mercoledì 28 agosto 2013

Tre bicchieri di latte al giorno, calcio, grassi e altro

“Questa raccomandazione dei tre bicchieri di latte al giorno è forse il consiglio che da sentiamo più spesso nel corso dell’ultimo mezzo secolo“, sostiene il Dottor David Ludwig, autore dell’editoriale pubblicato sulla rivista JAMA Pediatria proprio oggi. Ludwig è il direttore del New Balance Foundation Obesity Prevention Center all’Ospedale Pediatrico di Boston. “Di conseguenza, le persone consumano miliardi di litri di latte all’anno, presumibilmente ipotizzando che senza questa fonte di calcio le loro ossa possano subire dei danni irreversibili“. Ovviamente si consiglia di bere latte a ridotto contenuto di grassi, che sarebbe già un ottimo modo per soddisfare le linee guida assumendo latticini ma evitando anche di fare il pieno di grassi saturi che, sappiamo, sono legati all’aumento di peso e alle conseguenti malattie cardiache. Ma quando il latte o i prodotti a base di yogurt sono “light”, cioè a ridotto contenuto di grassi, spesso sono ricchi di dolcificanti, che effettivamente danno loro un sapore migliore, ma aggiungono comunque zucchero e calorie. “La bevanda peggiore è il cioccolato al latte parzialmente scremato: contiene comunque dei grassi, ed è meno gustoso“, spiega Ludwig “Quindi, per invogliare i bambini ad assumerne almeno 3 porzioni al giorno, si sceglie la bevanda dolcificata con lo zucchero“. Una tazza di latte al cioccolato a basso contenuto di grassi contiene 158 calorie, di cui 68 provenienti da grassi solidi e zuccheri aggiunti, secondo l’USDA (“Nutrient Database for Standard Reference” del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti). In confronto, una tazza latte parzialmente scremato (al 2%) contiene 122 calorie, di cui solo 37 da grassi solidi e zuccheri aggiunti, ma ha molto meno sapore. Le persone che seguono una dieta di alta qualità – cioè coloro che assumono una quantità adeguata di proteine, di vitamina D e di calcio da alimenti sani come verdure a foglia verde, legumi, noci e semi – possono ricevere poco o addirittura alcun beneficio aggiuntivo a livello nutrizionale consumando le “fatidiche” tre porzioni di latticini al giorno, sostiene il Dottor Ludwig. “Il punto è che si può ottenere molto calcio da tutta un’altra serie di alimenti“, spiega il medico, che è anche professore di pediatria presso la Harvard Medical School e professore di nutrizione presso la Harvard School of Public Health. “Su di un grammo per grammo base, il cavolo cotto ha più calcio del latte, ma ci sono anche le sardine, le noci, i fagioli e tantissime verdure a foglia verde: sono tutte ottime fonti di calcio e non sono latticini“. Questo è certamente vero per i puristi della dieta sana e naturale, ma per molti cittadini, il latte di mucca è poco costoso e, contemporaneamente, una fonte facilmente accessibile di importanti sostanze nutritive. Ecco perché il Dottor Ludwig avverte che le persone che seguono una dieta di scarsa qualità – specialmente se sono bambini – il latte è un alimento ancora molto importante. “Per un bambino o un adulto – ma soprattutto un bambino – che segue una dieta povera di elementi nutritivi, tre tazze al giorno di latte possono ancora essere la soluzione più utile“. “Il problema è che non siamo in grado di giudicare la nostra qualità di alimentazione”, ha commentato a tal proposito Greg Miller, vice presidente esecutivo del National Dairy Council. “Per eliminare i latticini ma continuare ad assumere i livelli raccomandati di elementi nutritivi come il calcio, la vitamina D e le proteine, richiederebbe un grande cambiamento nella dieta per molti individui” ha aggiunto. In effetti, l’attuale assunzione raccomandata di calcio per gli adulti, è di 1.000 milligrammi al giorno per persone di età compresa fra i 19 e i 50 anni, mentre per quelli di età superiore a 50 anni, è di 1.200 milligrammi al giorno. Una porzione di cavolo lessato contiene circa 100 milligrammi di calcio, una tazza di latte scremato (al 2%) invece ne contiene circa 300 milligrammi. “E i bambini soprattutto, non sembrano mai avere intenzione di iniziare a mangiare cavoli e spinaci” ha constatato Miller. Varie ricerche hanno stabilito un collegamento fra bibite gassate, succhi di frutta, bevande sportive e drink energetici con l’aumento di peso, il diabete e le malattie cardiache, spingendo realtà come il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e la American Academy of Pediatrics a consigliare ufficialmente di limitare le bevande che contengono calorie. Tuttavia, il latte – anche quado si tratta di cioccolato al latte zuccherato – è in genere lasciato fuori dall’argomento. “Si tratta della necessità di modificare vecchie abitudini collegate al consumo di latte, che servono solo per convincere la gente a berne” ha commentato in proposito la Dottoressa Madelyn Fernstrom, specialista di nutrizione certificata. “Molti nutrizionisti incoraggiano le tre porzioni di latticini al giorno ad ogni costo“, sostiene la Fernstrom “anche se questo significa l’aggiunta di dolcificanti non naturali come quello al cioccolato o l’aroma di fragola per latte o yogurt, in modo da renderlo abbastanza appetibile sia per i bambini che per gli adulti” ha aggiunto la Dottoressa. “Quindi questa nuova idea di minimo contenuto di grassi, a causa del latte zuccherato o del cioccolato al latte, vede vanificarsi ogni buona intenzione. Si sta eliminando il grasso, questo è vero, ma si sta sostituendo con zucchero aggiuntivo” ha aggiunto la nutrizionista. “E’ lo stesso con lo yogurt, anche: l’aggiunta di zucchero o di un dolcificante alla vaniglia, fragola, banana, in molti casi supera il fattore nutrizionale del latte rendendolo più che altro dannoso”. Non importa quale prodotto lattiero-caseario si sta scegliendo, è importante che abbia un basso contenuto di grassi ma che sia anche senza zucchero, perché eliminare i grassi nello yogurt e nel latte aggiungendo però gli zuccheri, può diventare problematico quando si tratta della salute del cuore. Ricordate anche che il latte non caseario, come quello di soia o di mandorle è un’opzione accettabile, anche se dovete tenere a mente che sono buone fonti di calcio, ma povere di proteine. Miller sostiene che incentivare i bambini a smettere di bere bevande zuccherate come le bibite gassate sia una battaglia più grande di quella intrapresa contro i latticini aromatizzati e zuccherati. Nel suo editoriale, il Dottor Ludwig consiglia di ampliare la prescrizione corrente da “tre” a “da zero a tre” e la Dottoressa Fernstrom concorda, sostenendo che può avere un senso per alcune persone. “Questo dipenderà dalla qualità della vostra dieta generale“, ha commentato la Fernstrom. “Ma in tutti i casi, non dimentichiamoci che i prodotti lattiero-caseari restano parte integrante di una dieta equilibrata“.

sabato 17 agosto 2013

Novità sulla diagnosi di celiachia

La Celiachia riconosce come unica terapia la completa assenza del glutine dalla dieta per non avere sintomi ma deve essere diagnosticata presto per ridurre al minimo i sintomi.Il primo approccio avviene a partire dal dosaggio degli anticorpi anti-transglutaminasi e anti-endomisio: ritenuti marcatori sierologici di grande affidamento, mentre fino a 20 anni fa l'esame più attendibile era la biopsia intestinale.Ma la ricerca va avanti e infatti un gruppo di ricercatori dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova ha scoperto la positività dei celiaci agli anticorpi diretti contro il rotavirus, responsabile delle più diffuse forme di gastroenterite virale nei bambini fino ai cinque anni. «Con una semplice analisi del sangue è oggi possibile prevedere l’insorgenza della malattia celiaca nei soggetti geneticamente predisposti con largo anticipo rispetto ai test diagnostici convenzionali - spiega Antonio Puccetti, immunologo clinico e sperimentale coautore dello studio pubblicato su “Immunology Research” . La scoperta rappresenta un importante passo avanti per una diagnosi precoce di celiachia e può essere particolarmente utile in caso di celiachia con sintomatologia atipica extraintestinale o nei casi di celiachia silente. La malattia è spesso subdola e può portare danni notevoli a un organismo in accrescimento: perciò una diagnosi precoce è di particolare rilevanza». Nello studio genovese su 357 bambini, si è visto come il 10% di quelli che si ammalavano di celiachia avevano anticorpi diretti contro la proteina Vp7 del rotavirus: presenti già almeno dieci anni prima della diagnosi e del tutto assenti nei coetanei sani. «Gli anticorpi anti-Vp7 possono destabilizzare la barriera intestinale lasciando aperta una via di ingresso al glutine, contro il quale viene rivolta la risposta infiammatoria che tipicamente si sviluppa da parte del sistema immune dei soggetti celiaci». Della celiachia si sa che alcuni geni del complesso maggiore di istocompatibilità determinano la predisposizione all’intolleranza al glutine: la seconda più diffusa al mondo, dopo quella al lattosio. Potrebbe esistere un altro fattore, genetico o ambientale, che contribuisca alla manifestazione del quadro clinico. Non è da escludere che un ruolo venga giocato proprio dalle infezioni virali, molto diffuse tra i bambini.