martedì 29 giugno 2010

Le Gastroenteriti da Rotavirus

La gastroenterite virale è la causa più frequente di diarrea infettiva negli USA. Quattro categorie di virus sono ritenute responsabili della gastroenterite: i rotavirus, i calicivirus (incluso il virus di Norwalk), l'adenovirus enterico (sierotipi 40 e 41) e gli astrovirus. I virus causano la malattia infettando gli enterociti dell'epitelio villoso del piccolo intestino. La distruzione delle cellule di questo strato causa una trasudazione di liquidi e sali nel lume intestinale.
I rotavirus sono la causa più frequente della grave diarrea disidratante nei bambini piccoli (picco d'incidenza, 3-15 mesi). Sono altamente contagiosi e la maggior parte delle infezioni avviene attraverso una via di trasmissione orofecale.Provocano ogni anno circa 25 milioni di visite mediche, 2 milioni di ricoveri ospedalieri e 600.000 decessi, soprattutto nei bambini sotto i due anni di età. L’85% di questi decessi si osservano nei Paesi in via di sviluppo.
Anche nei Paesi ad alto reddito, la gastroenterite da rotavirus è molto diffusa, ma raramente letale. In Italia è stato stimato, attraverso un modello matematico, che ogni anno si verificano oltre 300.000 casi che vengono gestiti a domicilio, oltre 80.000 visite mediche, circa 10.000 ricoveri ospedalieri e 10 decessi causati dalle infezioni da rotavirus.
Il rotavirus è un virus a RNA della famiglia dei Reoviridae. I gruppi da A a C sono patogeni per l’uomo. L’infezione da rotavirus è ubiquitaria. Si tratta di un’infezione endemica. La trasmissione dell’infezione avviene per via oro-fecale ma è possibile anche la trasmissione per via respiratoria o per contatto. Il tempo di incubazione è di 36-48 ore e il paziente infetto può eliminare il virus attraverso le feci per 2-5 giorni dopo l’arresto della diarrea.

La maggioranza delle infezioni causata da enteropatogeni virali è asintomatica. Nelle infezioni sintomatiche, la diarrea acquosa è il sintomo più frequente; le feci raramente contengono del muco o del sangue. I reperti obiettivi, le membrane mucose secche, la tachicardia,le pliche cutanee persistenti addominali, sono aspecifici e correlati al grado di disidratazione. I lattanti e i bambini piccoli affetti da una gastroenterite da rotavirus possono avere una grave diarrea acquosa che dura da 5 a 7 giorni e causa una disidratazione isotonica. Il vomito si verifica nel 90% dei pazienti e la febbre > 39°C si verifica in circa il 30% dei casi.
Un recente studio prospettico [5], che ha studiato per 10 anni una coorte di 1931 bambini portatori di genotipo HLA associato alla malattia celiaca, ha rilevato un’associazione tra il rischio di sviluppare la celiachia in bambini geneticamente predisposti e la frequenza di infezioni da rotavirus. È ipotizzabile che quando un soggetto predisposto alla celiachia viene infettato dal Rotavirus, produce anticorpi che riconoscono una proteina la Vp7, ma riconoscono anche una proteina simile presente sulle cellule del rivestimento del canale intestinale, slatentizzando la malattia.

Quasi la totalità della popolazione è esposta all’infezione da rotavirus entro i primi anni di vita. L’incidenza è maggiore nel bambino e nel lattante.
La diagnosi viene comunemente effettuata ricercando gli antigeni specifici del rotavirus in campioni fecali con tecniche immunoenzimatiche (ELISA) o di agglutinazione al lattice.


Reidratazione e realimentazione sono i capisaldi del trattamento delle diarree acute.
Per raggiungere la guarigione, devono essere reintegrati i liquidi escreti e deve essere ristabilito un adeguato equilibrio nutrizionale, garantendo un appropriato apporto calorico.
Pertanto, in fase di allattamento, i bambini devono continuare ad essere allattati a richiesta anche durante la reidratazione. Per quanto riguarda il bambino a dieta solida, non è necessario effettuare alcuna modificazione dietetica salvo l’eliminazione di cibi e bevande ricchi di zuccheri semplici che possono aggravare la diarrea per il loro effetto osmotico. Non è necessario somministrare farmaci.
Esistono in commercio due vaccini, Rotarix e Rotateq, che vanno somministrati entro le 24-26 settimane di vita in due dosi.

Bibliografia essenziale

1) http://www.who.int/vaccine_research/diseases/diarrhoeal/en/print.html
2) CJ Williams. New rotavirus vaccines protect against diarrhoea in children. Eurosurveillance, 2006; 11(1).
3) Parashar UD, Alexander JP, Glass RI; Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP), Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Prevention of rotavirus gastroenteritis among infants and children. Recommendations of the Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP). MMWR Recomm Rep. 2006;55(RR-12):1-13.
4) Tozzi E e coll. Le gastroenteriti da Rotavirus (pagina web ad accesso ristretto). Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Formazione continua in pediatria, 2006;1(4):190-206.
5) Stene LC, Honeyman MC, Hoffenberg EJ et al. Rotavirus infection frequency and risk of celiac disease autoimmunity in early childhood: a longitudinal study. Am J Gastroenterol, 2006;101:2333-40.
6)Ruiz-Palacios GM, Perez-Schael I, Velazquez FR et al; Human Rotavirus Vaccine Study Group. Safety and efficacy of an attenuated vaccine against severe rotavirus gastroenteritis. N Engl J Med, 2006;354:11-22.
7) Vesikari T, Matson DO, Dennehy P et al. Rotavirus Efficacy and Safety Trial (REST) Study Team. Safety and efficacy of a pentavalent human-bovine (WC3) reassortant rotavirus vaccine. N Engl J Med, 2006 5;354:23-33.

sabato 12 giugno 2010

La Tosse nel bambino

La tosse costituisce un meccanismo di difesa per espellere dalle vie aeree secrezioni in eccesso e materiale estraneo, tuttavia quando assume carattere continuo e violento, la tosse diviene un sintomo estremamente fastidioso. Libera, cioè, le vie aree da una accumulo di muco, dalla presenza di bolo alimentare che non prenda la via dell'esofago o dalla presenza di sostanze irritanti per la mucosa. Numerose sono le patologie, di varia gravità, che possono presentare tosse come sintomo principale o secondario. Indipendentemente dalla causa che la determina, la tosse è un riflesso vagale. Pertanto la tosse è tipicamente evocata dalla stimolazione di recettori situati a livello della laringe e dell’albero tracheo-bronchiale. Poiché, tuttavia, le terminazioni sensoriali del vago possono innervare anche distretti extra-respiratori, non è raro osservare la presenza di tosse anche in corso di patologie non respiratorie. La tosse è un riflesso di difesa delle vie aeree costituito, come tutti i riflessi, da una via afferente, rappresentata, appunto, dal nervo vago, da un centro di integrazione bulbo-pontino, e da una via efferente somatica. E’ interessante notare come numerose evidenze sperimentali indichino che la stimolazione dei recettori vagali situati a livello del polmone profondo non provochi tosse bensì altre risposte riflesse di tipo cardio-respiratorio. Recettori per la tosse sono stati individuati anche in altri siti anatomici, dotati di innervazione vagale, quali la membrana timpanica, il canale uditivo, e il tratto digerente superiore.
I recettori implicati nella genesi della tosse sono polimodali, in quanto possono essere attivati da stimoli di natura diversa: irritanti meccanici e chimici, mediatori dell’infiammazione, materiale endoluminale, ed eventi meccanici che comportano ampie modificazioni del volume polmonare e/o variazioni conformazionali della parete bronchiale.

La tosse è uno dei sintomi di più frequente riscontro in pediatria: questo sintomo colpisce fino al 25% dei bambini in età scolare e prescolare e rappresenta la causa principale delle visite ambulatoriali.
La tosse puo’ essere prevalentemente acuta e cronica, secca e stizzosa oppure catarrale e produttiva.
Se la tosse è abbaiante e secca può trattarsi di una infiammazione della laringe, provocata in genere da virus.
Se però questo tipo di tosse è accompagnata da febbre alta (> 39° C), difficoltà respiratoria e compromissione dello stato generale potrebbe trattarsi di una grave forma di epiglottidite acuta provocata da un germe di nome Haemophilus Influaence.
La tosse catarrale, insistente, prevalentemente notturna o al risveglio, molto frequente in età pediatrica, è associata ad infezioni delle vie aeree superiori: infatti quando il Bambino è disteso le secrezioni si accumulano e la tosse peggiora.
La tosse "convulsa", cioè una successione di colpi di tosse secca seguiti da "urlo inspiratorio", è tipica della Pertosse.
La tosse secca con sibili e fischi, spesso accompagnata da affaticamento respiratorio, è presente nell'asma e può essere scatenata dall'esercizio fisico o da allergeni tipo Acari. E’ la tosse legata alla conseguenza di un’intolleranza o di una vera e propria allergia.

Comunque in tutte le fasce di età pediatrica la causa più frequente di tosse acuta è rappresentata dalle infezioni vitali a carico delle vie aeree superiori, in particolare quelle causate da Virus Respiratorio Sinciziale, Rinovirus, Adenovirus e Virus Parainfluenze. Durante queste infezioni, la tosse si manifesta in maniera stizzosa, è secca o scarsamente produttiva e si accompagna a sintomi generali (febbricola, astenia), ostruzione nasale o rinorrea. Generalmente la tosse tende a risolversi spontaneamente in una o due settimane. Tuttavia, particolarmente nei bambini in età scolare, queste infezioni possono recidivare anche 6-8 volte l’anno, specie durante il periodo invernale, causando episodi acuti di tosse ricorrente che possono in seguito trasformarsi in forme croniche, persistenti. Di regola, un bambino che manifesta tosse secca da meno di 3 settimane e che presenta con segni e sintomi di un’infezione virale delle vie aeree superiori, non necessita di accertamenti diagnostici se non concomitano altri reperti obbiettivi o importanti sintomi sistemici. Al contrario, nel caso di febbre elevata e di reperti patologici all’esame obbiettivo del torace, quali un’alta frequenza respiratoria > di 25-30 atti il minuto o la presenza di rumori respiratori accessori, è necessario eseguire indagini diagnostiche di approfondimento esami ematochimici, ricerca di anticorpi
specifici verso agenti infettivi, radiografia del torace per escludere la presenza di un’eventuale patologia broncopolmonare dovuta ad un’infezione batterica.

Cause meno frequenti di tosse acuta sono rappresentate dall’inalazione accidentale di corpi estranei e dall’esposizione ad agenti irritanti ambientali, in particolare al fumo passivo di sigaretta. La tosse cronica o persistente rappresenta non solo motivo di preoccupazione per i genitori, ma è anche una causa rilevante di disturbo nella vita del bambino.Le cause più frequentidi tosse cronica e possono presentarsi con frequenza differente nella prima infanzia, in età prescolare e scolare. Generalmente, le cause più frequenti di tosse cronica, considerando tutte le fasce di età pediatriche, sono rappresentate dalle infezioni delle vie aeree superiori ed inferiori, dall’asma bronchiale, dalle patologie che determinano rinorrea posteriore (rinite acuta e cronica, allergica, vasomotoria, sinusite acuta e cronica, poliposi nasale) e dalla malattia da reflusso gastro-esofageo.
Poiché la tosse è un riflesso naturale protettivo, sopprimerlo può avere effetti deleteri, specialmente se la tosse è produttiva. Inoltre, la tosse può richiedere cure specifiche. Queste devono essere indirizzate il più possibile alla causa. I farmaci che sopprimono la tosse come la codeina o il destrometorfano sono prescritti di consueto. Altre terapie possono mirare a sedare un'infiammazione delle vie respiratorie o favorire ad espettorare il muco.
I farmaci soppressori della tosse a livello centrale sono la codeina e il destrometorfano. Essi vanno sempre usati con molta oculatezza nei bambini per i quali si preferisce il destrometorfano, farmaco simile alla morfina ma senza effetti sedativi e analgesici. Gli effetti indesiderati di questi due farmaci sono essenzialmente legati ad un loro sovradosaggio e consistono, per il destrometorfano, in euforia e agitazione, mentre per la codeina, anch’essa derivata dalla morfina, depressione respiratoria aggravata spesso dalla contemporanea somministrazione di paracetamolo, entrambe farmaci metabolizzati dal fegato la cui attività enzimatica, nel bambino, è inferiore rispetto all’adulto.
Molto più usati, nei bambini, sono i mucolitici e gli espettoranti. Tra gli espettoranti si usa la guaifenesina che riduce l’adesività del muco e lo fluidifica facilitandone l’espulsione; tra i mucolitici si usa più frequentemente l’acetilcisteina che riduce la viscosità del muco modificando la sua composizione molecolare. Tali farmaci, usatissimi anche in pediatria, non sono esenti da effetti collaterali, soprattutto se usati in contemporanea con antibiotici come eritromicina e ampicillina.

mercoledì 2 giugno 2010

Rapporto State of Mothers 2010

Una sfida quotidiana. E’ questa la sconsolante conclusione a cui perviene l’organizzazione internazionale indipendente Save the Children, che da anni si occupa della difesa e promozione dei diritti dei bambini e della salute materno-infantile. Il rapporto State of Mothers 2010, stilato da Save the Children, non prende esclusivamente in considerazione le aree più depresse e povere del mondo, dove ancora oggi 50 milioni di donne partoriscono senza alcuna assistenza professionale e magari senza aver ricevuto alcun controllo durante il puerperio, ma si sofferma anche ad analizzare la condizione delle madri e le politiche sociali di sostegno alla maternità nei Paesi occidentali industrializzati,dove da tempo i governi hanno intrapreso politiche sociali e introdotto nei loro ordinamenti leggi volte ad assicurare alle madri e ai loro bambini elevati standard di benessere, di cure ed istruzione adeguate.

In questi Paesi del Nord Europa (Norvegia, Islanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Germania) e dell’Oceania ( Australia e Nuova Zelanda) diventare ed essere madri non è né una sfida né un privilegio, bensì un diritto. In questi Paesi la maternità non è vissuta come un qualcosa che “capita”, ma sono le donne che decidono di “scegliere” di concepire un figlio quando le condizioni, economiche, lavorative e familiari, glielo consentono.
Ben diversa la condizione delle mamme nei Paesi in via di sviluppo, dove sono più di 350.000 le donne che ogni anno perdono la vita in conseguenza della gravidanza o per complicazioni legate al parto. E se muoiono le mamme, conseguenza inevitabile che periscano anche i bambini. Sono 8,8 milioni i bambini che ogni anno muoiono prima di aver compiuto i 5 anni di età e di essi, il 41 per cento non sopravvive al primo mese di vita. Il 99 per cento delle morti materno-infantili, cita Save the Children, si registrano in quei Paesi in via di sviluppo dove le donne e i bambini non possono contare su cure minime essenziali nè durante la gravidanza né al momento del parto né tanto meno subito dopo la nascita.
L’Italia in questa statistica si posiziona al 17esimo posto dell’Indice delle Madri, e molto buoni rispetto ad alcuni singoli parametri, come per l’appunto il rischio di mortalità materna, il tasso di mortalità infantile (4 su 1000 nati vivi), o i tassi di iscrizione alla scuola secondaria (100%). Se però spostiamo lo sguardo sulle condizioni sociali delle donne e dei bambini, scopriamo che un numero non insignificante di questi non vive per niente bene e che è in ripresa la povertà fra le madri, soprattutto con bambini. Sono 4.2 milioni le donne povere nel nostro Paese e circa 1.678.000 di loro sono madri. I dati evidenziano che in Italia la maternità può diventare causa di povertà per molte donne oltre a incidere anche sui livelli occupazionali femminili, che diminuiscono sensibilmente.
Se si vuole contrastare la povertà delle donne-madri, diventa cruciale e urgente l’adozione di politiche di sostegno, che agevolino l’accesso al lavoro e ai servizi.


Ciccando sul titolo si puo’ leggere il rapporto …I’m sorry , in English!