martedì 29 dicembre 2009

Enuresi notturna

L'enuresi notturna è un disturbo, più che una malattia, e consiste nella perdita involontaria e completa di urina durante il sonno in un’età (5-6 anni) in cui la maggior parte dei bambini ha ormai acquisito il controllo degli sfinteri. E’ un problema frequente che interessa il 10-15% dei bambini a 6 anni e che tende il più delle volte a risolversi spontaneamente (incidenza solo dell’1% negli adulti). Per enuresi notturna non si intende però la saltuaria e sporadica emissione di urine durante la notte, ma questo problema deve presentarsi con una certa frequenza (secondo alcuni autori è necessario un periodo di osservazione di almeno 2 settimane durante le quali il bimbo deve bagnare per almeno 3 volte a settimana, secondo altri l'osservazione va protratta per 3 mesi con almeno 2 notti bagnate alla settimana)
Nel bambino piccolo la vescica non ha ancora raggiunto una piena maturazione sia del volume di urina che è in grado di contenere, sia dei meccanismi che permettono al bambino di controllare la fuoriuscita della pipì.

L’enuresi si distingue in:

Primaria: quando il bimbo non ha mai acquisito il controllo notturno.
In questo caso l’enuresi si attribuisce a:

* Ipotesi patogenetiche.

Il tipo di aggregazione familiare del fenomeno suggerisce la presenza di fattori favorenti multigenici (il rischio quindi per un figlio di diventare enuretico sarebbe pari al 77% se entrambi i genitori sono stati enuretici, del 44% se solo uno dei genitori è stato enuretico, solo del 15% se nessuno dei due genitori è stato enuretico).


* Immaturità del controllo vescicale.

La minzione necessita di una stretta coordinazione tra detrusore vescicale, muscolatura liscia del collo vescicale (sfintere interno) e muscolo striato (sfintere esterno). Il raggiungimento del controllo completo di questo apparato è un "processo maturativo" che avviene per tappe. Nel corso di questo processo si verifica un conflitto tra la percezione dello stimolo minzionale e l'incompleta capacità di controllo dell'apparato vescico-uretrale. Questo conflitto è alla base del fenomeno dell'enuresi notturna.

* Deficit di ormone antidiuretico.

Un'altra ipotesi eziopatologica che ha riscosso molto successo è il riscontro nei soggetti enuretici di un deficit di ADH. Norgard per primo ha dimostrato che in una quota di soggetti con enuresi notturna primaria, viene persa la pulsatilità del ritmo circadiano dell'ADH, evidenziando un appiattimento del fisiologico picco notturno. In tal modo, viene a mancare la fisiologica concentrazione notturna di urina.
Entrambi i meccanismi possono essere presenti e prevalere in misura variabile da bambino a bambino.


* Dismorfismi della colonna.

Infine bisogna considerare la possibilità che l'enuresi notturna sia secondaria a dismorfismi della colonna vertebrale (in particolare la schisi vertebrale a livello dei processi spinosi di S1 o in minor misura di L5 e di S2). In questi casi si associa costantemente una vera e propria incontinenza urinaria diurna.


Secondaria: il bambino, dopo avere raggiunto il controllo della vescica per almeno 6 mesi, ha ripreso a fare la pipì a letto.
Può dipendere da particolari situazioni emotive e stressanti (ad esempio la nascita di un fratellino, l’inserimento a scuola, tensioni familiari…).

Sintomatica: in questo caso l’enuresi compare come conseguenza di una malattia ad esempio un’infezione urinaria o altre patologie.

In età pediatrica vi è una prevalenza nel sesso maschile, ma tale differenza scompare in età adulta. La caratteristica di avere un sonno molto profondo è comune ai bimbi enuretici.

L’enuresi si presenta più facilmente dopo i cinque - sei anni , ma l’età più giusta per prendere in considerazione un trattamento è dopo i 7 anni. Può essere opportuno ricorrere al trattamento anche di quei bambini che, pur non presentando il problema frequentemente, avvertono un significativo disagio soggettivo e compromissione delle normali attività di socializzazione.

Nella maggior parte dei casi il bambino ha problemi solo la notte, ma spesso sono presenti sintomi urinari anche di giorno: aspetta l’ultimo istante per andare a fare la pipì, bagna le mutandine, urina troppo spesso o troppo raramente, non svuota completamente la vescica, si accovaccia e stringe le gambine per trattenere la pipì.

L’enuresi è una patologia che si risolve, nella quasi totalità dei casi, spontaneamente ma non esistono elementi clinico-anamnestici che permettano di prevedere se e quando avverrà la "risoluzione spontanea"., Gli interventi che vengono attuati sono tesi ad accelerare la maturazione del controllo della vescica e/o a ridurre il volume totale di liquidi che arrivano alla vescica durante la notte. Il fine è quello di permettere al bimbo di condurre una vita normale affinché non debba per esempio rinunciare ad occasioni quali campeggi, gite scolastiche, di socializzare e dunque di evitare che il bambino possa manifestare un disagio a livello psicologico. La terapia può essere di 2 tipi, farmacologica o comportamentale: sta al medico decidere quale sia più adatta al singolo paziente.

Farmaci:
• In casi selezionati si può ricorrere alla desmopressina (DDAVP, una sostanza simile all’ormone antidiuretico naturale ADH). Va somministrata in compresse, la sera, mentre la formulazione in spray nasale, usata in passato, non è più indicata in questo disturbo. La DDAVP permette di abbassare la produzione di urina da parte del rene e quindi di ridurre il rischio di perdita involontaria di pipì. Fondamentale è che alla medicina si accompagni una ridotta o nulla assunzione di liquidi la sera (da almeno 1 ora prima fino a 8 ore dopo l'assunzione della compressa).
• Se il problema si verifica anche di giorno possono essere utili i farmaci anticolinergici che aumentano la capacità di contenere l’urina nella vescica. E’ inoltre necessaria una rieducazione del bambino ad un corretto svuotamento della vescica.

Tecniche comportamentali:
.La rieducazione minzionale” è una tecnica usata per l’emissione diurna: una specie di ginnastica per abituare la vescica a svuotarsi nei tempi e modi corretti. Analogamente si dovrà risolvere una eventuale stitichezza se associata.
Spiegare al bambino che non appena sente il bisogno di fare pipì deve andare in bagno e, se come il più delle volte accade si rifiuta, programmare almeno 6 momenti della giornata in cui portarvelo.
Questo lo aiuta a prendere coscienza della propria capacità di controllare lo stimolo.
Invitarlo a svuotare completamente la vescica: non accontentarsi di poche quantità di urina. Molte volte il bimbo pensa di avere esaurito la minzione rapidamente e dopo la prima “spinta”: invitarlo invece a non avere fretta e ad aspettare che tutta la pipì sia uscita.
Per le femmine è importante urinare a gambe ben aperte senza mutandine o con queste ben abbassate.


Bibliografia essenziale:
Panizon F, Medico e Bambino 1996; 15: 666
Peratoner L, Medico e Bambino 1999; 18:623-5
De Gennaro M, Congresso Nazionale della Società Italiana di Urodinamica, 2004
AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco

venerdì 25 dicembre 2009

Natale


Auguri di Buon Natale a tutti gli uomini di buona volonta'
a quelli che hanno vegliato perche' gli altri potessero festeggiarlo
a quelli che hanno santificato il Natale occupandosi degli altri, degli ultimi, dei diseredati, dei senzatetto
a quelli che hanno lottato contro la morte per salvare qualcuno che lo voleva festeggiare
a tutte le donne che subiscono la violenza del mondo
a tutti i bambini che non vivono per le colpe dei grandi
a tutti i piccoli nati stanotte, sperando in un mondo Migliore
Buon Natale!!!

sabato 12 dicembre 2009

Musicoterapia nei neonati

L’utilizzo della musica da parte del Nursing, è sempre più diffuso e costituisce uno strumento terapeutico “autonomo”. Ma rappresenta anche, l’incremento di un’assistenza infermieristica umanizzante.
Ci sono molti studi che applicano la musicoterapia alla medicina e nello specifico alla neonatologia.
In Canada,e negli Usa sono sempre più numerose le unità neonatali che usano la musica per curare e far crescere i bambini prematuri
Un’ equipe canadese ha passato in rassegna nove studi e ha scoperto che la musica riduceva nei bebè la sofferenza durante una serie di procedure mediche dolorose e li aiutava a mangiare di più. La musica sembrava avere effetti positivi anche su parametri fisiologici quali il battito cardiaco e la respirazione, si legge sugli Archives of Disease in Childhood.
In Canada, sono sempre più numerose le unità neonatali che usano la musica per curare e far crescere i bambini prematuri. La musica utilizzata negli studi presi in considerazione era in prevalenza costituita da ninne nanne e cantilene per bambini, ma anche da suoni aggiuntivi, che mimavano quelli che il feto sente nel grembo materno

Il Nursing “avanzato” presente in paesi come degli U.S.A, Australia, impiega la musica come fattore assistenziale, riscontrando un notevole e benefico sviluppo, da diversi anni, in ambiente ospedaliero, nei centri di riabilitazione, in centri diurni (day hospital) in hospice, e case di riposo. A neonati nati prematuramente, viene proposta musica in modalita’ continua non intervallata dal silenzio, con costanza e per più giorni. I risultati incredibili sono quantificabili in maggiore appetito ed aumento del peso giornaliero, una maggiore tolleranza agli stimoli esterni, risultato piu apprezzabili nelle femmine che nei maschi.
In Italia ci sono alcuni ospedali che cominciano ad applicare la musicoterapia.
All’ospedale di Lecco hanno realizzato un percorso di musico-terapia per i prematuri e per le loro mamme. Ai piccoli ricoverati nel reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale A. Manzoni, viene fatto ascoltare un cd dove sono state raccolte 18 ninne nanne interpretate da alcune mamme.La compilation per bebè si chiama “Canta che ti sento” e sembra che aiuti tutti i pretermine a relazionarsi meglio con il mondo esterno.
Un lavoro italiano multicentrico ha prodotto un lavoro che è consultabile in rete.





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lunedì 7 dicembre 2009

Influenza H1N1 : andamento dell'epidemia

Da qualche tempo non ci sono tante notizie sull'influenza H1N1 sui media, forse non fa più notizia, o sono relegate nelle pagine interne, ma, anche contro tutte le polemiche e le critiche, la sanità in toto, con tutte le forze a disposizione , continua a fronteggiare l'epidemia e la monitorizza come il Centro nazionale di epidemiologia (Ceesps) e dell'istituto superiore della sanità (Iss). Quello che segue è l'ultimo bollettino pubblicato.
Il report dell'Istituto Superiore di Sanità
"Il report “FluNews” del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità (Iss) è un resoconto settimanale complessivo in cui si fa il punto della situazione con una lettura integrata dei risultati raccolti.
Questa settimana (FluNews n.5), i fatti salienti sono:
• i nuovi casi stimati delle sindromi influenzali nella 48° settimana sono 400.000, per un totale di 3.438.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza Influnet (43° settimana: 19-25 ottobre)
• il valore dell’incidenza totale delle sindromi influenzali è pari a 6,64 casi per mille assistiti, in forte flessione rispetto al valore osservato nella settimana precedente (11,19 casi per mille assistiti)
• nella 48° settimana (23-29 novembre) sono state somministrate 116.510 dosi di vaccino. Dall’inizio della campagna vaccinale, complessivamente sono state somministrate, per le categorie considerate prioritarie per la prima fase della vaccinazione, 611.425 prime dosi e 1.666 seconde dosi.
• gli operatori sanitari e sociosanitari che si sono vaccinati sono 146.129, pari al 14,1% del totale
• alle donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza sono state somministrate 18.807 dosi (pari al 10,8% del totale), mentre alle persone di età compresa tra 6 mesi e 65 anni con condizioni di rischio sono state somministrate 381.716 dosi (9%)
• alcune Regioni hanno iniziato a vaccinare i bambini e giovani adulti tra 6 mesi e 27 anni senza condizioni di rischio,
per un totale di 5.587 dosi somministrate
• nella 48° settimana (23-29 novembre), il 6% di tutte le persone che si sono rivolte ai pronto soccorso è stato visitato per sindrome respiratoria acuta. Di questi, il 24% è stato ricoverato
• nel periodo 16-22 novembre le vendite di antivirali sono diminuite del 39% rispetto alla settimana precedente, attestandosi su un valore pari a circa 13 pezzi ogni 100 mila abitanti; al Centro-Sud si continuano a registrare le vendite maggiori di antivirali (15 pezzi ogni 100 mila abitanti).
• nell’ultima settimana (23-29 novembre) sono stati segnalati 13 decessi dovuti all’influenza A/H1N1v, per un totale di 97 decessi dall’inizio dell’epidemia.
• il 10,3% dei decessi è avvenuto in bambini e ragazzi sotto i 14 anni di età, mentre il 21,6% in anziani oltre i 65 anni
• l’89,7% dei decessi è avvenuto in persone che presentavano almeno una condizione di rischio precedente".

Cliccando sul titolo si può leggere il numero citato per intero.

domenica 6 dicembre 2009

Allergia alle Muffe


Le muffe sono funghi microscopici che durante la loro crescita producono particelle di forma sferica e dimensioni molto piccole, assai simili ai pollini (spore) che si disperdono nell'aria principalmente in estate e autunno. Le numerose spore rilasciate dalle muffe non causano alcun danno negli uomini, ma le ife che crescono da queste spore possono aderire alle cellule del primo tratto dell'apparato respiratorio e causare reazioni respiratorie in chi ha delle insufficienze immunitarie.
La presenza di muffa è quasi sempre segno di un cibo avariato, anche se in alcuni casi le muffe sono oggetto di una coltivazione precisa; nella produzione di alcuni formaggi come il gorgonzola, e per la produzione di antibiotici derivati dalle naturali difese contro i batteri.
La famosa scoperta della penicillina, operata da Alexander Fleming, riguardava la muffa denominata Penicillium notatum. La muffa Neurospora crassa è generalmente usata come un organismo modello in esperimenti di biologia.
Possono crescere sia all'interno che all'esterno delle abitazioni.
All'interno si ritrovano principalmente su alimenti non adeguatamente conservati, su indumenti di lana, nel materasso e divani, su pareti e pavimenti umidi, su carta da parati, sul terriccio e sulle foglie di piante ornamentali, nei sistemi di condizionamento d'aria, negli umidificatori, nei frigoriferi, in particolare intorno alle guarnizioni di chiusura dello sportello.

All'esterno delle abitazioni si trovano principalmente sul suolo e su materiale organico in decomposizione (frutta, legno, cereali, foglie, ecc.). Le muffe possono accumularsi in grandi quantità in particolari ambienti di lavoro come caseifici, salumifici, cartiere, stalle, silos, magazzini, vivai e serre. Nel nostro paese la muffa più allergizzante è l'alternaria, seguita da Cladosporium, Aspergillus, Epicoccum e Penicillium.

Sintomatologia:

Le Muffe o Micofiti, attraverso le loro spore, sono causa non rara di allergia respiratoria, sia nella sua forma IgE-mediata che in quella, più complessa, delle cosiddette micosi broncopolmonari allergiche.
Le cause più comuni della patologia allergica vera sono Alternaria e Cladosporium, forme fungine che crescono soprattutto sulle pagine fogliari delle Angiosperme (flora filloplana).
Le spore di Alternaria sono state più volte chiamate in causa come agenti di crisi asmatiche acute e gravi dell'estate e del primo autunno.
Le muffe, però, colonizzando l'albero respiratorio, possono dare luogo a delle alveoliti in cui la risposta IgE è soltanto uno dei meccanismi. In tali forme il primo fungo ad essere chiamato in causa è stato l'Aspergillus fumigatus, ancora oggi il più comune agente causale di questa patologia.
Un certo interesse al proposito hanno anche altre forme fungine, sia del genere Aspergillus (A. niger, flavus, terreus), sia di altri generi, tra i quali Penicillum, Candida, Mucor, Helmintosporium, Rhizopus.
Da ricordare anche la possibilità, dovuta all'inalazione massiccia di spore fungine che si può determinare in certe professioni (formaggiai, fabbricanti di tappi di sughero, ecc.), di sviluppare fenomeni di broncopolmonite da ipersensibilità.

Ricordarsi che la massima concentrazione di spore nell’aria si verifica alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno.

La profilassi per gli allergici con sintomi respiratori gravi (asma e forme asmatiformi), alle muffe puo’ essere riassunta nei seguenti punti:
• Evitare di passeggiare nei boschi, di spazzare foglie cadute da molto tempo o di tagliare l'erba. Evitare il contatto con cataste di legna, mucchi di foglie e vegetazione in decomposizione.
• Ricordare che alcune muffe sono disperse nell'aria nelle giornate secche e ventose (alternaria in particolare) altre nelle giornate piovose. Limitare le uscite all'aria aperta in queste giornate e fare una doccia quando si rientra in casa per rimuovere le spore che si sono accumulate nei capelli.
• Evitare alcuni ambienti quali serre, negozi d'antiquariato, saune, che sono sorgenti di aumentata esposizione alle muffe. Si possono inoltre trovare elevate concentrazioni di muffe nei condizionatori d'aria delle automobili, nei sacchi a pelo e nelle case per le vacanze o in stanze d'albergo.
• Evitare ambienti abitati solo saltuariamente (seconde case), e inoltre le cantine, le stalle e le serre.
• In casa, aerare frequentemente i luoghi in cui si nota una crescita di muffe.
• In tutta l'abitazione mantenere un'umidità relativa possibilmente al di sotto del 50%. Usare un deumidificatore o un condizionatore d'aria in estate.
• Non utilizzare umidificatori.
• In bagno usare la ventola aspirante o aprire la finestra dopo la doccia. Lavare le tende della doccia, la vasca, lavandini, piastrelle con candeggina.
• In cucina usare una ventola aspirante per rimuovere il vapore acqueo quando si cucina. Nel caso di frigoriferi autosbrinanti svuotare frequentemente le vaschette dell'acqua. Fare attenzione alla conservazione dei cibi ed eliminare immediatamente quelli avariati. Le muffe crescono nei contenitori delle immondizie, che dovrebbero essere svuotati frequentemente e lavati.
• Mettere ad asciugare gli indumenti all'aria subito dopo il lavaggio. Se si é allergici all'alternaria é meglio asciugare gli indumenti all'interno della casa con l'aiuto di un deumidificatore. Appendere gli indumenti all'esterno potrebbe favorire la deposizione su di essi dell'alternaria stessa.
• Per le pulizie domestiche adoperare prodotti che uccidono le muffe (Lysoform). In alternativa si può usare una soluzione di acqua e candeggina al 10% (1 parte di candeggina e 9 parti di acqua).
• Le muffe crescono bene negli armadi a muro che in genere sono umidi e bui. Scarpe e vestiti, prima di essere riposti, devono essere completamente asciutti.
• La pulizia della camera da letto segue le stesse regole suggerite per gli allergici agli acari.
• Se presenti, pulire spesso gli impianti di condizionamento dell'aria.
• Eliminare alimenti conservati a lungo o ammuffiti.



Anche per chi non è allergico si possono applicare delle norme di profilassi ambientale:

* Areare frequentemente per almeno 1 ora al giorno la camera.
* Riscaldare uniformemente gli ambienti.
* Non asciugare la biancheria all'interno della casa.
* Usare depuratori con filtri HEPA.
* Evitare la presenza di polvere.
* Evitare la formazione di eccessiva umidità in bagno e in cucina.
* Non eccedere con la presenza di piante ornamentali.
* Mantenere l'umidità relativa al di sotto del 55%.