domenica 17 maggio 2009

Il sonno sconosciuto ai bambini

Il neonato trascorre la maggior parte del tempo dormendo, tuttavia, crescendo, alternerà regolarmente periodi di sonno e di veglia. A tre mesi, vi è un momento nella giornata (di solito il pomeriggio tardi) in cui resta sveglio più a lungo. A dodici mesi, fa due pisolini al giorno, uno al mattino e uno al pomeriggio, e dorme tutta la notte. Sebbene gli orari del sonno, quando il bambino ha due o tre anni, diventino sempre più simili a quelli dell’adulto, il piccolo continuerà ad avere bisogno di un sonnellino in un momento qualunque della giornata, per recuperare l’energia impiegata per la crescita e il gioco. Se il bambino non ha fame, freddo o qualunque altra esigenza, dormirà la maggior parte del tempo tra una poppata e l’altra. La durata del sonno varia da bambino a bambino, comunque in media un neonato dorme il 60% circa della giornata. Anche se vostro figlio ha uno schema proprio di sonno e di veglia, è importante che impari a distinguere il giorno dalla notte. Quando lo mettete a letto la sera, accertatevi che la stanza sia sufficientemente oscurata e che il bambino sia comodo e tranquillo. Se ha un risveglio per la poppata notturna, limitatevi ad allattarlo e non distraetelo.
Con la crescita e quindi anche con più consapevolezza di quanto accade intorno a lui, verranno a crearsi una serie di abitudini collegate alla sera: la pappa, il bagnetto, una storia, una canzone tipo una ninna nanna prima di andare a letto. Il bambino, se è caldo e comodo, può dormire più o meno ovunque. Da piu’ grandicelli, dopo la pappa serale rimanere svegli può essere un’abitudine piacevole, ma è importante mantenere “l’andare a dormire” dopo il pasto della sera. Adottare orari rigidi non è probabilmente molto intelligente, anche perché è normale che un bambino voglia stare con i genitori il più a lungo possibile, non avendoli visti, spesso, per un’intera giornata, però mantenere delle regole fa bene a tutti. Le regole , a cominciare dalle più semplici, sono importanti. Abbandonata la culla, un lettino classico con sponde e un rialzo posto da voi dietro il materasso permette al bambino di dormire comodo e respirare meglio.
I bambini non hanno la capacità di controllare la temperatura, come gli adulti, e questo significa scarsi meccanismi di attivazione del calore, come il movimento, lo sfregamento delle mani, gli stessi brividi, per cui perdono velocemente il calore e non sono in grado di ricostituirlo. E’ quindi consigliabile mantenere la temperatura della stanza sui 22- 24 gradi e l’umidità relativa tra 50 e 60 %.
Le abitudini, le sequenze che si ripetono simili tutti i giorni, come raccontare una favola, la ninna nanna, il bacio e la sistemazione del letto sono rassicuranti e non danno l’impressione di un distacco netto, improvviso. Se stringerlo al petto per cullarlo, soprattutto nei più piccoli, sembra tranquillizzarlo, non e’ vietato. Le giostre musicali sono belle e rassicuranti, si possono usare , affascinando il piccolo con la loro musica e il movimento.Se il bambino si mette a piangere, è corretto andare subito da lui, ma non prenderlo in braccio: a volte vuole solo cambiare posizione, o ha troppo caldo, o troppo freddo. Se un piccolo dorme molto a un anno, è facile che lo faccia anche in seguito. Con la crescita, dormirà di più nel corso della notte, ma avrà comunque bisogno di almeno due momenti, due fasi di riposo nella giornata. Imporre orari rigidi e fissi non è consigliabile: è meglio lasciarlo riposare se ne ha bisogno. Se il bambino è piuttosto abitudinario negli orari del sonno, è opportuno adeguarsi alle sue esigenze. Non fatelo, però dormire nel tardo pomeriggio, potrebbe saltare il pasto serale e risvegliarsi nelle prime ore del mattino.
E’ raro che un bambino abbia incubi veri e propri prima dei 3 anni, anche se può succedere che si svegli diverse volte nel mezzo della notte con un grido e gli occhi sbarrati. Qualche brutto sogno è del tutto normale, a condizione che non si verifichi con frequenza eccessiva e non sia accompagnato da fenomeni di sonnambulismo: se questo succede, molto probabilmente significa che, durante il giorno il bambino cerca con tutti i mezzi di controllare la propria ansia, e lascia che escano le emozioni mentre dorme: tassativo è scoprire la causa di questo disturbo.
L'articolo completo verrà pubblicato prossimamente su http://www.pediatrico.it

venerdì 8 maggio 2009

Biberon e Tettarelle

Biberon…è facile dire “ lo allatto con il biberon e con la giusta tettarella..” ma di cosa è fatto questo biberon, di quale materiale è la tettarella ?
I materiali con i quali vengono realizzati le tettarelle dei biberon sono di due tipi: il silicone ed il caucciù.
Il primo è un polimero: prodotto chimico di origine sintetica a base di silicio (una sostanza che è presente in molte rocce e minerali). La tettarella in gomma bianca siliconica è trasparente, indeformabile, non assorbe gli odori ed i sapori e non subisce alterazioni anche dopo numerose sterilizzazioni, sia mediante bollitura che a freddo. Queste caratteristiche la rendono particolarmente adatta durante i primi mesi di vita. Il suo utilizzo è però limitato alla comparsa dei primi dentini poiché questi ultimi provocano facilmente incisioni che possono lacerare il materiale.
Il caucciù è una gomma naturale, più morbida, elastica e più resistente alle lacerazioni rispetto al silicone. Presenta però l'inconveniente di essere igroscopico (e quindi di assorbire acqua, ingrossandosi) e di trattenere gli odori. Può inoltre essere sterilizzato solo a freddo e non con la bollitura. Anche se è indicato dalla nascita, in realtà è adatto soprattutto quando inizia la fase della dentizione.
I biberon sono in plastica, altri in silicone, altri in plastica senza policarbonati che contengono bisfenolo A. Sembra ormai assodato il fatto che alcuni biberon sono ancora prodotti con l’utilizzo della plastica di policarbonato, nonostante diversi studi suggeriscano l’abbondono di questo costituente per tali oggetti avendo osservato la nocività di questo materiale.
La plastica al policarbonato avrebbe la proprietà di disperdere il bisfenolo che è una sostanza chimica capace di alterare gli ormoni i cui effetti sono già stati verificati sugli animali. Non esistono ancora evidenze sull’uomo, ma è già stato valutato dal Comitato Scientifico per l’Alimentazione Umana dell’Unione Europea e da ricerche americane come potenziale contaminatore ubiquitario della filiera alimentare. Non è un caso che lo scorso anno il Canada ha vietato la vendita di biberon costruiti con questa particolare plastica, così come gli Stati Uniti che stanno decidendo la messa al bando di tali biberon. Una decisione quest’ultima giusta e opportuna da quando soprattutto esistono sostituitivi della plastica di policarbonato che non prevedono nella loro costituzione né la presenza di bisfenolo né di ftalati.
A prendere il loro posto il PES, ovvero il polietersulfene che non rilascia alcun costituente anche ad alte temperatura e dopo lunghi utilizzi ed inoltre,il PES è totalmente sicuro e diversamente dalla maggior parte degli altri tipi di plastica, non assorbe odori, ha la stessa funzionalità del vetro ma è più leggero ed è molto resistente. Stessa attenzione rivolta al tappo, in polipropilene privo di bisfenolo e così come le tettarelle in silicone che ha preso il posto dei precedenti sistemi che utilizzavano nitrosamina.

In Italia/Europa le cose stanno però diversamente: i valori di BPA sono decisamente inferiori rispetto a quelli USA. L’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) , già nel 2006, ha chiaramente detto che una assunzione giornaliera di 0.05 mg per ogni chilogrammo di peso corporeo di BPA è il livello massimo tollerabile e che per un bebè allattato con un biberon in policarbonato anche non nuovissimo, questo limite non viene minimamente raggiunto. Anzi, un bambino di 3 mesi alimentato al biberon, che pesa attorno a 6 chilogrammi, dovrebbe consumare più del quadruplo del numero usuale di biberon di alimento al giorno prima di raggiungere tale valore.

Dunque non cambiate tutti i biberon …non c’è , dalle evidenze , una reale pericolosità per i nostri piccoli….
Cliccando sul titolo...bisfenolo e Istituto Superiore della Sanità

martedì 5 maggio 2009

E' arrivata la Suina...

L'influenza è una malattia respiratoria acuta dovuta alla infezione da virus influenzali. È una malattia stagionale che, nell'emisfero occidentale, si verifica durante il periodo invernale. Nel corso degli anni sono stati identificati tre tipi di virus differenti, costituenti il genere Orthomixovirus: il virus tipo A e il virus tipo B, responsabili della sintomatologia influenzale classica, e il tipo C, di scarsa rilevanza clinica (generalmente asintomatico).Alla base della epidemiologia dell'influenza vi è la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera costituita dalla immunità presente nella popolazione che in passato ha subito l’infezione influenzale. Questo significa che le difese che l’organismo ha messo a punto contro il virus dell’influenza che circolava un anno, non sono più efficaci per il virus dell’anno successivo.Per questi motivi la composizione del vaccino deve essere aggiornata tutti gli anni e la sorveglianza è fondamentale per preparare il vaccino per la stagione successiva in base ai ceppi che hanno avuto maggior diffusione nell'ultimo periodo epidemico.Le pandemie si verificano ad intervalli di tempo imprevedibili e in questo secolo sono avvenute nel 1918 (Spagnola, sottotipo H1N1), nel 1957 (Asiatica, sottotipo H2N2) e nel 1968 (Hong Kong, sottotipo H3N2). La più severa, nel 1918, ha provocato almeno 20 milioni di morti.È comunque importante sottolineare che la comparsa di un ceppo con proteine di superficie radicalmente nuove, quindi di un virus influenzale completamente diverso da quelli precedenti, non è di per sé sufficiente per dire che si è verificata una pandemia.Per conoscere il piano nazionale di preparazione risposta ad una Pandemia, cliccare di seguito: http://www.epicentro.iss.it/focus/flu_aviaria/pianopandemico.pdf
Occorre anche che il nuovo virus sia capace di trasmettersi da uomo a uomo in modo efficace. Il virus influenzale, generalmente acquisito attraverso il contatto con altre persone infette, si trova sia nella saliva, sia nel muco delle vie respiratorie e può penetrare nell'organismo attraverso le mucose (bocca, occhi e naso). Il virus può essere trasmesso per via aerea dal momento del contagio fino ai tre-quattro giorni successivi ai primi sintomi che si manifestano a distanza di uno-quattro giorni dall'infezione. Questo significa che il virus può essere trasmesso anche da persone apparentemente sane. Si diffonde molto facilmente negli ambienti affollati.
La nuova influenza A/H1N1 è un infezione virale acuta dell’apparato respiratorio con sintomi fondamentalmente simili a quelli classici dell’influenza: febbre ad esordio rapido, tosse, mal di gola, malessere generale. Come per l’influenza classica sono possibili complicazioni gravi, quali la polmonite, e exitus. I primi casi di questa nuova influenza umana da virus A/H1N1 sono stati legati a contatti ravvicinati tra maiali e uomo; il virus A/H1N1 è infatti un virus di derivazione suina e si è ora adattato all’uomo ed è diventato trasmissibile da persona a persona. L’influenza non viene trasmessa attraverso il cibo e si sottolinea come, anche se i primi casi siano stati legati a suini, non vi sia alcun rischio di infezione attraverso il consumo di carne suina cotta o prodotti a base di carne suina. Trattandosi di un nuovo virus influenzale, la vaccinazione con i tradizionali vaccini antinfluenzali (vaccini stagionali) molto probabilmente non è efficace; la vaccinazione contro l’influenza classica è comunque una misura raccomandata in caso di viaggi . Le persone con influenza umana da nuovo virus A/H1N1 sono da considerare potenzialmente contagiose per tutto il periodo in cui manifestano sintomi, generalmente per 7 giorni dall’inizio della sintomatologia, più il giorno che precede l'insorgenza dei sintomi. I bambini, specialmente quelli più piccoli, possono potenzialmente diffondere il virus per periodi più lunghi. Per la diagnosi di tale influenza è necessario raccogliere un campione di secrezioni respiratorie (tampone nasale o faringeo) entro i primi 4 – 5 giorni dall'inizio dei sintomi (quando è maggiormente probabile che la persona elimini i virus). Comunque, alcune persone e in particolar modo i bambini possono eliminare il virus influenzale per 10 giorni e più. Vari tipi di farmaci antivirali sono utilizzati per il trattamento dell'influenza: amantadina, rimantadina, oseltamivir e zanamivir. La maggior parte dei virus si sono rivelati suscettibili a tutti e quattro i farmaci, il nuovo virus influenzale è risultato resistente alla amantadina e alla rimantadina; pertanto solo oseltamivir (Tamiflu) e zanamivir (Relenza) sono raccomandati per il trattamento della nuova Influenza. i farmaci antivirali non sono vaccini e non debbono essere usati a scopo preventivo.
I bambini non sfuggono al contagio e mostrano sintomi simili a quelli dell’adulto. In USA il Centro di Controllo delle Malattie Infettive (CDC di Atlanta) ha messo a punto un decalogo per i più piccoli , consultabile sul sito al link http://www.cdc.gov/h1n1flu/childcare.htm. La prevenzione , in questi casi, è fondamentale….
Per conoscere il punto della situazione in Italia cliccare sul titolo