org/ggi/doi/10.1542/peds.2010-3203).
Questo si traduce in una situazione a macchia di leopardo, che dal punto di vista della prevenzione delle malattie è insostenibile”.
Una soluzione, spiega l’esperto, potrebbe venire da decisioni prese a livello centrale: “L’ideale sarebbe l’introduzione delle vaccinazioni nei Livelli Essenziali di Assistenza – sottolinea Signorelli – a quel punto le Regioni sarebbero costrette a fornirli. Il problema è che i Lea sono fermi da anni per problemi di sostenibilità economica.
Servirebbe una regolamentazione seria....ma in un paese che legifera tantissimo, l'ultima legge sulle vaccinazioni risale al 1991,anche se sono state emesse dei decreti di aggiornamento nel 2000.Purtroppo si parla anche di liberalizzazione delle vaccinazioni ma in questo caso sarebbe una giungla nella quale sarebbe difficile orientarsi....

mercoledì 23 novembre 2011

Bambini italiani : rischia la povertà uno su cinque

Rischio povertà nel 24,4% del totali di oltre 10 milioni di bambini italiani.Picchi drammatici a sud con il 44,2% in Sicilia. Questa situazione drammatica e inaspettata per un paese "avanzato e evoluto" come il nostro è fotografata e pubblicata da Save the Children nell'Atlante dell'Infanzia a rischio il 17 novembre, alla vigilia della Giornata dell'Infanzia.Dal dossier emerge che nel nostro paese due minori su tre che sono in povertà relativa e più di un minore su due che è in povertà assoluta vivono nel Mezzogiorno. Oltre ala Sicilia ad avere la quota più elevata segue la Campania (31,9%) e la Basilicata (31,1%), mentre Lombardia (7,3%), Emilia Romagna (7,5%) e Veneto (8,6%) sono le regioni con la percentuale inferiore di minori in povertà relativa. Per quanto riguarda i bambini in povertà assoluta, anch'essi si concentrano nel Sud Italia dove rappresentano il 9,3% di tutta la popolazione minorile. Inoltre il 18,6% di minori italiani versa in condizione di deprivazione materiale: nel Nord Est il 7% delle famiglie con minori dichiara di aver difficoltà a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni e al Sud il 14,7% di famiglie con minori non ha avuto soldi per cure mediche almeno una volta negli ultimi 12 mesi.

Nel Rapporto di Save the Children vengo toccati anche altri punti come il Tasso di Motorizzazione con una media di 3/4 macchine a bambino, la Cementificazione del territorio e l'Inquinamento dell'aria con il superamento del valore limite di Paricolato ,polveri sospese che, penetrando nelle vie respiratorie, causano problemi cardio-polmonari e asma.

Un altro punto negativo sono le condizioni di salute e sugli stili di vita dei minori italiani rilevando come, grazie a un’alimentazione abbondante e a stili di vita modificati nel tempo, rachitismo e gracilità siano problemi ormai superati ma, in compenso, ha fatto la sua comparsa l’obesità: si stimano in 1 milione e 100.000 i bambini sovrappeso, di cui quasi 400 mila obesi.

L'abbandono della scuola dell'obbligo e la dispersione scolastica.Da questo punto di vista, la scuola italiana non appare in grado da sola di promuovere la mobilità sociale e l’emancipazione dei ragazzi appartenenti alle fasce più deboli della popolazione.

I minori di origine straniera: quasi 1 milione di cui 572 mila sono bambini e ragazzi nati in Italia, le seconde generazioni.La gestione e la tutela di questi bambini è ancora lontana e non viene valorizzato questo prezioso contributo alla società italiana.

C'è da riflettere....


Cliccando sul titolo si accede all' Atlante di Save the Children.