sabato 29 marzo 2014

Dieta della madre e prematuri

Una dieta a base di frutta, vegetali, prodotti di grano integrale e alcuni tipi di pesce potrebbe ridurre il rischio di avere gravidanze premature. Sono queste le conclusioni a cui e' giunto uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Universita' di Goteborg, Svezia, e pubblicato sulla rivista British Medical Journal. I risultati dell'indagine hanno mostrato che le donne con una dieta in gravidanza piu' ''sana'' avevano circa il 15 per cento di rischio in meno di avere un parto pretermine rispetto a quelle che avevano una alimentazione molto meno salubre. La correlazione sussisteva ancora al netto di altri dieci fattori di rischio conosciuti per il parto prematuro. A detta dei ricercatori, si tratta della prima volta che viene evidenziato un legame statisticamente significativo fra sane abitudini alimentari e una ridotta probabilita' di avere parti prematuri. http://www.sciencedaily.com/releases/2014/03/140304210159.htm

mercoledì 26 marzo 2014

Novità sulle meningiti: test rapido di identificazione

Un prelievo di 3 millilitri di sangue venoso per scoprire, in poche ore invece che in giorni, la ‘carta d’identita” genetica del batterio killer che sta minacciando la vita del bambino. Per la diagnosi precoce di sepsi e meningite batteriche nel neonato e nel lattante, al Policlinico di Milano è in arrivo un test salvavita. La tecnologia, del valore complessivo di circa 100 mila euro, sarà disponibile dal 1 dicembre presso l’Unità operativa complessa di Pediatria 1 della Clinica De Marchi-Fondazione Policlinico. “E’ uno strumento che offriamo per primi in Lombardia e in generale in Nord Italia”, precisa in un incontro con la stampa Susanna Esposito, a capo della Uoc. Il servizio sarà attivato dall’Irccs di via Sforza grazie alla generosità dei 120 benefattori. La clinica De Marchi avrà così “uno strumento preziosissimo – spiega Esposito – che ci consentirà di superare uno dei problemi maggiori che si incontrano nell’affrontare una sepsi (presenza persistente di batteri nel sangue) e una meningite, ovvero il tempo di identificazione dei germi ‘invasori’. In mezza giornata al massimo – stima la pediatra – sarà possibile codificare il Dna del batterio responsabile, contro i 3-4 giorni necessari con le tecniche tradizioniali che fra l’altro rischiano di produrre falsi negativi”. Soprattutto in caso di infezioni gravi come quelle ‘stanate’ dal nuovo test ultra-rapido, il tempo è vita: “Una volta fatta la diagnosi, “sarà possibile avviare immediatamente la terapia antibiotica più indicata per il caso specifico”.

giovedì 13 marzo 2014

Anche i bambini "sentono" la crisi..

''Preoccupazione'' dei pediatri Fimp per i dati diffusi dalla Uil Lazio che evidenziano un peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie laziali. I numeri destano tanto piu' preoccupazione quando ad essere coinvolti sono nuclei familiari composti non solo da adulti, ma anche da bambini costretti a farne le spese. ''La crisi colpisce soprattutto le famiglie con bambini - spiega Teresa Rongai, Segretario della FIMP Roma - obbligate, loro malgrado, a fare scelte non sempre ottimali per la salute e il benessere dei piu' piccoli. La crisi non risparmia innanzitutto il carrello della spesa. Non si tratta tanto di rinunciare alle merendine - prosegue Rongai - ma quanto di far venire meno quei valori nutrizionali, dati da alcuni alimenti, necessari al corretto sviluppo del bambino ''. Ma non solo. ''Assistiamo - prosegue Rongai - ad un calo delle visite specialistiche richieste da noi pediatri di famiglia, specie quelle odontoiatriche. I costi dei ticket per le visite ambulatoriali rappresentano oggi un vero problema per le famiglie in crisi''. ''Non a caso - conclude Rongai - oggi i Pronto Soccorso sono intasati per accertamenti diagnostici e spesso non per casi gravi''. Fonte : ASCA

lunedì 10 marzo 2014

Un milione di bambini.....

 Dei 6,6 milioni di bambini che ogni anno muoiono prima di aver compiuto 5 anni, quasi la metà - 2,9 milioni - sono quelli che hanno perso la vita nel periodo neonatale, entro cioè i primi 28 giorni dalla nascita. Tra questi, 1 milione di bambini muore nel primo giorno di vita, "spesso il più pericoloso a causa di nascite premature e complicazioni durante il parto - come ad esempio travaglio prolungato, pre-eclampsia ed infezioni - e spesso perché le loro madri - ben 40 milioni ogni anno - partoriscono senza aiuto qualificato. Un altro milione e 200 mila bambini nascono già morti ogni anno perché il loro cuore smette di battere durante il travaglio. Due milioni di donne sono completamente sole quando danno alla luce il loro bambino". Questi alcuni dati diffusi oggi in tutto il mondo da Save the Children con il rapporto 'Ending Newborn Deaths', nell'ambito della campagna globale Every One, per dire basta alla mortalità infantile, a cui oggi ha aderito anche l'attrice Eva Riccobono. "Nell'ultimo decennio sono stati compiuti enormi passi avanti per contrastare la mortalità infantile, passata da 12 milioni a 6,6 milioni, grazie a un intervento globale che ha visto come protagonisti le vaccinazioni, i trattamenti per polmonite, diarrea e malaria, così come la pianificazione familiare e la lotta alla malnutrizione. Ma questo percorso è ormai giunto ad una fase di stallo, se non si interviene immediatamente per contrastare la mortalità neonatal", ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children. "Se in Europa 1 neonato su mille muore nel periodo neonatale, in Africa o in alcune parti dell'Asia il rapporto è almeno 5 volte tanto. Il Pakistan è il Paese con il più alto tasso di neonati che muoiono il primo giorno o durante il travaglio (40,7 su mille nati), seguito dalla Nigeria (32,7) e dalla Sierra Leone (30,8)", sottolinea il rapporto di Save the Children, che evidenzia come "l'assistenza specializzata durante il travaglio e il parto e la tempestiva gestione delle complicazioni, da sola, potrebbe prevenire circa il 50% della mortalità neonatale e il 45% di bambini nati morti intra-partum. Nell'Africa subsahariana, il 51% dei parti non è assistito e nell'Asia sudorientale la percentuale è del 41%". La percentuale di parti che avvengono alla presenza di personale specializzato "varia molto tra aree rurali e aree urbane, con percentuali che si attestano rispettivamente al 40 e al 76%". "In Etiopia, ad esempio - viene rilevato - solo il 10% delle nascite avvengono in presenza di personale specializzato, mentre in alcune aree rurali dell'Afghanistan c'è solo 1 ostetrica per 10.000 persone. In India, mentre il tasso di mortalità neonatale riferito al 20% più abbiente della popolazione è di 26 neonati morti ogni mille nati, quello riferito ai più poveri è di 56 su mille". In Paesi come la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana, "le madri devono pagare per le cure di emergenza legate al parto, che spesso hanno lo stesso costo del cibo per un mese. In alcuni casi, alcune madri sono state trattenute fino a quando non sono state in grado di pagare per il loro taglio cesareo urgente". "Il primo giorno della vita di un bambino è il più pericoloso", ha commentato Eva Riccobono, attrice che ha aderito, anche come futura mamma, alla campagna globale di Save the Children per combattere la mortalità infantile. "Sentiamo storie orribili di madri che camminano per ore durante il travaglio per cercare un aiuto, madri che partoriscono da sole, sul pavimento della loro casa o in un cespuglio senza l'aiuto di nessuno che possa salvare la loro vita e quella del loro bambino. Tutte storie che troppo spesso finiscono in tragedia. Tutto questo è assurdo e ognuno di noi deve sentire l'imperativo morale di fare qualcosa. Molti di questi decessi potrebbero essere evitati se solo ci fosse qualcuno per assicurare che la nascita avvenga in modo sicuro e che sappia cosa fare in caso di emergenza". "I nuovi dati diffusi oggi rivelano per la prima volta il reale impatto della mortalità neonatale", continua Neri. "Le soluzioni esistono e sono conosciute, ma c'è bisogno di una reale volontà politica per dare a questi bambini una possibilità di sopravvivere, che agisca innanzitutto sulle disuguaglianze. Senza azioni immediate e mirate, il percorso per abbattere la mortalità infantile si arresterà". Il fatto che alcuni Paesi abbiano compiuto significativi miglioramenti nella riduzione della mortalità neonatale "testimonia che esistono delle strade percorribili per arrestare questa strage silenziosa: tra il 1990 e 2012, Egitto e Cina sono riusciti a registrare un declino delle morti neonatali del 60%, mentre in Cambogia, una delle nazioni più povere del mondo, si è avuto un decremento del 51%". Save the Children invita i Governi, i grandi donatori e il settore privato "ad impegnarsi nel 2014 su un programma volto ad apportare un cambiamento reale, basato su cinque impegni per combattere la mortalità neonatale: assumere un impegno chiaro con obiettivi verificabili, che consenta di salvare ogni anno oltre 2 milioni di neonati e dei 1,2 milioni di bambini che muoiono durante il travaglio; impegnarsi affinchè, entro il 2025, ogni nascita sia seguita da operatori sanitari formati ed equipaggiati che possano offrire interventi sanitari essenziali ai neonati e alle loro madri". Tra le richieste di Save the Children, "aumentare la spesa destinata alla salute per arrivare all'obiettivo di almeno 60 dollari a persona previsto dall'Organizzazione mondiale della sanità; investire nella formazione, l'equipaggiamento e il sostegno di operatori sanitari, assicurare la gratuità dei neonati e ai bambini, così come quelle materne gli interventi ostetrici di emergenza; il settore privato, comprese le società farmaceutiche, dovrebbe contribuire ad affrontare i bisogni insoddisfatti, sviluppando soluzioni innovative e aumentando la disponibilità, per le madri, i neonati e i bambini più poveri, dei prodotti già esistenti e ideandone nuovi". Fonte:

venerdì 7 marzo 2014

Un no alle false illusioni

No "a chi vende false illusioni" e si' "a terapie autenticamente certificate" quando in gioco c'è l'infanzia da tutelare. A lanciare il messaggio da Montecarlo i pediatri e i medici di medicina generale, nell'ambito di una Consensus conference multidisciplinare durante la quale e' nata la Whisper (World health initiative for social pediatric education and research) associata all'Association Monegasque pour le perfectionment de connaissances des medicines. "Da sempre bambini e famiglie cercano cure miracolose, penso che succederà anche in futuro- dice Alfonso Delgado Rubio, direttore della Clinica pediatrica dell'Università San Pablo - Ceu di Madrid - credo che si debba essere molto esigenti, i ministeri non dovrebbero permettere terapie che non hanno alcun tipo di certezza scientifica". Tra le proposte principali della "neonata" Associazione quella di Guido Fanelli, presidente della Commissione dolore e cure palliative presso il ministero della Salute, in merito all'eliminazione di una tassa di registrazione europea per gli oppiodi ad uso pediatrico nell'ambito della terapia del dolore, pari a 50mila euro per ogni Stato; "un costo, che a fronte di un numero esiguo di popolazione, dissuade le aziende da questo investimento" (in Italia ad esempio sarebbero interessati 11mila bimbi, per i quali l'unica alternativa terapeutica e' la morfina per via orale ndr), la realizzazione di un calendario vaccinale che accompagni la persona per l'intera vita e non solo durante l'infanzia, la creazione di un "dossier della salute" nel trasferimento dell'adolescente dal pediatra al medico di base, in modo che il nuovo medico possa conoscere tutta la sua storia clinica, e l'inserimento in Europa, nelle bottiglie di alcolici, del messaggio "bere in gravidanza fa male al bambino che deve ancora nascere". Infine, spiega Giuseppe Mele, presidente di Paidoss, Osservatorio sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza, Whisper lavorerà "per incidere sulle autorità regolatorie perché sempre più farmaci siano sperimentati sui bambini". Fonte:ANSA

giovedì 6 marzo 2014

Fimp e liberalizzazione delle vaccinazioni

La Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp) "auspica da sempre il superamento dell'obbligo vaccinale per i 4 vaccini anti-polio, tetano, difterite ed epatite B, considerando tale vincolo appartenente a realtà socio sanitarie del passato e preferendo la scelta consapevole e sopratutto l'omogeneità su tutto il territorio nazionale delle migliori e attuali raccomandazioni in tema di vaccini". Ma, come già espresso dalla Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) in un documento ufficiale, anche il sindacato "valuta con apprensione la proposta di legge lombarda" sul tema depositata dal Movimento 5 Stelle. La Fimp, in riferimento alla proposta di legge lombarda, aggiunge che "gli sforzi formativi e informativi di questi anni puntano a definire come raccomandati tutti i vaccini presenti nel Calendario nazionale, perché offrono al minore, e non solo, le migliori opportunità di prevenzione verso malattie infettive e patologie tumorali, finalizzate alla tutela della salute". Sulla presentazione del certificato vaccinale all'atto di iscrizione in comunità di un minore, Fimp precisa che questo aspetto è "già di fatto superato". Ma "ci consente di rilanciare invece la proposta di rendere pubbliche in ogni istituto scolastico le notifiche delle percentuali di bambini frequentanti immunizzati per le malattie prevenibili da vaccino. Questo al fine di garantire la frequenza alle stesse dei bambini che per propria grave patologia, acquisita o congenita, non possono essere loro stessi vaccinati e che sono a grave rischio di complicanze a fronte di un contagio da compagni di scuola non immuni".) A preoccupare, spiega la Fimp in una nota, non è tanto la sospensione dell'obbligo richiesta per la Lombardia, "anche se si preferirebbe un'iniziativa ministeriale e non modalità localistiche, ma alcuni aspetti" del provvedimento. "Nel 'razionale' che la precede e la spiega - ricorda la Fimp - si fa riferimento a eventuali risparmi derivanti dal non uso di vaccini 'facoltativi', nonché al rischio sanitario a essi collegato, smentiti in realtà dalla comunità scientifica". Il sindacato dei pediatri, si legge nella nota, "ha fortemente appoggiato la scelta della Regione Veneto vigente da oltre 3 anni di sospensione dell'obbligo tramite la capillare attività dei singoli pediatri di famiglia e di chi li rappresenta all'interno delle istituzioni". Non solo: la Fimp "ha approvato con grande soddisfazione il varo del Piano nazionale vaccini 2012-2014", anche per il "forte messaggio alle regioni di uniformità nelle raccomandazioni vaccinali che ha messo la parola fine a un federalismo vaccinale incongruo, pericoloso e ingiusto". Fonte: Adnkronos Salute

domenica 2 marzo 2014

Latte e sesso...del bambino

Allattare al seno fa bene sia alla salute del bambino, sia a quella della mamma. In alcuni casi, però, passare al latte artificiale è una scelta obbligata. Secondo Katie Hindle, esperta dell'Università di Harvard, le madri che si trovano in questa situazione dovrebbero avere a disposizione formulazioni specifiche per il sesso del bambino. In altre parole, il mercato dovrebbe offrire un latte artificiale per le bambine e uno per i bambini. Hinde basa la sua ipotesi sul fatto che le scimmie producono un latte più grasso e più ricco di proteine quando devono allattare piccoli maschi, mentre quando hanno partorito una femmina producono un latte più ricco di calcio. Non sono queste, però, le uniche differenze riscontrate dalla ricercatrice. Hinde ha infatti scoperto anche che i cuccioli di scimmia rispondono in modo diverso alla presenza nel latte del cortisolo - l'ormone dello stress - a seconda che siano maschi o femmine, un fenomeno che in qualche modo si verifica anche nell'essere umano. Uno studio condotto sull'uomo ha infatti svelato che le bambine, ma non i maschietti, diventano più irritabili se nel latte della mamma sono presenti quantità elevate di questa molecola. Secondo i dati presentati durante la conferenza annuale dell'American Association for the Advancement of Science le ricerche condotte fino ad oggi sull'uomo hanno prodotto risultati contrastanti. In generale, la qualità del latte materno varia molto da donna a donna. A cambiare sono sia le quantità di grassi, sia quelle di vitamine, minerali, zuccheri e altri nutrienti. In alcuni casi il latte può essere di qualità talmente scarsa che passare alle formulazioni artificiali è una scelta migliore per il bambino. Per questo Hinde ricorda che una mamma che si trovi a dover compiere questo passo non deve sentirsi eccessivamente in colpa: ad essere in gioco è la salute del piccolo.