martedì 20 gennaio 2009

Come una Guerra!!!

Quasi dieci milioni di bambini muoiono ogni anno nel mondo prima di compiere i 5 anni di vita e tra questi 4 milioni sono neonati con meno di 28 giorni. Il dato e' contenuto nel rapporto Unicef sulla condizione dell'infanzia nel mondo. Le cause di questo agghiacciante fenomeno sono da ricercare nella pessime condizioni igieniche, nelle scarsa nutrizione e nell'insuffienza dell'assistenza sanitaria. Le mamme muoiono soprattutto per malattie e infezioni e per accesso inadeguato ai servizi di assistenza ostetrica e neonatale. In particolare nel 2007 9,2 milioni di bambini sono morti sotto i 5 anni. Africa e Asia rappresentano il 92% di questi decessi.
Agghiacciante!!! La seconda guerra mondiale ha prodotto orrendamente 60 milioni di morti in 6 anni di conflitto. Dobbiamo lottare e aiutare a lottare chi fattivamente lo fa. Organizzazioni Internazionali, Medici, infermieri , agenzie non profit, Croce rossa Internazionale, Unicef, Fao. Ma sembrano non bastare a fermare questo Strage continua...Forse ognuno di Noi dovrebbe impegnarsi donando anche un centesimo o un cicco di riso per ogni bambino che muore.

Cliccare sul titolo per visitare il sito dell'UNICEF

mercoledì 14 gennaio 2009

Febbre da...paura

La febbre nel bambino mette sempre in ansia i genitori. La maggior parte chiama il pediatra entro poche ore dall'inzio dell'innalzamento febbrile. Possiamo spiegare ogni volta che la febbre alta non fa venire la meningite, che le convulsioni febbrili non arrecano alcun danno al cervello del bambino, che la malattia non è tanto più grave quanto più è alta la temperatura, che la febbre non si abbassa con gli antibiotici, e cosi’ via, ma questo non cambierà mai l’ansia dei genitori davanti all’aumentare dei decimi sulla colonnina del termometro.

Ma cos’è realmente la febbre?
E’ un innalzamento della temperatura corporea al di sopra dei suoi valori normali, nel bambino 36,5/37°C .
La temperatura corporea può variare da persona a persona e, soprattutto nei bambini può aumentare in seguito a sforzi, assunzione di pasti o bevande calde, riscaldamento eccessivo dell’ambiente, sudorazione , sete. Questo perché l’aumento della temperatura corporea è un meccanismo fisiologico di difesa che possiede l’organismo umano , ma anche di compensazione. Quando la febbre dura da più di 24 ore, allora evidentemente non è solo un fatto momentaneo. Probabilmente dobbiamo scoprirne la causa. Per fortuna, quasi sempre, si tratta di virus, contro i quali non è necessario intervenire con nessun farmaco, difendendo il bambino. Viene considerata febbre la temperatura corporea che supera i 37,5 °C , misurazione cutanea.
La febbre, anche alta, non provoca nessun danno all’organismo umano, a meno che non superi i 43°C. Non provoca meningite o danni cerebrali irreparabili, come è credenza popolare. Può provocare le Convulsioni febbrili anche con temperatura corporea bassa, soprattutto se c’è una familiarità per convulsioni.
La terapia è sintomatica con antifebbrili , ma fondamentale è capire la patologia che ha provocato l’innalzamento della temperatura che ricordo è una risposta fisiologica dell’organismo ad agenti patogeni.

I consigli per fronteggiarla:

° antipiretici che possono anche non abbassare in modo repentino la temperatura. Il paracetamolo puo' essere somministrato ogni 4-6 ore se la febbre supera i 38,5° C.

Ci sono altri farmaci che potete chiedere al pediatra nel caso di non risposta al paracetamolo (tipo Ibuprofene). Ai bambini non si somministrano farmaci come acetilsalicilico , cortisonici, nimesulide.

° il bambino deve bere molto;

° non forzarlo a mangiare;

° non coprirlo eccessivamente, anzi "alleggerire" gli indumenti ;

° se necessario usare spugnature di acqua e alcool su arti e torace, mai sul capo.

far bere il bambino e non costringerlo a letto se desidera muoversi.

Cibo degli Dei..perchè tenerlo solo per i grandi

"Theobroma cacao": questo è il nome scientifico della pianta del cacao.Theobroma significa appunto "cibo degli dei", mentre la parola cacao deriva dal nome originario "xocoatl" con cui gli Aztechi chiamavano la pianta e i suoi derivati. La pianta del cacao è originaria delle zone tropicali del centro-sud America. Gli Aztechi la riservavano, sotto forma di bevanda, ai guerrieri ed ai sacerdoti. Oggi il suo consumo è diffusissimo ma ci sono opinioni contrastanti se permettere il consumo ai bambini: si motiva come una sostanza eccitante, (non va data la sera..), allergizzante , fa venire l'acne giovanile, fa male ai denti e più.
- Non c'è alcuna associazione con l’insorgenza dell’acne ed il cioccolato: un recente rapporto della American Medical Association conferma che l’acne nell’adolescenza è per lo più provocata da fattori ormonali .
- Non fa male ai denti perchè contiene tre sostanze anticariogene: i tannini (che inibiscono lo sviluppo di batteri), il fluoro (presente nella concentrazione di 0,05 mg/100 g) e i fosfati (che agiscono contro gli acidi formati dal metabolismo degli zuccheri) .
- Il Cioccolato è allergizzante meno di altri alimenti e su una scala decrescente viene dopo il pesce, le uova, i crostacei, il latte vaccino, il sedano, le fragole, e molti altri cibi. Di conseguenza è stato calcolato che meno del 2% dei soggetti che soffrono già di allergie (asma, riniti, orticaria) possono essere suscettibili a reazioni allergiche dopo assunzione di cioccolato.
- Contiene le endorfine, sostanze che contrastano il dolore e predispongono al piacere, e la teobromina, in grado di migliorare la concentrazione .
- Contiene serotonina che svolge un ruolo importante nella regolazione dell'umore, del sonno, della temperatura corporea, della sessualità e dell'appetito.
- Il suo tempo di permanenza nello stomaco è di circa due ore , e dunque è digeribile e non contiene colesterolo nella sua forma "fondente".
- il suo potere calorico è alto e va decrescendo dalla cioccolata al latte (100 grammi/540Kcal), fino al cioccolato fondente (100 grammi/530 kcal).
Il cioccolato è un alimento che non provoca problemi di digestione e può tranquillamente essere inserito nella dieta dei bambini, che amano di solito quello al latte che apporta maggiori quantità di calcio, fosforo e vitamina A.
Il migliore sotto il profilo nutrizionale rimane, però, quello fondente, per il suo maggior contenuto di cacao e per l'assenza di colesterolo. E’ opportuno non esagerare con le quantità e, soprattutto, non farlo mangiare prima dei 2-3 anni di età, periodo in cui si possono piu facilmente sviluppare allergie o intolleranze alimentari. Un quadratino al giorno , o cacao sotto forma di torte, dolci vari, biscottini può essere concesso al vostro piccolo.
Non siate egoisti! Concedetelo!

Esistono moltissimi siti dedicati al Cibo degli dei. Ne suggeriamo alcuni:
http://http://www.alcioccolato.com/
http://www.conoscereilcioccolato.com/news/homepage.html
http://http://www.chokladkultur.se/english.htm
http://http://www.exploratorium.edu/exploring/exploring_chocolate/
http://http://www.xocoatl.or
http://http://blog.nutellaville.it/

Clicca sul titolo e scopri come si fanno i cioccolatini con un divertente fumetto..

venerdì 9 gennaio 2009

La bronchiolite: malattia attuale nel periodo invernale

La bronchiolite è un’infezione virale acuta del sistema respiratorio che interessa le piccole vie aeree dei bambini di età inferiore a due anni. La maggiore frequenza di ospedalizzazioni avviene infatti nei primi sei mesi di vita.Indicazioni per il ricovero sono il distress respiratorio ingravescente, la cianosi, l'affaticamento e la disidratazione.
E' una malattia che di solito si risolve spontaneamente ed il suo decorso è modificato in minima parte dalle terapie. Il trattamento è quindi essenzialmente di supporto, sebbene alcuni bambini possano trarre beneficio da terapie antivirali. La maggior parte dei bambini può essere trattata a domicilio e guarisce in 3-5 giorni senza alcuna conseguenza. La mortalità è inferiore all'1% se il trattamento medico è adeguato.
Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è il patogeno respiratorio di questa patologia. É particolarmente frequente nel periodo invernale.Un’elevata percentuale di queste infezioni (10-40%) colpisce le basse vie respiratorie (bronchiolite-polmonite), specialmente nei bambini di età compresa tra 1 e 6 mesi. Altri virus (Adenovirus, virus parainfluenzali) possono causare simili stati clinici.
La trasmissione avviene primariamente per via respiratoria.Il contagio dura tipicamente da 6 a 10 giorni.La prima fase della malattia è caratterizzata da rinorrea, tosse e febbre ed è indistinguibile da quella di altre infezioni virali delle prime vie aeree.
Progredendo la malattia diventano evidenti tachipnea, rientramenti intercostali, sibili e/o rantoli crepitanti. Ciascuna fase impiega tre-quattro giorni per svilupparsi.L’alimentazione è spesso resa difficoltosa dalla polipnea
Il rischio di apnea è aumentato nei pazienti con storia di prematurità o di età inferiore a 6 settimane di vita.
La diagnosi di bronchiolite è sostanzialmente basata su riscontri clinici, supportata ove necessario da accertamenti laboratoristici e/o strumentali.
Per individuare il virus responsabile sono disponibili dei test di laboratorio sull’aspirato nasofaringeo dei pazienti sospetti.
L’utilizzo della terapia broncodilatatrice è frequente e usuale , ma l’uso di tali preparati e’ controverso.
Anche se questa è una malattia infiammatoria acuta delle vie respiratorie, l’uso dei corticosteroidi per via aerosolica non determina un miglioramento clinico. Tuttavia l’uso di corticosteroidi per bocca, intramuscolo o endovena nelle forme gravi si è dimostrato efficace nel determinare un rapido miglioramento della sintomatologia e nel ridurre la durata del ricovero.
Non è raccomandato l’uso routinario degli antibiotici, che può essere giustificato nei casi in cui si sospetti una infezione batterica concomitante o secondaria, o nei bambini immunocompromessi e/o immunodepressi.E’ descritto l’uso della terapia antivirale (ribavirina per via aereosolica) nei bambini ospedalizzati nati prematuri, che presentano condizioni generali tali da renderli ad alto rischio per gravi malattie.
Il Synagis (palivizumab) è un anticorpo monoclonale che riconosce e si lega ad una proteina trovata sulla superficie del virus respiratorio sinciziale ( VRS ). E' indicato nella prevenzione di gravi affezioni del tratto respiratorio inferiore, che richiedono ospedalizzazione, provocate dal VRS in bambini ad alto rischio di malattia VRS: Bambini nati con età gestazionale uguale o inferiore alle 35 settimane e con un’età inferiore ai 6 mesi al momento dell’inizio dell’epidemia stagionale da VRS.Bambini di età inferiore ai 2 anni che sono stati trattati per displasia broncopolmonare negli ultimi 6 mesi.Bambini di età inferiore ai 2 anni con malattia cardiaca congenita emodinamicamente significativa.

domenica 4 gennaio 2009

Nati per Leggere

Leggere...E' uno dei miei grandi "vizi". Leggerei continuamente e nei limiti del mio ristretto tempo, lo faccio. Ho la casa piena di libri e non solo di Pediatria, Neonatologia ..Medicina in genere, ma spazio dalla storia alla enogastronomia, dall'arte alla saggistica, e in camera dei bambini: libri per ragazzi, libri "canterini" , libri da colorare e da ritagliare, fiabe da leggere e sonore, libri giocattolo, di avventura...Penso seriamente che la lettura con i propri figli e con i bambini , ragazzi, adolescenti che siano, sia formativa e educativa e che avvicini molto i genitori ai propri bambini, divenendo un mezzo educativo e istruttivo per entrambi. Come ho letto in un sito: amare la lettura è un gesto d'amore. D'amore di un adulto verso un bambino che ha necessità non solo di essere vestito, nutrito, amato, ma compreso e "formato"dandogli gli strumenti per affrontare il "mondo". La lettura è d' influenza positiva sia dal punto di vista relazionale , che cognitivo sviluppando meglio e più precocemente la comprensione del linguaggio e l'attitudine alla lettura. La lettura è Cultura e la Cultura è lo strumento per capire quello che c'è oltre i bisogni basilari dell'uomo.
Una bellissima iniziativa è il sito "Nati per leggere" e penso che valga la pena di cliccare sul titolo per saperne di piu' e cominciare a leggere con i Nostri Figli.

giovedì 1 gennaio 2009

Depressione post-partum

Gli squilibri ormonali che caratterizzano il periodo immediatamente successivo al parto possono provocare nella donna la depressione post partum e la psicosi post partum o puerperale. Crisi di pianto immotivate, disturbi del sonno e dell'alimentazione, stanchezza eccessiva, irritabilità e umore altalenante sono i sintomi della forma depressiva più lieve. Spesso, infatti, si risolve circa in 10 giorni, senza lasciare conseguenze.Quando continua oltre un periodo di tempo ragionevole ed inizia a manifestarsi nel secondo mese e raggiunge il suo picco tra il terzo e il sesto mese dopo il parto, è la vera sindrome. La donna che soffre di depressione post partum sperimenta una costante sensazione di inadeguatezza nei confronti del nuovo ruolo, può sentirsi delusa perché la maternità si è rivelata un esperienza molto diversa da quella che si aspettava, e può sperimentare del risentimento nei confronti del neonato perché questi le assorbe tutte le energie. Queste sensazioni la fanno sentire in colpa, la neomamma depressa si sente una cattiva madre e pensa di aver fatto un terribile errore nel mettere al mondo un figlio. Questi sentimenti possono essere più o meno consapevoli e possono esprimersi in una sensazione di costante ed eccessiva preoccupazione verso il neonato oppure in un completo disinteresse nei suoi confronti. Altri sintomi della depressione post partum sono : tristezza, irritabilità con il bimbo e con il partner , mancanza di energia, tendenza a mangiare in modo eccessivo , attacchi di panico, disturbi del sonno, completa mancanza di desiderio sessuale dopo sei mesi dal parto. Nei casi più gravi, la neomamma è depressa al punto tale da prendere in considerazione il suicidio .
La depressione post partum non ha un'unica causa, ma dipende da una serie di fattori : ormonali, fisici, sociali, psicologiche e cognitive (aspettative irrealistiche sulla maternità). Secondo uno studio pubblicato nel 2008 dalla rivista Journal of Clinical Nursing la nascita di un maschio innalzerebbe il rischio di depressione post-partum.
http://www3.interscience.wiley.com/journal/118513605/home

La terapia dipende dalla gravità della sintomatologia: se lieve e la donna si sente sola, confrontarsi con altre donne neomamme, prendersi cura di se stessa cercando un po’ di tempo per se e delegando le cure del bambino a qualcuno di fiducia; sentire i consigli di chi ha esperienza (compreso il pediatra) e coinvolgere il padre nella cura del bambino, favorendo così anche il rapporto tra padre e figlio.Lo stato depressivo serio e con interferenza con attività quotidiane o in ogni caso quando ci sono dei pensieri suicidi, diventa opportuno rivolgersi ad uno specialista. Spesso sarà necessario intraprendere una cura farmacologica.

L'argomento lo permette: vorrei segnalare un sito che si è specializzato in problematiche inerenti alla gravidanza e allattamento e ...dintorni.

http://www.psicologiaeprevenzione.it/