lunedì 28 novembre 2011

Allattamento e bisogni nutrizionali: quando iniziare lo Svezzamento?

Una domanda, fra le piu' frequenti , che i genitori pongono al pediata e' : " fino a che momento della vita del lattante  il latte materno soddisfa il fabbisogno nutrizionale del bambino?" i quesiti sono legati sia ad un bisogno genitoriale di introdurre nuovi alimenti ,da grandi, sia ad un ansia materna di vedere diminuire il ruolo principe dell'allattamento al seno.In questo caso ,la letteratura internazionale, dimostra che il latte materno soddisfa il fabbisogno energetico del lattante fino a circa 6 mesi.Dal secondo trimestre di vita aumenta la velocita' di crescita del lattante, aumentando il fabbisogno calorico e contemporaneamente si riduce del 30% il volume del latte materno, diminuendo in quantita' ma anche in energia ,rispetto al primo trimestre di allattamento esclusivo al seno.Intorno ai 6 mesi di vita , un'alimentazione esclusivamente lattea e' insufficiente a soddisfare i fabbisogni nutrizionali, in minerali,oligoelementi e vitamine, di un lattante.I latti formulati,che rispondono alle indicazioni dell'ESPGHAN che in assenza del latte materno, rispondono pienamente ai fabbisogni nutrizionali dei primi mesi di vita, dopo il quinto mese provocherebbero un aumento del carico renale di soluti,in quanto per incrementare la quantita' di energia fornita tramite la formula,sarebbe necessario aumentare la concentrazione dello stesso, dunque anche le proteine e i sali minerali. Di conseguenza l'eta ottimale per iniziare l'introduzione di costituenti diversi dal latte, e'proprio la fascia tra 4 e 6 mesi, cioe' quando la sola alimentazione lattea e'' insufficiente ai fabbisogni nutrizionali adeguati del bambino. 
Nonostante tutto il latte continuerà ad essere un alimento essenziale nel secondo semestre di vita , fornendo dalla meta' al tre quarti del fabbisogno energetico, in cifre piu' di mezzo litro di latte al giorno. E' iniziato lo svezzamento.....

giovedì 24 novembre 2011

Italia e Piani vaccinali

I vaccini sono da sempre fonte di discussione e controversia, sia la classe medica, soprattutto tra i pediatri e gli infettivologi, sia per i genitori, spessso poco edotti e frastornati dagli imput che arrivano da ASL e operatori del settore.
Non è facile disdricarsi tra vaccini obbligatori, consigliati e facoltativi, su quello che riporta il sito del Ministero della Salute e quello che sostiene lo stampato sulle vaccinazioni della propria ASL oppure se fidarsi del proprio Pediatra. La verità è che traspare una grande confusione sull'argomento , e navigando sul Web , le idee non si chiariscono, anzi...
Recentemente a Roma si è svolto il congresso nazionale della S.I.T.I., Società Italiana di Medicina Preventiva e Salute Pubblica, dal quale emerge che in Italia coesistono 21 piani vaccinali diversi, uno per ogni regione. Una situazione unica nel mondo occidentale, una disparità che è alla base del ritorno di alcune malattie, come il morbillo.
“Solo in Italia i vaccini somministrati variano da regione a regione – spiega Carlo Signorelli, membro della giunta Siti – gli altri paesi ne hanno uno unico, mentre addirittura per gli Usa ce n’è uno solo per gli oltre 330 milioni di abitanti.(www.pediatrics.org/ggi/doi/10.1542/peds.2010-3203).
Questo si traduce in una situazione a macchia di leopardo, che dal punto di vista della prevenzione delle malattie è insostenibile”.
Una soluzione, spiega l’esperto, potrebbe venire da decisioni prese a livello centrale: “L’ideale sarebbe l’introduzione delle vaccinazioni nei Livelli Essenziali di Assistenza – sottolinea Signorelli – a quel punto le Regioni sarebbero costrette a fornirli. Il problema è che i Lea sono fermi da anni per problemi di sostenibilità economica.
Servirebbe una regolamentazione seria....ma in un paese che legifera tantissimo, l'ultima legge sulle vaccinazioni risale al 1991,anche se sono state emesse dei decreti di aggiornamento nel 2000.Purtroppo si parla anche di liberalizzazione delle vaccinazioni ma in questo caso sarebbe una giungla nella quale sarebbe difficile orientarsi....

mercoledì 23 novembre 2011

Bambini italiani : rischia la povertà uno su cinque

Rischio povertà nel 24,4% del totali di oltre 10 milioni di bambini italiani.Picchi drammatici a sud con il 44,2% in Sicilia. Questa situazione drammatica e inaspettata per un paese "avanzato e evoluto" come il nostro è fotografata e pubblicata da Save the Children nell'Atlante dell'Infanzia a rischio il 17 novembre, alla vigilia della Giornata dell'Infanzia.Dal dossier emerge che nel nostro paese due minori su tre che sono in povertà relativa e più di un minore su due che è in povertà assoluta vivono nel Mezzogiorno. Oltre ala Sicilia ad avere la quota più elevata segue la Campania (31,9%) e la Basilicata (31,1%), mentre Lombardia (7,3%), Emilia Romagna (7,5%) e Veneto (8,6%) sono le regioni con la percentuale inferiore di minori in povertà relativa. Per quanto riguarda i bambini in povertà assoluta, anch'essi si concentrano nel Sud Italia dove rappresentano il 9,3% di tutta la popolazione minorile. Inoltre il 18,6% di minori italiani versa in condizione di deprivazione materiale: nel Nord Est il 7% delle famiglie con minori dichiara di aver difficoltà a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni e al Sud il 14,7% di famiglie con minori non ha avuto soldi per cure mediche almeno una volta negli ultimi 12 mesi.

Nel Rapporto di Save the Children vengo toccati anche altri punti come il Tasso di Motorizzazione con una media di 3/4 macchine a bambino, la Cementificazione del territorio e l'Inquinamento dell'aria con il superamento del valore limite di Paricolato ,polveri sospese che, penetrando nelle vie respiratorie, causano problemi cardio-polmonari e asma.

Un altro punto negativo sono le condizioni di salute e sugli stili di vita dei minori italiani rilevando come, grazie a un’alimentazione abbondante e a stili di vita modificati nel tempo, rachitismo e gracilità siano problemi ormai superati ma, in compenso, ha fatto la sua comparsa l’obesità: si stimano in 1 milione e 100.000 i bambini sovrappeso, di cui quasi 400 mila obesi.

L'abbandono della scuola dell'obbligo e la dispersione scolastica.Da questo punto di vista, la scuola italiana non appare in grado da sola di promuovere la mobilità sociale e l’emancipazione dei ragazzi appartenenti alle fasce più deboli della popolazione.

I minori di origine straniera: quasi 1 milione di cui 572 mila sono bambini e ragazzi nati in Italia, le seconde generazioni.La gestione e la tutela di questi bambini è ancora lontana e non viene valorizzato questo prezioso contributo alla società italiana.

C'è da riflettere....


Cliccando sul titolo si accede all' Atlante di Save the Children.

venerdì 28 ottobre 2011

L’educazione alimentare arriva sui banchi di scuola

Una buona notizia da un ottimo sito di informazione agro-alimentare,riguardante una lodevole iniziativa: l’educazione alimentare arriva sui banchi di scuola.
L'articolo apparso su www.agroalimentarenews.com riporta la notizia della presa di coscienza degli organi competenti su un problema così importante come l'alimentazione pediatrica.
Il mangiar bene e sano comincia durante il primo anno , con lo svezzamento e prosegue con la fase delicata dell'introduzione degli alimenti nei primi due anni di vita, con la gradualità di inserimento tesa a prevenire allergie alimentari, proseguendo nell'età della scuola materna e poi primaria, momento di integrazione tra le abitudini familiari e dell'impostazione data dal pediatra e le mense scolastiche.
Un bambino che mangia correttamente sarà un adulto che mangia correttamente.
In quest'ottica l'inziativa del Ministero dell'Istruzione e della federalimentare è lodevole.

L'aricolo: "L’alimentare sbarca negli istituti scolastici. A stabilirlo è il protocollo firmato lo scorso 22 aprile da Federalimentare e dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il documento sancisce la condivisione del progetto “Scuola e cibo. Piani di educazione scolastica alimentare. Il progetto è rivolto agli alunni delle scuole medie italiane, partirà a gennaio del 2012 e interessa 77mila classi, 148mila insegnanti e circa 1,6 milioni di alunni. L’inizio delle lezioni saranno precedute da corsi di formazione per i docenti.

L’iniziativa, dopo una fase pilota svolta nel corso dell'anno scolastico 2009-2010 in 15 scuole primarie a Milano, Roma e Catania, è diventata programma. Ora a partire da metà novembre si svolgeranno corsi di formazione in educazione alimentare rivolti a tutti i dirigenti scolastici e ai docenti referenti delle scuole secondarie di primo grado. Il programma non imporrà l'educazione alimentare come una materia a se stante, ma la introdurrà nel sistema di istruzione italiano, con l'approccio di una materia interdisciplinare. I primi incontri di formazione per i docenti di tutta Italia sono in calendario nei prossimi mesi: il 21-22 novembre a Milano; il 28-29 novembre a Roma e il 5-6 dicembre a Bari."

Cliccando sul titolo si puo' visualizzare il sito www.agroalimentarenews.com e l'articolo in originale.

domenica 16 ottobre 2011

ADHD ovvero Sindrome da deficit di attenzione e iperattivita' del bambino

L’ADHD consiste in un disordine dello sviluppo neuro psichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da iperattività, impulsività, incapacità a concentrarsi che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età. La sindrome è stata descritta clinicamente e definita nei criteri diagnostici e terapeutici soprattutto dagli psichiatri e pediatri statunitensi, sulla base di migliaia di pubblicazioni scientifiche, nel “Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders”, il manuale pubblicato dalla American Psychiatric Association utilizzato come referenza psichiatrica a livello internazionale (DSM-IV).Secondo il DSM, l’ADHD può essere quindi definita come “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”. Questi sintomi finiscono con il causare uno stato di disagio e di incapacità superiore a quello tipico di bambini della stessa età e livello di sviluppo.
I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l'iperattività e l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età. Nella realtà clinica questi sintomi si organizzano e si manifestano con una serie di aspetti complessi, nell’ambito dei quali non devono mai essere persi di vista.

Andranno quindi sempre distinti:

1) Sintomi puri (“core symptoms”);

2) Profili sintomatologici specifici (aggressività, disturbo socialità, immaturità, isolamento)

3) Problemi comportamentali associati (di cui il più frequente è quello opposizionale, definito come “Oppositional Defiant Disorder”.

Per quanto riguarda i problemi relazionali, i genitori, gli insegnanti e gli stessi coetanei concordano che i bambini con ADHD hanno anche problemi nelle relazioni interpersonali (Pelham e Millich 1984). Vari studi di tipo sociometrico hanno confermato che bambini affetti da deficit di attenzione con o senza iperattività:

*ricevono minori apprezzamenti e maggiori rifiuti dai loro compagni di scuola o di gioco (Carlson et al, 1987);

*pronunciano un numero di frasi negative nei confronti dei loro compagni dieci volte superiori rispetto agli altri;

*presentano un comportamento aggressivo tre volte superiore (Pelham e Bender, 1982);
non rispettano o non riescono a rispettare le regole di comportamento in gruppo e nel gioco;

*laddove il bambino con ADHD assume un ruolo attivo riesce ad essere collaborante, cooperativo e volto al mantenimento delle relazioni di amicizia;

*laddove, invece, il loro ruolo diventa passivo e non ben definito, essi diventano più contestatori e incapaci di comunicare proficuamente con i coetanei.

Una specifica causa dell'ADHD non è ancora nota. Ci sono tuttavia una serie di fattori che possono contribuire a far nascere o fare esacerbare l'ADHD. Tra questi ci sono fattori genetici e le condizioni sociali e fisiche del soggetto.

Come già accennato ci sono delle condizioni associate alla sintomatologia principale e sono:

°Disturbo oppositivo provocatorio (Oppositional defiant disorder - ODD) (35%) e disturbo del comportamento (26%) che sono caratterizzati da comportamenti antisociali come ostinazione, aggressività, frequenti attacchi di collera, inganno, la menzogna, o il rubare, e che sono collegati con il disturbo antisociale della personalità (ASPD).
°Disturbo borderline di personalità che secondo uno studio su 120 pazienti di sesso femminile è risultato associato all'ADHD nel 70% dei casi
°Disturbo primario della vigilanza (intesa come attenzione), caratterizzata da scarsa attenzione e concentrazione, così come la difficoltà rimanere svegli. Questi bambini tendono ad agitarsi, sbadigliare e sembrano essere iperattivi al fine di rimanere vigili e attivi.
°Disturbi dell'umore: i ragazzi con diagnosi di sottotipo combinato hanno dimostrato di soffrire di questo tipo di disturbo.
°Disturbi bipolari: il 25% dei bambini con ADHD soffrono di disturbo bipolare. I bambini con questa combinazione possono palesare più aggressività e problemi comportamentali rispetto a quelli affetti solo da ADHD.
°Disturbi relativi all'ansia: si è riscontrato essere comune nelle ragazze con diagnosi di sottotipo caratterizzato da disattenzione di ADHD.
°Disturbo ossessivo-compulsivo: si ritiene ci sia una componente genetica comune tra tale disturbo e l'ADHD.

La diagnosi si basa sulla classificazione del DSM-IV (APA. 1994) suddivide il disturbo in tre quadri clinici:

tipo con disattenzione predominante, con prevalenza di sintomi di disattenzione
tipo con iperattività/impulsività predominante, con prevalenza di sintomi di iperattività/impulsività
tipo combinato, con prevalenza di entrambi i tipi di sintomi.

Secondo la maggior parte dei ricercatori e sulla base degli studi degli ultimi quarant'anni il disturbo si ritiene abbia una causa genetica. Studi su gemelli hanno evidenziato che l'ADHD ha un alto fattore ereditario (circa il 75% dei casi. Altri fattori sono legati alla morfologia cerebrale, o anche possono essere legati a fattori prenatali e perinatali o a fattori traumatici.
L'ADHD si presenta tipicamente nei bambini (si stima che, nel mondo, colpisca tra il 3% e il 5% dei bambini con un percentuale variabile tra il 30 e il 50% di soggetti che continuano ad avere sintomi in età adulta Si stima che il 4,7% di statunitensi adulti conviva con l'ADHD.

Studi sui gemelli hanno mostrato che tra il 9% e il 20% dei casi di malattia può essere attribuito a fattori ambientali I fattori ambientali includono l'esposizione ad alcol e fumo durante la gravidanza e i primissimi anni di vita. La relazione tra tabacco e ADHD può essere trovata nel fatto che la nicotina causa ipossia nel feto. Complicanze durante la gravidanza e il parto possono inoltre giocare un ruolo nell'ADHD. Le infezioni (ad esempio la varicella) prese durante la gravidanza, alla nascita o nei primi anni di vita sono un fattore di rischio per l'ADHD.

Disattenzione, iperattività e impulsività sono gli elementi chiave nel comportamento di soggetti colpiti da ADHD. I sintomi dell'ADHD sono difficili da definire poiché è difficoltoso tracciare una linea che demarchi i normali livelli di disattenzione, iperattività e impulsività da quelli che normali non sono e per i quali si richiede un intervento medico. Affinché possa essere diagnosticato l'ADHD occorre una osservazione dei sintomi in due situazioni diverse per almeno sei mesi al fine di valutare se determinati tratti comportamentali siano diversi da quelli degli altri bambini della stessa età.

Ma che cosa distingue un bambino vivace o semplicemente svogliato da uno affetto da tale disturbo? È difficile spiegarlo in poche parole, ma significativi campanelli d'allarme possono essere i seguenti sintomi: non presta mai attenzione ai particolari; ha difficoltà nel mantenere l'attenzione su compiti e giochi per un tempo prolungato; apparentemente non ascolta chi parla e non segue le istruzioni; ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività e cerca di evitare quelle che richiedono sforzo mentale protratto; perde continuamente oggetti personali e anticipa le risposte prima che siano terminate le domande; ha difficoltà ad attendere il proprio turno e interrompe continuamente chi parla o è invadente.

C'è poi la forma più insidiosa di questa malattia, quella con disattenzione isolata. Si tratta di bambini non iperattivi o impulsivi ma che mostrano solo un importante deficit di attenzione, quindi buoni, calmi ma sempre in un loro mondo. Per loro la diagnosi arriva con quattro anni di ritardo rispetto agli altri. Sintomi come quelli elencati e che perdurano da oltre sei mesi e che sono profondamente disturbanti la vita sociale, scolastica e familiare del bambino, meritano di essere indagati.

Il trattamento dell’ADHD può richiedere un approccio sia terapeutico, seguendo una terapia psico-dinamica, che farmacologico. Il farmaco più indicato dagli studi per il trattamento farmacologico è il metilfenidato (prodotto con il nome commerciale di Ritalin®), assieme a diversi tipi di anfetamine.
In ogni caso, l’approccio terapeutico ottimale deriva dalla capacità da parte dei medici e delle famiglie di riuscire a elaborare, nel corso di un follow-up prolungato, un corretto bilancio beneficio-rischio per lo sviluppo del bambino affetto da ADHD. E’ cioè determinante riuscire a distinguere se ai fini di questo sviluppo sia più favorevole un trattamento farmacologico prolungato con stimolanti oppure interventi terapeutici e comportamentali non farmacologici.
Ultimi studi americani, pubblicati nell'agosto del 2011, riferiscono dell'importanza degli Omega 3,Omega 6 nel trattamento coadiuvante di questa patologia.

In Italia esiste L'AIFA : Associazione Italiana Famiglie ADHD.Cliccando sul titolo si puo' visitare il loro sito web.

Bibliografia

Accordo nazionale sull’ADHD. Conferenza Nazionale di Consenso. Indicazioni e strategie terapeutiche per i bambini e gli adolescenti con disturbo da deficit attentivo e iperattività. Cagliari, 6-7 Marzo 2003. La Conferenza che ha avviato il processo di apertura del Registro nazionale per la sindrome ADHD in Italia. Dalla pagina è possibile accedere al documento finale, ai comunicati stampa e agli atti di lavoro della Conferenza.

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sabato 15 ottobre 2011

Omega-3 efficaci contro l'ADHD nei bambini

L'ADHD (Sindrome da Iperattività-Deficit dell'attenzione) colpisce in Italia circa l'1% dei bambini e adolescenti tra i 6 e i 18 anni di età. La patologia è caratterizzata dalla coesistenza di sintomi legati a iperattività e/o impulsività e sintomi legati alla difficoltà di attenzione e concentrazione.
 
Un recente studio statunitense pubblicato sul Journal of the Academy of Child and Adolescent Psychiatry, ha anlizzato i risultati provenienti da 10 studi clinici che hanno coinvolto un totale di 699 bambini affetti da ADHD. I risultati dello studio evidenziano un piccolo ma significativo miglioramento nei sintomi del disturbo, per quei bambini che assumevano una integrazione alimentare di omega-3, rispetto ai bambini che assumevano un placebo. L'acido grasso omega-3 più attivo in questo senso sembrerebbe essere l'acido eicosapentaenoico.
Gli autori dello studio mettono in guardia dalla tentazione di considerare gli omega-3 come una alternativa alle attuali terapie convenzionali per l'ADHD.
Questi risultati dimostrano che gli omega-3 possono essere una valida terapia aggiuntiva alle terapie tradizionali (non sostitutiva), soprattutto in ragione del loro vantaggioso profilo di tollerabilità.
 
Fonte:
Omega-3 Fatty Acid Supplementation for the Treatment of Children With Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder Symptomatology: Systematic Review and Meta-Analysis
Michael H. Bloch, Ahmad Qawasmi, Journal of the Academy of Child and Adolescent Psychiatry, August 16, 2011.

mercoledì 27 luglio 2011

Noci,uva e radiazioni nucleari

Da un sito di informazione agroalimentare (quotidiano One_line www.agroalimentarenews.com riprendo un interessante articolo che riporta i risultati di uno studio americano sulla protezione dalle radiazioni nucleari con dei semplici rimedi della nostra tavola.Ma sono studi da controllare...dunque attenzione.

"Dalle radiazioni nucleari ci si può proteggere partendo dalla tavola e con una dieta a base di uva, noci e vino rosso. Uno studio pubblicato da ACS Medicinal Chemistry Letters segnala che i ricercatori dell'Università di Pittsburgh, guidati da Michael Epperly e Kazunori Koide, hanno dimostrato la capacità dell'acetilresveratrolo di proteggere dalle malattie causate dall'esposizione alle radiazioni.

La sostanza è simile al resveratrolo, un antiossidante di cui sono ricchi il vino rosso, l'uva e le noci, che però non si è dimostrato efficace nella protezione dei topi da laboratorio. L'acetilresveratrolo, che può essere prodotto in grandi quantità, è attivo anche sugli animali e potrebbe essere il principio attivo di un farmaco per le malattie dovute alle radiazioni, che, ad esempio, possono essere liberate dopo l'esplosione di un impianto nucleare come quello di Fukushima. Adesso però è attesa la dimostrazione sull'efficacia della sua somministrazione per via orale"

lunedì 18 luglio 2011

Il cuore

"Il cuore ha ragioni che neanche la ragione stessa conosce"...così scriveva Pascal e probabilmente si riferiva ad un sentimento più amoroso che metafisico.Ma l'amore ,anche se ha tante sfaccettature, è uno.Conosciamo l'amore tra due persone che decidono di avere un progetto di vita comune, o l'amore fraterno o ancora il meraviglioso sentimento tra genitori e figli.Esiste, però,un sentimento amoroso che non viene orientato verso un singolo individuo e un ristretto gruppo di persone ma è offerto a tutti.Gratuito, aconfessionale, apolitico...è l'amore di dedizione agli altri.Non importa chi lo pratica,importante che ci sia.Gli operatori umanitari, non solo medici, i missionari e altre figure simili sono in prima linea dove c'è la sofferenza , la malattia, la fame o le guerre che inevitabilmente , portano morte e distruzione.Fare una scelta di vita simile, la dedizione agli altri, è ammirevole ma troppo spesso non viene evidenziata dai media..."non fa notizia".La maggioranza delle volte sono i bambini, inconsapevoli oggetti di queste attenzioni.Uno sguardo al sito dell'unicef e ci si rende conto del reale grandezza del problema.Salviamo i bambini...e ringraziamo chi si dedica a loro con amore e con il cuore.

domenica 10 luglio 2011

Estate: colpo di calore

Il nostro organismo mantiene costante la temperatura corporea indipendentemente dalla temperatura esterna. Se l'ambiente è freddo abbiamo i brividi e ci muoviamo di più per produrre calore, al contrario quando è caldo sudiamo perché l'evaporazione del sudore dalla superficie della cute permette di disperdere calore.
In condizioni estreme questi sistemi non funzionano o non riescono a mantenere una adeguata temperatura corporea, per cui avremo rispettivamente le lesioni da freddo (congelamento) e le lesioni da caldo (il malessere o esaurimento da calore e il colpo di calore). Il colpo di sole può essere considerato come il colpo di calore, con la sola differenza che in questo caso vi è stata una esposizione diretta ai raggi solari e quindi posso essere presenti anche i segni di una ustione.
Le condizioni ambientali determinanti sono la temperatura esterna elevata,l’ aumento dell'umidità relativa (che ostacola l'evaporazione del sudore) e la ventilazione assente o ridotta. Questi tre fattori , insieme,possono dare un malessere per temperature ambientali non elevate, ma con alta umidità relativa e ventilazione assente .
I bambini e gli anziani, le persone con patologie cardiovascolari o pressione arteriosa alta. Anche alcune sostanze voluttuarie (alcool, cocaina, amfetamine) alterano i meccanismi che regolano la temperatura corporea e possono facilitare un colpo di calore.Ma questo è un problema più adolescenziale.
I sintomi sono ipotensione, nausea, vomito, aumento della temperatura corporea, mal di testa, , brividi, respirazione frequente, crampi muscolari, disturbi mentali che possono arrivare allo stato di incoscienza. L'insieme di questi sintomi variamente combinati tra loro rappresenta l'esaurimento da calore che precede il colpo di calore, il quale è caratterizzato da un peggioramento progressivo, con aumento della temperatura corporea fino a 40°C - 41°C, delirio, coma o crisi convulsive.
È molto importante riconoscere i primi segni dell'esaurimento da calore: in questa fase, infatti, potremo evitare complicazioni cercando un luogo più fresco, interrompendo l'attività fisica e aumentando l'assunzione di acqua. Si deve portare la persona in un ambiente ombreggiato, fresco, immergere o bagnare tutto il corpo con acqua fredda, se cosciente il bambino deve bere acqua, non altri liquidi, a piccoli sorsi e ripetutamente; un luogo ventilato, anche artificialmente, può favorire l'evaporazione della pelle bagnata, porre la persona supina , con le gambe sollevate rispetto al tronco.

Cosa fare nel caso di un colpo di calore:

• Bere una maggiore quantità di liquidi ;

• Non bere bevande estremamente fredde, possono causare crampi addominali;

• Restare in casa con i bambini nelle ore centrali della giornata o in un ambiente con aria condizionata, modulata

• L'uso dei ventilatori può essere un buon sistema di ventilazione

• Fare un bagno o una doccia;

• Vestire i bambini con tessuti che non ostacolano la traspirazione;

• Non lasciarli in un veicolo parcheggiato all'aperto;

• Controllare con maggior frequenza le persone a rischio (soprattutto i bambini e gli anziani) e accertarsi che stiano in ambienti freschi ed assumano una quantità idonea di liquidi.

giovedì 26 maggio 2011

Il Neonatologo: una razza in estinzione

La notizia riportata da un quotidiano abruzzese, (del quale si puo' leggere un report cliccando sul titolo), della mancanza di personale medico neonatologico e aggiungerei anche infermieristico specializzato in neonatologia, fa' affermare che questa carenza e' generalizzata a molti centri nascita di tutti i livelli, di tutte le regioni.Molte neonatologie, dotate anche di Terapia Intensiva Neonatale (TIN), soffrono di mancanza di personale , medici neonatologi che hanno fatto un percorso formativo specifico con lunghi trading di rianimazione Neonatale, di sala parto.Proprio stamattina si commentava in ospedale sulla valenza del nostro lavoro e sulla possibilita' di cambiare ,mansione, reparto....di essere oramai assuefatti al lavoro del TIN. La risposta e'stata unanime: questo lavoro lo abbiamo scelto, lo facciamo con passione,ci mettiamo tutto l'impegno fisico e psichico ,ma sono le condizioni nelle quali si lavora che spesso non collimano con questi presupposti personali.Spesso all'interno di un ospedale avere una terapia intensiva Neonatale o una neonatologia ad alto livello e' un fiore all'occhiello, ma questo fiore ha bisogno di acqua, ma anche di fertilizzante, di nuova linfa, di nuovo humus...medici ,infermieri , specialisti di altre branche utili e indispensabili per le patologie di un neonato, soprattutto se prematuro (cardiologia, oculistica, neuropsichiatria, chirurgia e neurochirurgia pediatrica ecc.) e di strutture dedicate come laboratori di analisi e genetiche , radiologia ,sale operatorie con anestesisti esperti in bambini. Chiaramente solo in strutture di terzo livello ci sono tutte le possibilita' di assistenza e diagnostiche, ma alla base di tutto cio' dal grande centro universitario al piccolo ospedale di provincia con punto nascita il ruolo principale lo fa l'uomo, quel Neonatologo che non c' e' , che sembra un animale in estinzione. Ma perche' un giovane medico dovrebbe fare il mio lavoro, dovrebbe lavorare con i neonati prematuri, di 500 grammi, che non respirano, faticano a mangiare,si infettano...possono morire.Perche' dovrebbe farlo....tutti i giorni dell'anno, senza domeniche, festivi, feste comandate, notti insonni incluse? Solo per salvarli e vederli fuori dall'emergenza e dopo tempo prendere peso, aprire gli occhi, respirare da soli e uscire da un incubatrice o piu' semplicemente, la maggioranza delle volte, vederli nascere e andare a casa con i genitori da un nido di neonati sani.
E' bellissimo lavorare in questi reparti dove si palpa l'inizio della vita e si e' orgogliosi di poter dare una mano a intraprendere questo cammino.
Dovremmo motivare i giovani medici ad intraprendere questa "mission",ma soprattutto formarli: trovare gli strumenti per costruire una nuova generazione di neonatologi , negli ospedali, ma soprattutto nelle facolta di medicina e nei corsi di spedializzazione di pediatria.

Il problema esule dalle righe di questo foglio ma di una cosa siamo certi : non vorremmo sentire altre notizie di carenze di personale in ospedale, ma la nostra potrebbe essere solo una mera Utopia.

sabato 21 maggio 2011

Abuso di farmaci nei bambini

Fra le forme di abuso di cui sono vittima i più piccoli - circa un milione di casi l'anno solo negli Stati Uniti - c'è anche l'uso perfido di prodotti farmaceutici, somministrati non per il benessere dei bambini, ma per aiutare gli adulti che non riescono a gestire i propri figli.Il bambino che ha la "tosse da tanto tempo..", " non dorme mai", "non mangia".Per tutti i malanni e per i diversi tipi di bambini ci deve essere un farmaco, un rimedio per farli guarire.Negli Stati Uniti è stato pubblicato uno studio dell'Università del Colorado e del Rocky Mountain Poison Drug Centero sul 'Journal of Pediatrics'nel 2010 che dimostra le proporzioni dell'abuso dei farmaci nei bambini.


Secondo il team di Shan Yin, primo autore dello studio, nessuna delle forme di abuso su minori 'classificate " dalle autorità americane include chiaramente l'utilizzo criminale di farmaci di cui i piccoli non avrebbero affatto bisogno. Un problema che, secondo i ricercatori, sarebbe decisamente sottostimato. Il gruppo ha riesaminato i casi di abuso farmaceutico sui bambini segnalati al National Poison Data System tra il 2000 e il 2008.



Il team di Yin ha incluso nell'analisi i documenti relativi alla somministrazione 'con secondi fini di alcool, antidolorifici, farmaci per la tosse e il raffreddore, sedativi, sonniferi e antipsicotici. Degli oltre 1.400 casi studiati, circa il 14% ha avuto conseguenze di qualche entità, anche importanti, sulle piccole vittime, incluso il decesso. A circa la metà dei piccoli abusati è stato somministrato almeno un sedativo. In media 160 casi di questo tipo, fra cui due decessi, sono stati segnalati ogni anno al Centro americano. Fra le motivazioni di questa forma di violenza dei grandi sui bambini: forme di punizione, ma anche semplice divertimento o il desiderio di prendersi una pausa dalle responsabilità genitoriali.
Lo studio illustra chiaramente la gravità di questa forma farmacologica di abuso sui minori. Gli esperti invitano pediatri, personale di pronto soccorso e operatori sanitari a tenere gli occhi aperti, per riconoscere eventuali casi sospetti di abuso e intervenire in tempo. Non solo. Yin avverte anche i genitori che "la somministrazione non terapeutica di medicinali ai bambini può avere esiti gravi, inclusa la morte".

In Italia non abbiamo questi numeri ma il ricorso a farmaci "non necessari" è frequente,soprattutto nel campo del sonno pediatrico e delle patologie respiratorie con aspetti allergici e tosse notturna, delle patologie gastrointestinali dei primi mesi. I genitori ,spesso , vivono male i sintomi delle patologie dei loro figli che li depauperano delle energie e del sonno ristoratore necessario alle normali attività quotidiane.Molti bambini hanno patologie lievi con sintomi fastidiosi ,non solo per loro stessi, ma non per questo debbono essere ipertrattati e polimedicalizzati. L'ansia e la volontà genitoriale di una guarigione o almeno di una riduzione dei sintomi non graditi spesso è alla base dell'abuso di farmaci.
I bambini vanno curati quando necessario ma vanno anche capiti e amati...avremmo probabilmente bambini più sani e genitori più consapevoli , meno ansiosi e misurati.

Per leggere l'articolo del Journal of Pediatrics cliccare sul titolo.

venerdì 20 maggio 2011

venerdì 6 maggio 2011

Riflessioni sulla vita

Navigando nel Web ho letto e sublimato questo scritto di Alfred Souza, che vi ripropongo.
A me sembra molto vero!!

Siamo convinti che la nostra vita sara migliore quando saremo sposati,
quando avremo un primo figlio o un secondo.
Poi ci sentiamo frustrati perche i nostri figli sono troppo piccoli
per questo o per quello e pensiamo che le cose andranno meglio quando
saranno cresciuti. In seguito siamo esasperati per il loro
comportamento da adolescenti. Siamo convinti che saremo piu felici
quando avranno superato quest'eta. Pensiamo di sentirci meglio quando
il nostro partner avrà risolto i suoi problemi,quando cambieremo l'auto, quando faremo delle vacanze meravigliose,quando non saremo piu costretti a lavorare.
Ma se non cominciamo una vita piena e felice ora, quando lo faremo?
Dovremo sempre affrontare delle difficolta di qualsiasi genere.
Tanto vale accettare questa realtà e decidere d'essere felici,
qualunque cosa accada.
Alfred Souza dice "Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la mia vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c'erano sempre ostacoli da
superare strada facendo, qualcosa d'irrisolto, un affare che
richiedeva ancora tempo, dei debiti che non erano stati ancora regolati.
In seguito la vita sarebbe cominciata. Finalmente ho capito che questi
ostacoli erano la vita."
Questo modo di percepire le cose ci aiuta a capire che non c'e un mezzo
per essere felici ma la felicità è il mezzo.
Di conseguenza, gustate ogni istante della vostra vita, e gustatelo
ancora di più perchè lo potete dividere con una persona cara, una persona
molto cara per passare insieme dei momenti preziosi della vita, e
ricordatevi che il tempo non aspetta nessuno. Allora smettete di aspettare di finire
la scuola, di tornare a scuola, di perdere 5 kg, di prendere 5 kg, di avere
dei figli, di vederli andare via di casa.
Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione,di
sposarvi, di divorziare.
Smettete di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una
nuova macchina o una casa nuova.
Smettete di aspettare la primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno.
Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente,
e decidete che non c'e momento migliore per essere felici che il momento
presente. La felicità e le gioie della vita non sono delle mete ma un
viaggio.

Un pensiero per oggi:
Lavorate, come se non aveste bisogno di soldi;
Amate! come se non doveste soffrire;
Ballate, come se nessuno vi guardasse.

domenica 1 maggio 2011

Farmaci nuovi contro la Peducolosi

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ ogni anno ci sarebbero almeno 100 milioni di casi all'anno di infestazioni da pidocchi, complicati dal fatto che sempre più spesso questi parassiti diventano resistenti alla permetrina, il trattamento più usato . La resistenza ai comuni rimedi e farmaci, come per i batteri agli antibiotici, anche per questi parassiti è una realtà ,e sono allo studio diversi farmaci. Per un approfondimento dell’argomento Pediculosi, già trattato su queste pagine, si rinvia al link del Centro nazionale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore della Sanità.

L’ultimo farmaco sperimentato è lo spinosad, un prodotto di fermentazione batterica che è in grado di provocare una paralisi del sistema nervoso del pidocchio.
Con due studi multicentrici, sponsorizzati dall’industria farmaceutica, 391 famiglie con 949 casi di infestazione (età compresa tra 6 mesi e 84 anni, con la media sui 14-19 anni) sono state trattate in modo randomizzato con permetrina (crema all’1%) seguita dall’uso di un pettine a denti molto fini oppure con crema allo spinosad (0.9%) senza uso successivo del pettine.
I soggetti sono stati esaminati dopo 7 giorni e trattati nuovamente se riscontrati ancora infestati. L’outcome primario è stato stabilito nella proporzione di soggetti guariti dopo 14 giorno dall’ultimo trattamento. In uno studio i soggetti più giovani trattati con spinosad hanno presentato una percentuale di guarigione decisamente superiore a quella della permetrina (94% contro 68%) e nell’altro studio i risultati globali dopo 14 giorni sono stati simili (85% contro 45%). Le reazioni avverse si sono limitate ad eritema locale ed irritazione oculare, più evidenti con la permetrina.Lo spinosad è più efficace della permetrina ed in più non richiede l’uso del pettine dopo l’applicazione. Appena verrà messo in commercio sarà sicuramente una scelta efficace per combattere queste fastidiose ma comuni infestazioni.
Cliccare sul titolo per leggere l'articolo su Pediatrics sullo Spinosad.

Recentemente, come apparso in questi giorni sulla rivista New England Journal of Medicine ( Oral Ivermectin versus Melathion Lotion for Difficult-to-Treat Head Lice. 2010;362:896-905), i ricercatori hanno appurato l’efficacia di un farmaco che si assume per via orale, ivermectina.Si tratta di un farmaco molto potente, inizialmente utilizzato per la lotta alla scabbia, che però possiede diverse controindicazioni, e quindi, ribadiscono i ricercatori, non dovrebbe essere utilizzato se non in casi particolari, come per esempio la lotta ai pidocchi che hanno dimostrato di essere resistenti ad altri normali antiparassitari presenti sul mercato.

giovedì 21 aprile 2011

Febbre e Farmaci antipiretici: una nota dell'AIFA

La febbre ,come tutti i genitori sanno,preoccupa moltissimo ma è un sintomo, una reazione fisiologica ad una patologia, infettiva o infiammatoria che sia.
La prima cosa da fare è trattare la causa della febbre.
La temperatura elevata , soprattutto in un neonato, comunque comporta un trattamento sintomatico con antipiretici.
Il paracetamolo è il farmaco più comunemente usato quando la temperatura di un neonato o di un bimbo piccolo sale oltre i 38,5 gradi centigradi. Meno diffuso,ma ultimamente non meno usato, il ricorso all’ibuprofene. Però un recente studio britannico ha dimostrato che il modo migliore per abbassare e mantenere a livelli accettabili la temperatura di un bimbo piccolo con la febbre è accoppiare questi due farmaci alternandoli e iniziando proprio con la somministrazione dell’ibuprofene. Iniziare con la somministrazione di questo farmaco pare acceleri l’abbassamento della temperatura di quasi 25 minuti, rispetto alla somministrazione di paracetamolo o di entrambi i farmaci, oppure iniziando con il paracetamolo.

Vediamo le note caratteristiche di questi due farmaci:

°Paracetamolo o acetaminofene: è una molecola piuttosto datata, sintetizzata per la prima volta nel 1878. E’ una sostanza non steroidea, dalle scarse proprietà antinfiammatorie, ma meno aggressiva nei confronti dello stomaco rispetto ai suoi cugini prossimi FANS (tipo aspirina, per intenderci). Viene utilizzato soprattutto per le sue proprietà antipiretiche e analgesiche. Importantissimo fare attenzione ai dosaggi e agli intervalli di somministrazione, perché il paracetamolo può diventare tossico per il fegato e per i reni.

°Ibuprofene: stessa famiglia di farmaci antinfiammatori non steroidei. Questa volta parliamo di una molecola molto più recente utilizzata soprattutto per attenuare dolori di media e lieve entità, molto utilizzato nella terapia delle artriti. Ha una vita media all’interno dell’organismo molto più breve rispetto all’aspirina e per questo ha anche minore impatto sulla mucosa dello stomaco, ma va assunto < stomaco pieno. Viene utilizzato per le sue proprietà antipiretiche e antidolorofiche. Altra caratteristica di questo farmaco è quella di poter essere utilizzato in forma di gel epidermico per traumi e dolori muscolari e in forma di sali, da somministrare per via endovenosa, con effetti più rapidi e dosaggi anche molto bassi.
l’ibuprofene è un FANS (Antinfiammatorio non steroideo) e l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sconsiglia l’uso improprio dei FANS sui bambini (ad esempio per curare febbre o malattie da raffreddamento) il paracetmolo non è un Fans, ma un antipiretico e analgesico e l’AIFA sconsiglia l’uso combinato di questi due farmaci.Le note trattano anche di un secondo farmaco:il Ketoprofene, altro fans non steroideo con caratteristiche simili all'ibuprofene.

Riassumendo: per la febbre il trattamento di prima scelta è il paracetamolo che non provoca danni allo stomaco e può essere assunto anche a stomaco vuoto (come capita speso quando i bambini hanno la febbre), invece negli ultimi tempi si è fatto un uso improprio dell’ibuprofene per abbassare la febbre e di conseguenza c’è stato un aumento delle reazioni avverse perchè mal tollerato dallo stomaco del bambino.Il paracetamolo esiste anche in preparazione supposte, mentre l'iboprofene ha preparazioni in bustine di polvere oppure come sciroppo aromatizzato.

Cliccando sul titolo si può consultare il testo delle raccomandazioni dell’AIFA in merito all’uso dei FANS nei piccoli pazienti.

martedì 19 aprile 2011

Piano vaccinale anti-morbillo

Il ministero della Salute ha varato un nuovo piano nazionale per la vaccinazione contro Morbillo, Rosolia e Parotide.Il documento redatto configura gli obiettivi generali fissati per la suddetta vaccinazione , dall'Oms per il 2015, cioe' eliminare i casi di morbillo endemico e di rosolia endemica e prevenire i casi di rosolia congenita. Per raggiungere questi risultati, il piano stabilisce in sette punti le azioni da intraprendere, come raggiungere una copertura vaccinale superiore al 95% per la prima dose di mpr (morbillo-parotite-rosolia), entro i 24 mesi di vita a livello nazionale, regionale e in tutte le asl e oltre il 90% in tutti i distretti; e raggiungere una copertura vaccinale superiore al 95% per la seconda dose di mrp entro il 12/o anno a livello nazionale, regionale e in tutte le ASL e oltre il 90% in tutti i distretti."

Per leggere la notizia , riportata dall'Ansa , cliccare sul titolo.

venerdì 15 aprile 2011

Antibiotici e rischio allergia

La somministrazione precoce di antibiotici è associata a un aumentato rischio di asma e allergie nell'infanzia. La conferma a un'ipotesi già avanzata in vari studi giunge da uno studio epidemiologico statunitense - effettuato da Michael B. Bracken e collaboratori del center for Perinatal, pediatric, and environmental epidemiology alla Yale university school of Public health di New Haven - su 1.401 bambini, valutati nei primi sei mesi di vita e al sesto anno d'età.

L'esposizione agli antibiotici è risultata associata a un rischio aumentato di asma Il rapporto crociato è apparso lievemente superiore se l'asma era stato diagnosticato per la prima volta dopo i 3 anni come anche nei bambini senza storia di infezioni del tratto respiratorio inferiore nel primo anno di vita.L'effetto negativo degli antibiotici si è dimostrato particolarmente forte nei bambini senza storia familiare di asma. Anche il rischio di positività allergica ematica o cutanea è apparso aumentato.


Cliccando sul titolo si può consultare l'abstract dello studio di Bracken.

martedì 12 aprile 2011

Obesita' Infantile...

Dati preoccupanti a proposito di obesità infantile, in Italia. Sarebbero un milione i bambini in sovrappeso, e ben 400mila addirittura obesi. Un trend in crescita, determinato soprattutto da cattive abitudini alimentari e uno stile di vita sedentario. Tutto cio' emerge dal progetto “Okkio alla salute”, che per il secondo anno consecutivo ha raccolto i dati relativi alla diffusione dell’obesità in età pediatrica, per conto del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (CNEPS), dell’Istituto superiore di Sanità.
L'obesità sta divenendo un problema sempre più pressante oggi in Italia e la vediamo giornalmente in ospedale, nei nostri piccoli pazienti , per strada. Urge , con i numeri che risaltano dal rapporto, una pianificazione sanitaria pediatrica seria che rivaluti sia la sana alimentazione meditteranea, sia la sorveglianza di questi bambini negli ambulatori pediatrici, in famiglia.

Cliccando sul titolo si può leggere il rapporto dell Istituto Superiore di Sanità.

venerdì 25 febbraio 2011

Late Preterm

E’ opinione comune che i prematuri siano bambini molto piccoli , di bassissimo peso con grandi problematiche e che siano una quota minima di nascite. Ma la realtà è ben diversa. Si stima che l’aumentata incidenza di nascita premature registrata negli ultimi anni (9.1% nel 1981 à 12.7% nel 2006) sia per i 2/3 riferibile all’aumentata incidenza di nascite late pre-term (+ 25% circa dal 1990).La mortalità neonatale (n° morti tra neonati di 0-27 gg età cronologica x 1000 nati vivi ) da 3 a 4,6 volte maggior rispetto a quella dei neonati a termine.

Ma chi sono i neonati Late preterm o Near term?

I nati LATE PRETERM sono neonati di età gestazionale compresa tra la 34°+0 e la 36°+ 6 settimana. Rappresentano una categoria di neonati con proprie peculiarità, in particolare risultano avere un rischio superiore, rispetto ai nati a termine, di sviluppare problematiche post natali come:

1) Instabilità nella termoregolazione.
Nel neonato late preterm si osserva
° Ridotta quantità e immaturità del t adiposo bruno
° Ridotta concentrazione di ormoni correlati al suo metabolismo (PRL, leptina, norepinefrina, T3, cortisolo) che raggiungono il picco al termine della gravidanza
° Ridotta quantità di tessuto adiposo bianco
° Ridotte dimensioni e maggior rapporto tra superficie corporea e peso.

2) Ipoglicemia
Abbiamo in questi bambini :
°° Immaturità della glicogenolisi e gluconeogenesi epatica
°° Immaturità della lipolisi
°° Disregolazione ormonale

La glicemia rapidamente raggiunge il nadir 1-2 h dopo la nascita e rimane bassa fino a che non si instaura un compenso metabolico o un rifornimento di glucosio esogeno.
Dunque il late preterm ha un maggior rischio di Ipoglicemia precoce

3) Distress respiratorio
caratterizzato da :
• apnee, tachipnea transitoria, prolungata somministrazione di ossigeno e ricorso alla Ventilazione meccanica e ricovero in terapia intensiva neonatale. Cio’ è dovuto al fatto che lo sviluppo degli alveoli polmonari inizia solo dopo la 36° settimana e si completa verso i 18-24 mesi di vita e il neonato late preterm dopo la nascita presenta ancora una struttura polmonare di tipo fetale ed una capacità funzionale immatura con
– ritardo nel riassorbimento del fluido intra-polmonare
– insufficienza relativa del surfactante
– scambi gassosi inefficienti.


4) Ittero più frequenti e più prolungati rispetto al n. a termine
Dovuto ad immaturità funzionale e ridotta concentrazione della glicuronil-transferasi epatocitaria
Maggior suscettibilità al danno neurologico (KERNICTERUS) da iperbilirubinemia

5) Difficoltà nell’alimentazione
I late preterm si adattano rapidamente alla nutrizione enterale inclusa la digestione e l’assorbimento di lattosio, proteine e lipidi.Tuttavia presentano immaturità gastrointestinale (ridotta maturazione neuronale, incoordinazione tra suzione, respirazione e deglutizione, immaturità della peristalsi e della funzione sfinteriale gastro-intestinali, ridotta frequenza delle evacuazioni)

6) I neonati late preterm nascono prima che si sia completato lo sviluppo del sistema nervoso. Presentano un maggior rischio di
• paralisi cerebrale,
• disordini del linguaggio,
• handicap neurologici,
• problemi comportamentali e nelle specifiche competenze (comportamentali, scolastiche, sociali e globali).

I nati late preterm o near term sono un subset di prematuri in significativo aumento negli ultimi anni nel mondo industrializzato e presentano accanto ad una elevata morbilità una bassa prevalenza di allattamento al seno. Non è noto tuttavia, se le madri che partoriscono late preterm siano ad aumentato rischio di distress psicologico e quanto questo condizioni il successo dell’allattamento.
Studi preliminari indicano come i nati late preterm, e le loro madri presentino fattori di rischio che influenzano lo stabilirsi di un efficace allattamento al seno, siano soggetti a un precoce fallimento dell’allattamento al seno e abbiano aumentata morbidità ad essi associata.
Nelle madri che partoriscono late preterm i fattori di rischio più studiati in rapporto al fallimento dell’allattamento al seno includono complicazioni in gravidanza, parto cesareo, ospedalizzazione del neonato, separazione della madre dal bambino, difficoltà famigliari e l’inefficace suzione del bimbo non a termine che provoca la diminuzione della lattogenesi.

Diversi studi caso-controllo hanno identificato la nascita late preterm quale significativo fattore di rischio per successivi ricoveri nel periodo neonatale (circa 2 volte in più rispetto ai neonati a termine) Le infezioni neonatali sono risultate circa 5 volte più frequenti e quasi un terzo delle riammissioni in ospedale (3,5 % dei casi rispetto al 2% dei nati a termine) è dovuto alla presenza di un’infezione. In alcuni lavori l’incidenza delle sepsi è segnalata essere pari al 5,9%. Tuttavia pochi sono i dati in letteratura sul rischio infettivo precoce e tardivo e sull’esito delle sepsi in questa categoria di neonati. In un recente studio osservazionale su circa 120.000 nati late – preterm l’incidenza delle sepsi early-onset e late-onset nei primi tre mesi di vita è risultata pari a 4,4/1000 e 6,3/1000 rispettivamente.I germi principalmente implicati sono stati i Gram-positivi (Streptococco di gruppo B, Stafilococco aureo); tra i Gram-negativi il più frequente è risultato E. Coli. Le infezioni da Candida hanno rappresentato lo 0,8% di tutte le infezioni early-onset.
Si è visto che i late preterm mai ricoverati nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) sarebbero quelli a maggior rischio mentre i late preterm con brevi ricoveri in Tin possono essere ad aumentato rischio di riammissione ospedaliera rispetto agli altri ricoverati.

Tra le principali diagnosi al momento del ricovero:
– ittero
– sospetta o accertata sepsi
– difficoltà nell’alimentazione
– Scarso accrescimento

Fattori di rischio per successivi ricovero:
– Primogenitura
– Allattamento al seno al momento della dimissione
– Parto o travaglio complicati
– Dimissione precoce (< 48 ore)
– Ricovero in reparti diversi dalle Tin.

Sebbene i costi relativi a ciascun neonato late preterm, considerato individualmente, siano mediamente inferiori rispetto a quelli relativi a ciascun neonato con maggior grado di prematurità la spesa complessiva relativa all’intera popolazione dei neonati late preterm costituisce una parte importante delle spese relative a tutte le nascite premature poiché tale popolazione è percentualmente significativa. Dunque l’unica strategia utile è comprendere i motivi alla base delle nascite late pre-term (fattori di rischio ed eziologie associate sia materne che fatali) per sviluppare comportamenti tesi a prevenire queste nascite, gestendo nel miglior modo possibile le gestazioni.

Bibliografia essenziale:
Ryan W et al. Rev Obstet Gynecol. 2010;3(1):10-19
Tonse N.K. Et al. Pediatrics 2006:118:1207-1214
Martin JA et al. Pediatrics 2008:121:788-801
Escobar GJ et al. Pediatrics. 1999;104(1).
Escobar GJ et al. 2005;90:125-131
Escobar GJ et al.Semin Perinatol. 2006;30:28-33
Kramer MS et al.JAMA.2000;248:843-849
Martin JA et al. Natl Vital Stat Rep.2005;54(2):1-116
Lau C, Hurst NM, Burns P, Schanler RJ.In: Pickering LK, Morrow AL,
Ruiz-Palacios GM, Schanler RJ, eds.New York: Kluwer Academic/Plenum; 2004:554, 313-316.
Furman L.National Institutes of Health Grant Number 1R21HD057475. Bethesda, MD: 2007.
Shapiro-Mendoza CK.Pediatrics 2008; 21: e223-e232.
J Perinat Med,2009
Ped Infect Dis J 2009
Institute of Medicine, Committee on understanding Premature Birth and Assuring Healthy Outcomes. Preterm Birth: Causes, Consequences and Prevention. Behrman RE, Butler AS, eds. Washington, DC: National Academies Press;2007

mercoledì 5 gennaio 2011

La musica di Mozart aiuta il peso dei prematuri

Che la musica aiutasse a curare varie patologie è noto da molto tempo. La musicoterapia è utilizzata per l’influenza che avrebbe sullo sviluppo cerebrale del bambino,sul controllo del dolore nei pazienti oncologici, ma che un tipo di musica classica, ed in particolare quella di Mozart avesse proprietà terapeutiche particolari è più singolare,anche se l' Effetto Mozart è noto ormai da molto tempo . Ora una nuova ricerca , pubblicata su Pediatrics dai ricercatori del Tel Aviv Sourasky Medical Center in Israele , rivela che la musica del compositore favorisce l’aumento del peso dei neonati prematuri . La ricerca è stata condotta su 20 bambini nati prematuri, ma in buone condizioni di salute, cui gli studiosi hanno fatto sentire un cd di mozart per 30 minuti al giorno, mentre misuravano la loro attività metabolica. Dopo i primi 10 minuti di ascolto, è emerso che il metabolismo dei neonati rallentava dal 10 al 13%, il che consentiva loro di acquistare peso. Secondo gli studiosi il cosiddetto "effetto Mozart" sarebbe dovuto all`influenza che la struttura delle sue composizioni musicali - che tendono a ripetere frequentemente la stessa linea melodica - eserciterebbe sul cervello dei bambini: il rilassamento indotto si ripercuoterebbe anche sul loro metabolismo.
Gli autori spiegano: ''Il nostro studio indica che la musica di Mozart potrebbe favorire l'aumento di peso e la crescita dei neonati prematuri, anche se ulteriori studi sono necessari per confermare l'efficacia della terapia musicale''.

Cliccando sul titolo potrete leggere l’articolo , full text, pubblicato su Pediatrics

martedì 4 gennaio 2011

La Carta dei Diritti del Bambino Prematuro

Il problema della nascita pretermine, cioè prima della 37esima settimana di gestazione, riguarda ogni anno nel mondo 13 milioni di bambini, di cui 500mila in Europa e 40mila in Italia (il 6,9% delle nascite che avvengono nel nostro Paese). «Ci sono diversi fattori che influiscono e portano a un parto prematuro - spiega Giorgio Vittori, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia -. Oltre alle cause e le patologie che possono colpire la madre, il feto o entrambi, in questi ultimi anni hanno senz'altro inciso le nascite tramite fecondazione assistita, che nel 30% dei casi avvengono pretermine, anche per il numero di parti gemellari pari al 50%. Bisogna quindi limitare il numero di embrioni impiantati in alcuni casi. Ad incidere poi può essere una gravidanza male organizzata a livello assistenziale e le malattie sessualmente trasmesse». Il tasso dei prematuri che muoiono nel primo anno di vita è alto: nel mondo si calcolano quattro milioni di decessi, in Italia la mortalità nel primo anno è pari al 3,7%, il 71,2% nel primo mese. Molti dei piccoli che sopravvivono si trovano a dover convivere con disabilità più o meno gravi per il resto della vita. «Ma oltre ai grandi prematuri non bisogna dimenticare i cosiddetti late preterm, cioè quei bambini nati nelle tre settimane precedenti il termine previsto - dice Francesco Macagno, neonatologo -. Questi hanno infatti tassi di mortalità e disabilità molto più alti dei bambini nati a termine e sono tanti». (Fonte: Ansa)

Il "Manifesto dei diritti del bambino nato prematuro", presentato in Senato, assegna, da oggi all'Italia, il ruolo di Paese guida a livello mondiale nella predisposizione di una roadmap codificata e di misure concrete per affrontare il problema della prematurità, un problema globale che riguarda, attualmente, circa 13 milioni di bambini ogni anno in tutto il mondo, 500 mila soltanto in Europa. Ed e' attraverso la Carta dei diritti del bambino nato prematuro, cuore pulsante del Manifesto, che si vuole affermare il diritto prioritario del bambino il quale "deve, per diritto positivo, essere considerato una persona" (art.1) e deve poter "nascere nell'ambito di un sistema assistenziale che garantisca loro sicurezza e benessere, in particolare, nelle condizioni che configurino rischio di gravidanza/parto/nascita pretermine, di sofferenza feto-neonatale e/o di malformazioni ad esordio postatale" (art.2).
Il documento rappresenta il risultato dell'impegno profuso in questi mesi dal primo Advisory Board composto da neonatologi, ginecologi, esperti internazionali, Organizzazione mondiale della sanità e genitori e creato per contribuire alla definizione di proposte destinate ad essere condivise con le istituzioni, le quali dovranno tradurle in strumenti legislativi a tutela delle famiglie colpite dalla prematurità. Un obiettivo reso possibile grazie all'iniziativa dell'associazione Vivere Onlus, organizzazione di coordinamento nazionale delle associazioni per la neonatologia con il patrocinio del Senato della Repubblica, dell'Associazione parlamentare per la difesa e la tutela del diritto alla prevenzione, di Save the children Italia, della Societa' Italiana di neonatologia (Sin), della Società italiana di ginecologia ostetricia (Sigo) e con il supporto incondizionato di Abbott, azienda globale impegnata nello sviluppo di nuovi farmaci e nell'introduzione di tecnologie all'avanguardia nel settore della salute.

Capire che il nenonato è una persona a tutti gli effetti è il punto di partenzza. Inoltre, “il neonato prematuro ha diritto al contatto immediato e continuo con la propria famiglia, dalla quale deve essere accudito” (art.4) e “ogni neonato prematuro ha diritto a usufruire dei benefici del latte materno durante tutta la degenza e, non appena possibile, di essere allattato al seno della propria mamma” (art.5)”.
“Considero questo documento come un lusinghiero primato italiano – ha detto Antonio Tomassini, presidente della Commissione Sanità del Senato – e mi auguro che possa costituire uno stimolo per sviluppare anche negli altri Paesi politiche di sostegno ai bambini nati prematuri e alle loro famiglie”.

Auspichiamo che questa grande iniziativa aiuti veramente i bambini prematuri, materializzandosi in ausili alle Terapie intensive neonatali come apparecchiature, incubatrici, respiratori , infermiere e neonatologi. Una TIN ha bisogno di tante cose , oltre che aiuti morali, e le Tin sono in numero esiguo rispetto alle nascite premature, aumentate negli ultimi anni.