sabato 25 ottobre 2014

Tablet...no grazie!

L’uso di tablet, app e schermi elettronici è sconsigliato prima dei 2 anni di età. Promossi giochi, film e app a misura di bambini più grandi ma con prudenza: meno di 1 o 2 ore al giorno, che includano il tempo che i piccoli passano avanti alla tv e con la supervisione della famiglia. Lo ricordano i medici dell’American academy of pediatrics (Aap) e concordano gli specialisti della Società italiana di pediatria (Sip). Malgrado le recenti revisioni, le ultime linee guida degli specialisti statunitensi che scoraggiavano l’uso dei media elettronici per i piccoli risalgono al 1999 e si riferivano a programmi tv, videocassette e dvd. «La cosa peggiore è negare ai bambini l’accesso al mondo digitale ma la seconda cosa, più pericolosa ancora, è di dargli un accesso illimitato» dichiara Donald Shifrin dell’Aap. Sottolinea Giovanni Corsello, presidente SIP: «I pediatri non vogliono demonizzare l’uso di tali dispositivi. Dai 2 anni in poi l’innovazione tecnologica permette di avere nuove opportunità. Va evitato l’abuso e serve la partecipazione attiva dei genitori nella scelta dei programmi. Prima dei 2 anni di età va preferita l’interazione umana allo stimolo virtuale».

domenica 19 ottobre 2014

Nuovi percentili di crescita

Nuove tabelle di crescita, ossia nuovi percentili! È il momento di aggiornarsi, tenendo conto dei nuovi stili di vita, delle mescolanze tra le razze e del fatto che la statura media della popolazione aumenta sempre di più. Gli scienziati della Oxford University, con due ricerche pubblicate su The Lancet, hanno messo a punto il primo metodo internazionale per valutare se lo sviluppo e la crescita dei 120 milioni di bambini che nascono ogni anno in tutto il mondo sia ottimale oppure no, a prescindere dall’etnia o dal Paese in cui nascono. I ricercatori auspicano che le nuove curve di crescita facciano maggiore luce sui problemi della malnutrizione e dell’obesità che colpiscono l’infanzia a livello mondiale. Il nuovo sistema rientra nel progetto – Intergrowth 21 – e sembra destinato a sostituire le attuali cueve in uso dei percentili che, sebbene siano state approvate dall’Organizzazione mondiale della sanità e si usino in decine di paesi, per alcuni aspetti sono troppo differenti tra di loro. Per questo motivo era necessario trovare tabelle percentili uguali per tutti. Vediamo cosa sono le tabelle dei percentili: sono parte di un sistema informatico che calcola la crescita, in peso e in statura, al terzo, decimo, 50esimo, 90esimo e 97esimo percentile, più il percentile è alto, più il bambino è superiore allo standard per statura e peso. Un bambino al 90 percentile per statura e al 50 per peso, per esempio, è alto e magro, mentre uno al 97 percentile per peso e al 90 per altezza è alto e robusto ma sovrappeso. Il concetto delle nuove tabelle non cambia, ma ci saranno nuovi standard di riferimento, basati su conteggi effettuati su 60.000 donne in gravidanza e più di 20.000 neonati provenienti dal Brasile, Cina, India, Italia, Kenya, Oman, Inghilterra e Stati Uniti. Per lo sviluppo fetale le misurazioni sono state fatte con gli ultrasuoni mentre ai neonati è stato misurato il peso, la lunghezza e la circonferenza della testa. La creazione di nuove tabelle di crescita è accolta con entusiasmo dai pediatri italiani che le considerano un grande passo avanti soprattutto nell’individuare prima e meglio gravidanze a rischio e bambini che nascono troppo piccoli o troppo grandi, sottopeso o in sovrappeso. Gli esperti sono convinti che il nuovo sistema potrà migliorare le condizioni di vita dei bambini di ogni angolo del mondo, da quelli nati ad occidente e spesso in sovrappeso a quelli denutriti dei paesi più poveri. Avere un sistema di misurazione universale e più preciso delle attuali e numerose tabelle si rivelerà utilissimo anche quando si tratterà di misurare i piccoli pretermine o scovare patologie prima della nascita. Il nuovo metodo valuta in modo più dettagliato rispetto alle attuali curve di percentili le variazioni fetali. Tutto questo consentirà di adottare prima i trattamenti necessari per seguire gravidanze difficili e assistere meglio i piccoli in difficoltà. Le nuove tabelle si potranno anche usare per controllare lo sviluppo fetale prima della nascita e alla nascita senza alcuna connotazione differenziata sull’area geografica. Si tratta di riferimenti universali e questo è di grande rilievo perché sarà possibile svolgere studi nel mondo finalmente confrontabili fra loro, oggi molto difficili da realizzare perché i dati sono raccolti in modo difforme fra loro. per leggere l'abstract dello studio del lancet cliccare: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25209487 a>

giovedì 9 ottobre 2014

Si gioca poco con i figli!!

I bimbi italiani giocano da soli. Su 10 genitori, appena 4 condividono con i figli questo momento di crescita e di svago che spesso viene 'delegato' ai nonni: è con loro, infatti, che cresce il 64% dei piccoli del Belpaese. Lo sottolinea la Fondazione Movimento bambino, che promuove 3 incontri sull'importanza del gioco nella relazione fra grandi e piccini. Il primo questa sera al Muba-Museo dei bambini di Milano con la psicoterapeuta Maria Rita Parsi. Seguirà un appuntamento a Roma, il 30 ottobre presso Explora-Museo dei bambini, e un altro a Napoli, il 6 novembre alla Città della Scienza-Officina dei piccoli. All'evento milanese partecipano anche Elena Dondina, presidente della Fondazione Muba; Elisabetta Scala, vice presidente nazionale del Moige; Francesca Valla, la 'Tata Francesca' della tv; Maurizio Fusina, architetto e performer. Il messaggio a mamme e papà e che basta poco: "Ritagliarsi un momento di gioco con i propri figli quando si torna dal lavoro o prima di andare a letto, per stabilire quell'abitudine che rimarrà nel tempo, anche nell'adolescenza. Perché giocando s'impara, anche a farlo". Crescere è impossibile se non si gioca. Nella relazione genitore-figlio attraverso il gioco, la triade" bimbo-mamma-papà "è destinata ad allargarsi e a comprendere a poco a poco anche gli oggetti. Oggetti che fungono da stimolo per la naturale creatività del bambino. Giocando - aggiunge la psicoterapeuta - il bambino costruisce con la fantasia una realtà tutta sua in cui mettere in scena le cose importanti, tutte le sue emozioni e, specie quando può contare sulla presenza amorevole e competente dei genitori, fare finta, nei giochi della prima infanzia, di essere un papà o una mamma". "I genitori sono i primi punti di riferimento per i bambini - avverte Parsi - Potremmo dire che il gioco inizia dall'allattamento, nell'ambito della diade madre-bambino. A poche ore dalla nascita il bambino volge la bocca verso il batuffolo di cotone che è intriso del latte materno, dimostrando di essere in grado di riconoscerlo in mezzo a tutti gli altri. Per i bambini, la prima identificazione avviene sempre con la madre". Ma poi "con la presenza del padre, che si inserisce nel gioco di sguardi, di carezze e di coccole tra la madre e il suo bambino, la diade si trasforma in triade". "La relazione con il padre è determinante per l'indipendenza e per l'apprendimento - ammonisce la psicoterapeuta - Uno dei principali compiti del padre nei primi anni di vita del bambino consiste proprio nel permettere al figlio di stabilire un contatto con la realtà esterna, considerando che il rapporto con la madre si basa invece sulla dipendenza e sull'incapacità, da parte del piccolo, di soddisfare i suoi bisogni primari".